Luana De Micco
Leggi i suoi articoliHa aperto le porte il 21 giugno il Famm, che sta per Femmes Artistes du Musée de Mougins, interamente dedicato all’arte delle donne artiste in Europa. In tutto un’ottantina di nomi, noti e meno noti, tra cui Berthe Morisot, Mary Cassatt, Joan Mitchell, Alma Thomas, Nan Goldin, Alice Neel, Barbara Hepworth, Frida Kahlo, Maria Helena Vieira da Silva, Louise Bourgeois.
All’origine del progetto c’è Christian Levett, britannico, ex finanziere, collezionista da trent’anni e a lungo mecenate del British Museum e della National Gallery di Londra che un anno fa aveva annunciato la chiusura del suo museo di antichità classiche, il Macm, Musée d’Art Classique de Mougins, aperto nel 2011 in un palazzo medievale del centro storico del borgo provenzale, amato dai pittori, dove per anni visse e infine morì Picasso. Oggi Levett si dedica a un nuovo progetto più al passo con i tempi, data la generale riscoperta delle donne artiste di questi ultimi anni che passa anche per il Musée d’Orsay di Parigi e il Guggenheim Bilbao. Il Macm aveva chiuso dunque le porte il 31 agosto 2023. In poco meno di un anno i locali sono stati ristrutturati ed è stata rinnovata la museografia. Circa 400 reperti archeologici e antichità del «vecchio» museo, ma anche opere di Hirst, Warhol e Picabia, erano state allora vendute all’asta da Christie’s a New York a dicembre 2023.
Oggi la collezione di Levett conta circa 2mila opere, di cui 500 di Espressionismo astratto femminile, acquisite soprattutto durante la pandemia di Covid-19. Levett, che è anche proprietario di un palazzo a Firenze le cui pareti sono tappezzate di quadri, aveva presentato lo scorso anno il suo libro Abstract Expressionists. The Women (a cura di Ellen G. Landau e M. Marter per le edizioni Merrell) a Palazzo Strozzi, dove è membro del Comitato dei Partner e del Consiglio di indirizzo. Il Famm, dichiara lo stesso museo, «s’inscrive nella dinamica mondiale volta alla valorizzazione delle donne artiste, creando un’istituzione a loro dedicata, seguendo l’esempio del National Museum of Women in the Arts di Washington e del Frauenmuseum di Bonn».
Le quattro gallerie del percorso ospitano un centinaio di opere della collezione personale (che saranno regolarmente rinnovate) secondo criteri cronologici, dalla fine dell’800 a oggi. La visita si apre con l’Impressionismo e i movimenti postimpressionisti e le opere di Berthe Morisot («Jeune fille allongée», 1893), di Jacqueline Marval («Le fils du roi», 1906) e di Leonora Carrington («Mid day of the Canary», 1967) e Leonor Fini («Les étrangères», 1968). Il primo piano è dedicato all’Arte astratta, con figure centrali della scena artistica statunitense del dopoguerra, come Joan Mitchell («Rufus’ Rock», 1966). Il secondo piano si incentra sul movimento della Figurazione. Tra le opere esposte, la scultura «Nature Body» (2007) di Louise Bourgeois e «Carrying the Skeleton» (2008) di Marina Abramović. Il percorso si chiude con una galleria per l’arte contemporanea, con una scultura di Sarah Lucas. «Tit-Cat Down» (2012), «Hurricane» (2007) di Tracey Emin (che era appartenuta alla collezione di George Michael) e l’opera su carta «Generation» (2012-14) di Jenny Saville.
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