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Il Museo d’arte Contemporanea di Andros

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Il Museo d’arte Contemporanea di Andros

Viaggio d’arte in Grecia: musei e gallerie sulle isole

Case museo, giovani artisti e maestri del passato da (ri)scoprire, tra Kea, Andros, Hyra, Chios, Syros e Lesbo

Giulia Grimaldi

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Quando arriva l’estate, Atene diventa rovente e silenziosa. Gli ateniesi chiudono i battenti e (nonostante il rincaro dei prezzi dei traghetti), chi può si prepara a raggiungere le isole insieme a turisti da ogni dove. Ma non significa affatto che in questi mesi ci si dedichi soltanto alla tintarella, ai tuffi e ai tramonti. Molte isole greche ospitano musei, gallerie ed eventi dedicati all’arte contemporanea, che sviluppano per l’estate programmi che potrebbero spostare gli indecisi a scegliere una meta piuttosto che un’altra. Basta un’ora di traghetto per arrivare a Kea, la piccola isola che gli ateniesi cercano di mantenere segreta, e rilassarsi nello stesso giardino in cui Alekos Fassianos ospitava i suoi amici artisti, provenienti da tutto il mondo. Con poco tempo di navigazione in più si raggiunge l’isola di Andros, dove sorge uno dei centri principali dell’arte contemporanea greca, il Museum of Contemporary Art della Basil & Elise Goulandris Foundation, dal cui roof garden ci si può affacciare sulla pittoresca spiaggia di Nimborio. Poi ci sono i tramonti glamour di Hydra, un programma di eventi che anima Chios, le piccole chicche da scoprire a Syros e una mostra che porta il Nord Europa al confine con la Turchia, a Lesbo.

Nei giardini di Chios

C’era un tempo, tra il XIV e il XX secolo, in cui nei porti d’Europa arrivavano i mandarini di Chios, confezionati come articoli di lusso. Allora, la zona dell’isola conosciuta come Kampos era fitta di agrumeti che ricamavano i terreni di dimore signorili, con le loro architetture italiane e ottomane. Durante il periodo genovese furono costruiti cisterne, pozzi a traino, fontane, abbeveratoi e qui vivevano mercanti cosmopoliti, artigiani della pietra impegnati nella perforazione dei pozzi. Eppure, ora questo sito storico racconta del declino che è seguito a tanta eleganza. È proprio qui che Deo Projects, organizzazione culturale non profit sabilita sull’isola, ha scelto di festeggiare i suoi cinque anni di attività, con la mostra «Once We Were Gardens», a cura di Akis Kokkinos, che accoglie un programma centrato sui cicli di crescita e decadimento e sul deterioramento dei corpi, delle idee, degli spazi e delle relazioni attraverso il simbolismo evocativo del giardino. Per chi è in vacanza a Chios sarà l’occasione di esplorare un aspetto dell’isola legato alla sua storia, ponendosi domande sul suo futuro e ammirando sculture, installazioni, ceramiche, un’opera digitale e la ricostruzione di un giardino, scoprendo i lavori di Mohammad Alfaraj, Martha Dimitropoulou, Derek Jarman, Emre Hüner, Maria Loizidou, Anestis Michalis, Natalia Papadopoulou, Yaşam Şaşmazer, Socratis Socratous, Teresa Solar Abboud, Theo Triantafyllidis, Adriana Varejão.

La nuova ala Goulandris ad Andros

Andros diventa regina dell’estate cicladica con l’inaugurazione della nuova ala del Museum of Contemporary Art della Basil & Elise Goulandris Foundation, con una superficie di 180 metri quadrati con vista sull’Egeo, e la mostra «Takis 1∞», dedicata a Takis (Panayiotis Vassilakis, 1925-2019), in occasione del centenario della sua nascita. La retrospettiva riserva tutti gli spazi, solitamente impegnati dalle mostre temporanee, a Takis, in un programma che prosegue sino al 2 novembre. La mostra, curata da Marie Koutsomallis-Moreau, responsabile delle collezioni della Goulandris Foundation, e Toby Kamps, responsabile della collezione modernista della Hamburger Kunsthalle e specialista dell’opera di Takis, offre l’opportunità di esplorare la sua intera attività artistica attraverso sculture e installazioni, oggetti personali e importante materiale d’archivio. Il percorso espositivo ad Andros è diviso in due: nell’ala vecchia (che riapre dopo la recente ristrutturazione) si potrà vedere  un’ampia selezione della serie «Signals», le opere iconiche in bronzo, marmo e acciaio inossidabile che hanno contribuito alla fama internazionale dell’artista. Nell’ala nuova, saranno esposte le sue prime sculture in gesso, bronzo e ferro, seguite dalle opere delle serie «Flowers», «Flower Idols» e «Idols», e dai suoi «Dials e Electronic Reliefs». Saranno presenti una sezione che racconta il suo periodo al MIT e una dedicata alle opere a tema erotico e al suo legame con la musica.

Deste Foundation a Hydra

Yacht parcheggiati nell’anfiteatro del porto, il tramonto che illumina l’«Apollo» di Jeff Koons, gli scogli che racchiudono sull’isola tutto il glamour di una notte d’estate a Hydra. Qui non ci sono automobili, soltanto asinelli, direbbe una guida turistica. Ma quando la Deste Foundation organizza i suoi vernissage nelle sale espostivi dell’ex mattatoio, i taxi boat e le barche superano di gran lunga i poveri ciuchini. Lo spazio, aperto nel 2009 dal collezionista Dakis Joannou, quest’anno ospita, insieme agli spazi esterni circostanti, «Apocalypse Now and Then» (fino al 31 ottobre), una personale dell’artista Andra Ursuţa, nata nel 1979 in Romania. Il suo lavoro parte da frammenti di sculture e detriti da studio, che vengono poi costruiti e distrutti con strumenti analogici e digitali. Tra ex voto grotteschi e figure di bronzo sfregiate, verrà presentata «Desolation Ware», una nuova serie di sculture ispirate ai manufatti d’arte decorativa e all’interior design che trasformano oggetti quotidiani in simboli inquietanti dell’incertezza esistenziale, affrontando al contempo miti e malintesi della storia dell’arte.

Yorgos Maraziotis, «Hymn I», 2023

K-Gold Gallery a Lesbo

Arrivare a Lesvos (Lesbo) per una vacanza significa probabilmente essere richiamati dal suo passato poetico, per cui può essere spiazzante imbattersi in tutte le contraddizioni di una grande isola. Eppure sono proprio queste a renderla speciale, un po’ come la K-Gold Temporary Gallery, uno spazio fondato nel 2014 da Nicolas Vamvouklis che vuole portare, tra le dimore veneziane e gli uliveti del piccolo villaggio di Agia Paraskevi, alcuni dei progetti più audaci della scena internazionale. Dal 12 luglio al 31 agosto sarà possibile vedere la mostra «Blue Moon» di Yorgos Maraziotis, particolarmente legata alla struttura neoclassica che ospita la galleria. Si aprirà al visitatore una sorta di scena teatrale in cui si intrecciano le testimonianze orali raccolte dagli ex residenti, tradotte in opere realizzate con neon, marmo, metallo e specchi. Contemporaneamente sarà visitabile una mostra con le opere degli artisti con cui la galleria ha collaborato nel tempo, come il fotografo Harley Weir, la stilista Grace Wales Bonner e lo scultore Erwin Wurm.

Citronne a Poros

Tra Egina e Hydra, ricoperta di pini e con le case dai colori pastello, l’isola di Poros è una buona idea per chi vuole allontanarsi soltanto qualche giorno da Atene. Qui si trova una delle sedi della Citronne Gallery (l’altra è nell’elegante Kolonaki) che per l’estate porta nel Golfo Saronico due mostre personali: «Lo spazio intermedio» di Yannis Adamakos (fino al 14 settembre), con una nuova serie di dipinti e collage dell’artista conosciuto per la sua pittura astratta, e «Diaspazature-Metaplasie» di Yannis Bouteas (fino al 21 settembre), in cui l’artista mette in discussione la concezione generalmente accettata del tempo come realtà in progresso e crea il suo «Museo atemporale e diacronico».

Un Gramme a Syros

Ermoupoli, il capoluogo di Syros, ha quel fascino particolare che hanno i luoghi che sanno mischiare l’energia metropolitana alla liricità di un piccolo borgo. Del resto l’isola era il fulcro dell’industria navale fino all’espansione del Pireo, mentre oggi sono le spiagge ad attirare i visitatori. È qui che Simone Piermaria ha fondato lo spazio d’arte Un Gramme, che concentra la sua ricerca su temi legati al Mediterraneo, ai confini, alle migrazioni, all’incontro tra culture e alla trasformazione dell’ambiente. Uno spazio nuovo, ma molto vivo  e in continua ricerca. Chi lo visita nell’estate 2025, a seconda del periodo, potrebbe imbattersi nei lavori del bosniaco Safet Zec, della tedesca Ingbert Brunk, della bulgara Krassimira Drenska. In autunno sarà la volta di Christos Georgios Artemis, Ingunn Fjóla Ingþórsdóttir, Dina Baitassova, Petros Maria Simonos e Lorenzo Romani.

Case museo sulle isole

Alcune isole offrono ai visitatori l’opportunità di addentrarsi nella vita di figure storiche più o meno note al pubblico internazionale. Nella piccola Kea, vale la pena fare una visita all’atelier di Alekos Fassianos, una casetta dall’architettura cicladica. Il pittore si innamorò di quest’isola nella primavera del 1967 e iniziò a visitarla regolarmente, cosa che potrebbe accadere anche a voi. Finì con acquistare uno studio, per lavorare nelle caldi estati e invitare gli amici conosciuti durante il periodo parigino, come Louis Aragon, Giannīs Tsarouchīs, Niki de Saint Phalle, Jean Tinguely e Niko Stefanou. È emozionante essere circondati dai giocattoli artigianali, dalle ceramiche e dalle risate che ancora sembrano galleggiare nell’aria che profuma di gelsomino.

A Creta si può raggiungere Fodele per scoprire il Museo El Greco, che offre una panoramica sulla vita e la carriera, tra ’500 e ’600, del celebre pittore attraverso informazioni e riproduzioni delle sue opere. Un extra per gli appassionati, o per chi si è entusiasmato visitando la mostra veneziana «L’oro dipinto, El Greco e la pittura tra Creta e Venezia» (fino al 29 settembre a Palazzo Ducale).

Sempre a Creta, più curioso è il Museo Nikos Kazantzakis. Si trova nel villaggio natale dello scrittore, ed è il frutto del lavoro meticoloso di Yiorgos Anemoyannis, che ha dedicato tutti i suoi sforzi a preservare la memoria dell’autore e a promuovere la sua opera, compresi suoi più celebri lavori come «Zorba il Greco» e «L’ultima tentazione di Cristo». Manoscritti originali e prime edizioni, bozze scritte a mano e prime pubblicazioni sono esposti con oggetti personali e la corrispondenza con altri importanti intellettuali del suo tempo.

L’ultima casa museo che vi suggeriamo è forse la più rivoluzionaria, per lo meno per la figura che racconta: il Museo Bouboulina, sull’isola di Spetses, è la dimora (risalente al XVII secolo) della comandante navale Laskarina Bouboulina. La sua storia è un’avventura, a partire dalla sua nascita in prigione a Costantinopoli nel 1771 da una famiglia di origine albanese, all’infanzia su Hydra, ai due mariti deceduti in battaglie navali contro i pirati del Nord Africa, fino all’essersi trovata a capo di un impero navale che seppe far crescere costruendo infine la nave Agamennone, una corvetta di 33 metri armata con 18 cannoni pesanti e considerata una delle più grandi e veloci navi da guerra greche della Rivoluzione. Quella di Bouboulina fu una vita ricca di colpi di scena fino alla morte, uccisa in una faida interfamiliare. Il palazzo che ospita il museo non poteva avere una storia meno interessante: fu progettato da un architetto mauritano che aveva studiato a Firenze e fu prigioniero di guerra.

 

L’opera «Untitled (Surrender)» (2020) di Yasam Sasmazer, in mostra «Once We Were Gardens», organizzata da Deo Projects sull’isola di Chios

Giulia Grimaldi, 05 agosto 2025 | © Riproduzione riservata

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