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Giulia Grimaldi
Leggi i suoi articoliDal 14 giugno al 12 ottobre torna in Norvegia Momentum, la Biennale nordica d’arte contemporanea giunta alla 13ma edizione. Nata nel 1998 e organizzata dalla Galleri F 15 di Moss, l’edizione di quest’anno, affidata a Morten Søndergaard (curatore di Sound art di fama internazionale e professore di Sound e Media art all’Università di Aalborg, in Danimarca) affronta il tema «Between/Worlds: Resonant Ecologies» (Tra/Mondi: Ecologie risonanti) ed esplora le connessioni tra arte, ecologia, suono e percezione. Momentum 13 si distribuisce tra la città di Moss, le foreste di Alby, il fiordo di Oslo, l’isola vulcanica di Jeløy e gli edifici storici e gli spazi museali della Galleri F 15, proponendosi come piattaforma esperienziale per riflettere sui confini (geografici, biologici e percettivi) che separano e connettono mondi umani, non umani e «più che umani». Il suono è il medium privilegiato per investigare nuove modalità di relazione tra ambiente, tecnologia e collettività.
Una quarantina di progetti, tra installazioni, performance, opere site specific, concerti e workshop, animano la Biennale, con lavori di artisti internazionali e nordici come Kalle Laar, Mogens Jacobsen, Carsten Nicolai, Christian Boltanski, Janet Cardiff & George Bures Miller, Christian Marclay, Douglas Gordon, Agf (Antye Greie-Ripatti), Jacob Kirkegaard, HC Gilje, Louise Mackenzie e Jana Winderen. Le opere vogliono instaurare un dialogo profondo con i paesaggi locali, tra foreste, fiordi e spazi urbani, affrontando tematiche legate al cambiamento climatico, all’ascolto ecologico e alla trasformazione tecnologica. Søndergaard propone un invito all’«ascolto impreparato»: un atto di apertura sensoriale per percepire ciò che normalmente ignoriamo, come il battito sotterraneo di una foresta, l’eco di un ecosistema acquatico o il frastuono silenzioso delle infrastrutture. Il suono, dice il curatore, «ci mette in sintonia con mondi altrimenti nascosti, ci invita a sperimentare il non visto e ci spinge oltre le narrazioni antropocentriche».
Il cuore della manifestazione resta la storica Galleri F 15, sull’isola di Jeløy, che ospita opere che espandono i confini tra suono, materia e narrazione. Da lì, la Biennale si articola in cinque zone tematiche interconnesse, che trasformano la città di Moss in un paesaggio sonoro urbano che dà voce alla natura nella «Zona della Foresta», invita all’ascolto del paesaggio subacqueo nella «Zona d’Acqua», stimola una coscienza ambientale nella «Zona di Jeløy» e indaga le metamorfosi del silenzio nella «Zona Galleria». Tra le opere che esortano a una nuova forma di ascolto della natura c’è quella dell’artista e compositrice Natasha Barrett, presente con «Talking Trees: A Nature-Responsive Grove» del 2025. Si tratta di un’installazione sonora che cattura il movimento del vento e le voci vicine per creare una composizione in tempo reale. I suoni della foresta di Alby e del suo litorale vengono amplificati per cogliere quei dettagli della natura che spesso sfuggono al nostro orecchio poco allenato: alberi che ondeggiano, rami che scricchiolano, pioggia che cade sulle foglie.
L’opera site specific di Ralf Baecker, «The Collapse of a Microcosm», lavora sulla dissoluzione dei confini tra organico e artificiale, tra presente e passato. Grazie all’attivazione di centinaia di sorgenti luminose fotosensibili e di piccoli altoparlanti disposti in un cerchio multistrato, i dati che arrivano dalla luce del sole e dalle interazioni in galleria si uniscono nella memoria di un giorno, che prende le sembianze di un ronzio basso e risonante. «Misterios» (2017) di Boltanski è un film a tre canali che documenta la costruzione di tre trombe alte tre metri, progettate per essere attivate dai forti venti della Patagonia e produrre un suono che ricorda quello delle balene. La coppia di artisti canadesi Janet Cardiff e George Bures Miller porta a Momentum 13 l’opera del 2012 «Forest (for a thousand years...)», un’installazione in cui i suoni della natura si confondono con quelli della guerra, mettendo in luce la stratificazione della foresta e sfumando il confine tra natura e artificialità. Momentum 13 si presenta così come una biennale multisensoriale, in cui il suono si fa strumento di indagine estetica, ecologica e politica.