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Particolare della «Madonna con Bambino» di Antonio Solario

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Particolare della «Madonna con Bambino» di Antonio Solario

Torna a Belluno dopo 50 anni la Madonna di Solario

Era stata rubata nel 1973 ed era finita in una collezione privata britannica. I Carabinieri l’avevano rintracciata nel 2017, ma solo ora è rientrata in Italia

Elena Franzoia

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Tira aria di festa ai Musei Civici di Belluno. I Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale insieme a Comune e Arte Generali (che si è occupata della logistica) hanno infatti finalmente recuperato la «Madonna con Bambino» di Antonio Solario, rubata ai Musei Civici nella notte tra il 24 e il 25 agosto 1973. L’opera sarà esposta fino a domenica 27 luglio a Palazzo Fulcis, attuale sede dei musei comunali, prima dei necessari interventi di restauro. Il dipinto, una tempera su tavola di 86x67 centimetri, era stato protagonista di un vero e proprio giallo internazionale. 

Giunta a Belluno con attribuzione a Giovanni Bellini e poi più correttamente attribuita a Solario (Venezia, 1465 ca-Napoli, 1530), l’opera risale alla produzione giovanile dell’artista, tra il prototipo belliniano realizzato intorno al 1490 e la pala di Fermo del 1502 dello stesso artista che, formatosi a Venezia, lavorò principalmente tra Marche, Napoli e Inghilterra. Nonostante le indagini conseguenti al furto, che avevano consentito il recupero di altre opere del museo trafugate nella stessa occasione, tra cui le due Madonne di Bartolomeo Montagna oggi esposte a Palazzo Fulcis, del dipinto di Solario si erano perse le tracce. 

Nel febbraio 2017 la svolta. Grazie a segnalazioni di studiosi di fama internazionale ai Musei Civici bellunesi, il Nucleo Carabinieri T.P.C. di Venezia, su segnalazione dello storico dell’arte Mauro Lucco, ritrova il dipinto all’incanto presso la casa d’aste Keys Fine Art di Norwich (Gran Bretagna), affidato dalla moglie di un collezionista locale, il defunto barone de Dozsa, che lo deteneva in buona fede. Un complesso lavoro di squadra, cui hanno partecipato anche Soprintendenza, Procura della Repubblica e Comitato per il recupero e la restituzione dei Beni Culturali del Ministero della Cultura, in sinergia con l’Autorità Giudiziaria, ha ottenuto la restituzione a maggio presso l’Ambasciata Italiana di Londra, grazie anche alla mediazione dell’avvocato italo-americano Christopher Marinello, specializzato nella circolazione dei beni artistici. «Si trattava evidentemente di un caso complesso, sul quale vi era in corso una delicata dinamica interlocutoria tra l’Autorità Giudiziaria italiana e quella inglese, afferma il colonnello Enrico Pigozzo, comandante provinciale dei Carabinieri di Belluno. La delicatezza del caso imponeva grande attenzione, ma soprattutto la necessità di non demordere rispetto alla sua complessità. Direi che la parola chiave è stata proprio “determinazione”, la volontà di tutti, e sicuramente dell’Arma, di giungere al risultato». Il dipinto apparteneva alla collezione donata alla città di Belluno nel 1872 dal medico locale Antonio Giampiccoli, primo nucleo di opere da cui è nato il museo cittadino, aperto al pubblico nel 1876.

«La baronessa alla fine ha ceduto, precisa Marinello interpellato dal «Gazzettino». Sono orgoglioso di aver fatto parte di questo lavoro di squadra e dedico il mio lavoro a mio padre, la cui famiglia viveva a Valle di Cadore, in provincia di Belluno». Tre le tappe della estenuante trattativa con l’irremovibile baronessa. «Inizialmente ha detto “Voglio i miei soldi, sono miei”. Poi..."Voglio le spese legali". Infine: "Mi avete sfinito, basta: restituirò il dipinto senza condizioni, ma dovrete pagarvi le spese di spedizione”. È stato allora che abbiamo chiesto a Generali di contribuire alle spese logistiche».

Elena Franzoia, 23 luglio 2025 | © Riproduzione riservata

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