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La sala di consultazione della biblioteca dell’Istituto Archeologico Germanico. © Istituto Archeologico Germanico

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La sala di consultazione della biblioteca dell’Istituto Archeologico Germanico. © Istituto Archeologico Germanico

Riapre il «Germanico», con la più grande biblioteca di archeologia classica e il ricco archivio fotografico

Dal 12 febbraio sarà di nuovo consultabile lo straordinario patrimonio (250mila volumi, 1.000 riviste, 370mila fotografie e 300mila stampe) del Deutsches Archäologisches Institut che riapre nella sua storica sede romana. Qui si sono formate generazioni di archeologi e storici

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Giuseppe M. Della Fina

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A Roma si sono conclusi i lavori di ristrutturazione della storica sede del Deutsches Archäologisches Institut (Istituto Archeologico Germanico), in via Sardegna, e dal 12 febbraio, dopo cerimonie ufficiali previste nelle giornate del 6 e dell’8 febbraio, verrà riaperta al pubblico. Accoglie la maggiore biblioteca specializzata in Scienze dell’Antichità presente in Europa e vi si sono formate generazioni di archeologi e di storici del mondo antico. Abbiamo incontrato il professor Ortwin Dally, che lo dirige.

Direttore, può riassumere la lunga storia della prestigiosa istituzione, che ha preso avvio con la fondazione dell’Instituto di Corrispondenza Archeologica nel 1829?
Nel 1823 Christian Karl von Bunsen, divenuto ambasciatore di Prussia presso lo Stato Pontificio, ottenne la possibilità dalla famiglia Caffarelli di destinare il secondo piano del loro palazzo, situato sul Campidoglio, a sede della Legazione. In una delle stanze dell’appartamento, al pianterreno, dove abitava già, fondò il primo luogo di culto protestante a Roma e, inoltre, il 21 aprile 1829, dette vita all’Instituto di Corrispondenza Archeologica come associazione culturale privata seppure con il patrocinio del principe ereditario Federico Guglielmo. Poi divenne un’istituzione prussiana e, dopo l’unificazione della Germania, si trasformò nell’Istituto Archeologico Germanico, che ha la sede centrale a Berlino con i suoi diversi dipartimenti esteri. Da 150 anni fa riferimento al Ministero Federale degli Affari Esteri della Germania. Riunisce specialisti di archeologia classica, archeologia dell’Italia preistorica, etruscologia e, infine, di archeologia cristiana. I legami europei, mediterranei e internazionali dell’Istituto, nella sua sede di Roma, riflettono la posizione geografica e culturale dell’Italia.

Il patrimonio librario conservato nell’Istituto è vastissimo. Quanti sono i volumi e le riviste?
L’Istituto possiede la più grande e importante biblioteca specialistica in Scienze dell’Antichità presente in Europa, con circa 250mila volumi e 1.000 riviste. Ieri come oggi la biblioteca è aperta a ricercatori italiani e internazionali.
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L’Istituto possiede anche un Gabinetto fotografico iniziato già nell’Ottocento.
La Fototeca del Germanico è uno strumento di ricerca unico, soprattutto per l’archeologia classica. Oggi la sua collezione comprende quasi 370mila fotografie di vario formato, tra cui oltre 36mila negativi su lastra di vetro, risalenti agli albori della fotografia, e 300mila stampe per lo più storiche, montate su cartoncino fotografico per scopi di ricerca. Particolarmente cospicua è la raccolta relativa alla scultura sia a tutto tondo che a rilievo. Un altro corpus importante è costituito da immagini di siti archeologici e dei loro monumenti. Oltre all’Italia, la raccolta comprende anche un’ampia documentazione relativa all’Africa del Nord.

Chi ha finanziato i complessi lavori per la ristrutturazione della sede?
Il progetto è stato finanziato dalla Repubblica Federale Tedesca.

In quali progetti il Germanico è impegnato attualmente?
Siamo impegnati in Italia, Tunisia e Algeria. I progetti di ricerca coprono un arco temporale che dal tardo II millennio a.C. arrivano al VI-VII secolo d.C. I legami europei, mediterranei e internazionali dell’Istituto, nella sua sede di Roma, riflettono la posizione geografica e culturale dell’Italia.
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Quali saranno le prossime iniziative?
Saranno rivolte al proseguimento degli scavi a Roma sul Campidoglio, a Selinunte e a Cherchell in Algeria, come pure allo sviluppo di progetti ulteriori in Italia e nell’Africa del Nord. Inoltre, saranno finalizzate ad ampliare i rapporti scientifici tra Italia e Germania e alla valorizzazione dei giovani studiosi nel contesto europeo.

Quali saranno le modalità di accesso all’Istituto?
L’Istituto riaprirà le sue porte al pubblico nella giornata del 12 febbraio e sarà aperto dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 18.30. Per frequentare la biblioteca sarà necessario essere in possesso almeno della Laurea triennale e di un certificato d’iscrizione a un corso di Laurea magistrale in una delle discipline su cui la biblioteca è specializzata. L’accesso alle singole opere potrà essere concesso anche ad altre persone previa richiesta e verifica da parte della biblioteca. Per effettuare ricerche sul patrimonio librario presente si dovrà utilizzare il nostro Opac. Anche e-book e riviste in formato elettronico potranno essere consultati nella biblioteca. Non sarà possibile prendere i libri in prestito. La scansione di saggi e singoli capitoli di monografie sarà possibile e soggetta a copyright, mentre alcuni volumi saranno esclusi da questa possibilità per motivi legati alla loro conservazione.

Giuseppe M. Della Fina, 06 febbraio 2024 | © Riproduzione riservata

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