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S’intitola «Limbo», proprio come appaiono i paesaggi del suo ultimo progetto «Stateless», la mostra dell’iraniana Gohar Dashti (1980) curata da Silvia Cirelli per Officine dell’Immagine (dal 4 febbraio al 16 aprile).
Le immagini sono state scattate nel 2014-15 nella remota e desolata isola iraniana di Qeshm, nel Golfo Persico, i cui abitanti appaiono come profughi nella loro terra, smarriti in orizzonti aridi e rocciosi, tanto da diventare metafore della condizione dei milioni di migranti del nostro tempo.
A queste immagini si affiancano quelle di «Iran, Untitled», 2013, dedicate alle emozioni che traspaiono da volti e gesti, e i trittici di «Me, she and the others», 2009, sulla difficile condizione della donna in Iran.
La Dashti vive tra Teheran, dove si è laureata, e Boston, il cui Museum of Fine Arts (al pari della National Gallery di Washington, del V&A e del Getty Research Center) possiede numerose sue opere.
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