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Veduta del luogo dove sono stati rinvenuti i mosaici recentemente scoperti

Foto IHA

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Veduta del luogo dove sono stati rinvenuti i mosaici recentemente scoperti

Foto IHA

Tutte le gemme antiche di Iznik (o Nicea)

A ridosso del 1.700mo anniversario del primo Concilio della Cristianità, nella città turca si sono susseguite alcune interessanti scoperte archeologiche

Gaspare Melchiorri

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Nel corso di alcuni scavi di fondazione nel quartiere Beyler della città turca di Iznik, l’antica Nicea, nella provincia di Bursa, sono stati scoperti alcuni mosaici paleocristiani ottimamente conservati. Databili tra il I e il IV secolo d.C., questi manufatti recano simboli tipici del Protocristianesimo, come una nave e un cervo. Gli archeologi dell’Iznik Museum hanno cominciato ad esaminare queste opere alcuni mesi fa, e non appena si è appurata la rilevanza della scoperta, il terreno oggetto di scavo è stato sbarrato e l’accesso rigorosamente limitato agli addetti ai lavori.

Poche settimane fa, inoltre, alcuni turisti, che si erano avventurati ad esplorare un antico acquedotto romano di notevoli dimensioni, hanno involontariamente rinvenuto una lapide, che pare possa risalire all’Impero ottomano. Secondo gli archeologi potrebbe trattarsi di un esempio di materiale architettonico riutilizzato, ma esistono anche altre possibilità.

«Questo acquedotto e l’intera città di Iznik subirono importanti restauri nel VI secolo d.C., ma la lapide fu molto probabilmente integrata nella struttura durante alcuni lavori di restauro effettuati negli anni ’60», ha spiegato infatti Taylan Sevil, direttore dell’Iznik Museum. «All’epoca su interventi di questo tipo non vi era alcun controllo da parte di restauratori o esperti qualificati. Semplicemente gli appaltatori usavano ciò che avevano a disposizione. Del resto, riutilizzare elementi più antichi come questo era una pratica diffusa sin dall’antichità», ha aggiunto. Una volta estratta dall’acquedotto, la lapide sarà oggetto di accurate analisi.

Poco tempo fa è giunto al termine un altro intervento di conservazione su un affresco su sfondo bianco che raffigura Maria seduta su un alto trono con in braccio Gesù. Decorata con pietre preziose colorate, quest’opera, che misura 142x78 cm, venne scoperta nel 2005 ad est dell’ingresso principale del Teatro romano (costruito nel 111 d.C. durante il regno dell’Imperatore Traiano), teatro che è un altro esempio di restauro recente, nonostante che la scoperta risalga a una quarantina di anni fa.

Continuano intanto gli studi sulla basilica sommersa nel lago antistante Iznik. Venne alla luce nel 2014 grazie a fotografie aeree: si trovava a circa 20 metri dalla riva e a 2-3 metri di profondità, ma a causa dei cambiamenti climatici il lago si è ristretto ed ora il reperto si trova a filo d’acqua.

La basilica risale alla fine del IV o all’inizio del V secolo d.C. e fu costruita in onore di San Neofito, un giovane martire cristiano ucciso nel 303 durante le persecuzioni dell’imperatore Diocleziano. Secondo la tradizione, l’edificio fu eretto nel luogo esatto del suo martirio, e in progresso di tempo divenne un importante sito di pellegrinaggio per i primi cristiani. Le autorità turche hanno più volte annunciato l’intenzione di trasformare il sito in un museo subacqueo, rendendolo accessibile ai visitatori attraverso strutture in vetro e piattaforme panoramiche.

Questa serie di scoperte e di studi cadono nell’anno in cui si celebra il 1.700mo anniversario del primo Concilio ecumenico di Nicea, che si tenne nel 325 d.C.: proprio quest’anno, e per questa occasione, è previsto un viaggio di papa Leone XIV in terra turca, e queste ultime scoperte potrebbero valere un prolungamento del soggiorno del Pontefice.

Un piccolo tratto del mosaico scoperto a Iznik. Foto IHA

Gaspare Melchiorri, 22 maggio 2025 | © Riproduzione riservata

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