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Elena Franzoia
Leggi i suoi articoliGrazie a un finanziamento di più di 1,8 milioni di euro erogato dal Ministero della Cultura con fondi dell’Unione Europea, nell’ambito del programma #NextGenerationEu (Pnrr-Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), sono stati restaurati giardino e parco di Villa Le Corti, antica proprietà di quella famiglia Corsini che vanta tra i suoi avi un santo (il frate carmelitano trecentesco sant’Andrea Corsini, cui è dedicata la cappella fiorentina della Chiesa del Carmine) e un papa, Clemente XII, cui la famiglia deve il titolo principesco e Roma imprese culturali come la Fontana di Trevi, la facciata di San Giovanni in Laterano e l’apertura al pubblico dei Musei Capitolini.
La Villa sorge al centro del grande prato che ricopre le cantine (11mila metri quadrati) ed è il fulcro di un lungo asse prospettico sul quale si incardinano tutti i giardini, che alla fruizione edonistica accostano quella produttiva. Verso sud si trovano il terrazzamento del Giardino all’Italiana e, scendendo, l’antico Pomario e l’Orto; verso San Casciano, a nord, i Giardini Romantici ottocenteschi e il lungo Viale dei Cipressi. Costruita in posizione dominante sullo straordinario paesaggio collinare del Chianti Classico, la dimora risale al tardo Cinquecento, quando i fratelli banchieri Filippo e Bartolomeo Corsini, proprietari della più importante banca italiana di Londra, incrementano le proprietà di famiglia umbre e toscane e decidono di commissionare la progettazione della grande «Villa fabbrica» a Santi di Tito e la decorazione a Bernardo Poccetti. Successivamente saranno chiamati ad affrescare anche Alessandro Gherardini e, nell’800, Gaetano Bianchi. Nonostante i disegni originali siano andati perduti, gli sterminati archivi di famiglia oggi ospitati dalla villa citano per la prima volta il cantiere il 20 febbraio 1600, mentre la conclusione dei lavori è del 1614.

Progetto di un parterre per il Giardino Romantico di Villa Le Corti, 1890 ca

Un’immagine d’archivio de «il Viottolone» di Villa Le Corti
L’architetto-pittore immagina un complesso innovativo: una villa-fattoria in cui la residenza padronale svetta sul paesaggio coltivato al di sopra di una immensa cantina ipogea distribuita su tre livelli, tuttora in funzione con finalità produttive e ricettive e fonte di ispirazione per la celebre e poco distante Cantina Antinori, terminata nel 2013 da Archea Associati. «Un primo acquisto in questa zona, afferma la principessa Clotilde Corsini, è documentato nei nostri archivi nel 1363, quando ancora i Corsini erano lanaioli e mercanti. La villa fu però costruita ex novo, e sempre grazie ai documenti riusciamo a seguirne fin dall’inizio la realizzazione. Un’opera che per l’epoca fu straordinaria anche sotto il profilo ingegneristico, dato che il prato è in realtà un giardino pensile, e cioè la copertura della cantina».
Le fasi costitutive del giardino sono tre. «Alla fine del ’600 Filippo Corsini chiede al Foggini di disegnare un nuovo ingresso monumentale alla villa, prosegue Donna Clotilde. Foggini disegna il viale con rondò lungo circa 300 metri, detto per secoli “il Viottolone” e ben visibile da San Casciano, la cui monumentalità sarà poi enfatizzata dai due filari di cipressi tuttora esistenti. La seconda fase coincide con il prolungamento del viale per altri 200 metri circa fino a raggiungere l’ingresso turrito della Villa. A fine ’800, infine, Tommaso Corsini e sua moglie Anna Barberini restaurano il complesso e decidono di realizzare lateralmente, all’inizio del viale di cipressi, due giardini romantici all’inglese che vanno a sostituire le antiche ragnaie usate per l’uccellagione. Del progetto viene incaricato Vincenzo Micheli, architetto cui si deve anche la cappella gentilizia dei Corsini al Convento dei Cappuccini e a Firenze la Sinagoga, il grande arco di Piazza della Repubblica e l’ampliamento di Palazzo Corsini al Prato. Quando nel 1992 mio marito e io siamo venuti a viverci, la villa era da molto tempo disabitata». Iniziati nel 2023, i restauri hanno interessato in modo particolare i due giardini romantici, che risultavano illeggibili, e il lungo viale monumentale. «In archivio abbiamo ritrovato i disegni originali del Micheli e abbiamo quindi potuto partecipare al Pnrr, conclude la principessa. Sapevamo che c’era qualcosa perché ogni tanto spuntava un sasso del cordolo, quindi prima di mettere mano ai lavori la Soprintendenza ci ha chiesto di indagare dappertutto con pala e zappa, il che ci ha permesso di riscoprire tutti i cordoli e l’esatto disegno originale, ripristinando i vialetti. Altri lavori hanno interessato, sul lato opposto della villa, l’orto, che abbiamo rimesso in asse con il centro del giardino all’italiana e in cui stiamo praticando l’elettrocoltura».

Una veduta aerea dei Giardini Romantici di Villa Le Corti
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