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Gaspare Melchiorri
Leggi i suoi articoliNei giorni scorsi i Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale di Venezia hanno riconsegnato ai Musei Reali di Torino e alla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Venezia dodici reperti archeologici di pregevole manifattura.
Tra i reperti in questione figura un cratere «a mascheroni» in ceramica apula a figure rosse, con sovradipinture in bianco e in giallo, risalente al IV secolo a.C., alto 150 centimetri, tra gli esemplari più grandi finora conosciuti. Il nucleo comprende anche un’hydria a figure rosse, una kylix a figure nere, un’oinochoe a figure rosse, una lekythos a figure nere, una testina fittile, una «tanagrina», un askòs a forma umana in terracotta e uno in bronzo, una piccola kore in bronzo, uno specchio in osso con decorazione a sbalzo e un balsamario in vetro verde chiaro.
Le indagini, dirette dalla Procura della Repubblica di Venezia, sono state avviate dal Nucleo Tpc nell’agosto 2024 in un palazzo veneziano sottoposto a vincolo monumentale, ispezionato dalla Soprintendenza veneziana.
A seguito di perquisizioni locali effettuate nel dicembre scorso a Venezia e a Torino in un'abitazione e in un'impresa di settore, i beni sono stati scoperti e posti sotto sequestro. Si tratta con buona probabilità di reperti provenienti da scavi clandestini in contesti archeologici funerari. Dopo la ricettazione da parte di ignoti, sono giunti nelle mani dei più recenti proprietari, che non avevano titoli di proprietà sui beni.
Al termine delle indagini, a marzo la Procura di Venezia ha disposto il dissequestro dei beni e la loro restituzione allo Stato. I reperti, presi nel frattempo in consegna dalla Soprintendenza di Venezia e dai Musei Reali di Torino, saranno valorizzati nel Museo archeologico nazionale «Vito Capialbi» di Vibo Valentia.
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