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Giuseppe M. Della Fina
Leggi i suoi articoliL’area archeologica di Vulci, in provincia di Viterbo, continua a sorprendere. Sono stati appena resi noti i risultati della campagna di scavo 2025 svolta nell’ambito del progetto Vulci Cityscape, diretto da Mariachiara Franceschini (Albert-Ludwigs-Universität Freiburg) e Paul P. Pasieka (Johannes Gutenberg-Universität Mainz), in collaborazione con la Soprintendenza competente per territorio e la Fondazione Vulci.
Le novità non sono mancate, prima di presentarle va ricordato che gli archeologi nelle campagne precedenti, avviate nel 2020, avevano individuato i resti di un tempio monumentale sino ad allora sconosciuto nonostante le frenetiche attività di scavo che hanno interessato Vulci, una delle maggiori città-stato dell’Etruria, a partire dagli anni Venti dell’Ottocento su impulso iniziale di Luciano Bonaparte, uno dei fratelli di Napoleone.
Non si tratta di un edificio sacro dalle dimensioni modeste, ma anzi uno dei maggiori presenti all’interno di una città etrusca e prossimo a quello già noto come Tempio Grande. Una scoperta in grado di cambiare il paesaggio urbano che si ipotizzava per Vulci e che segnala e puntualizza la sua crescita politica, economica e culturale nell’ambito dell’Etruria.
Le nuove ricerche hanno portato alla luce un intervento effettuato sull’edificio sacro in un tempo successivo alla sua costruzione in epoca tardo arcaica con l’aggiunta di un profilo in nenfro (una roccia di origine vulcanica presente localmente) al podio originario in tufo. Il rifacimento individuato è stato messo correttamente in relazione dai responsabili delle ricerche con la volontà di continuare a monumentalizzare il tempio anche dopo la fase arcaica: segno della duratura attenzione per il culto che vi si praticava da parte della città.
Gli scavi hanno documentato anche la sua fine portando alla luce i resti di un cimitero databile probabilmente al IV secolo d.C. e impostato in parte proprio sopra le fondazioni del tempio che, in quella fase, evidentemente, non svolgeva più la funzione originaria. Ciò segnala una trasformazione profonda dell’area, che era divenuta uno spazio funerario dopo essere stata riservata per secoli a un edificio legato ai culti etrusco-romani.
In un nuovo saggio di scavo, aperto alle spalle del tempio, sono stati identificati diversi livelli stradali sovrapposti che consentono di conoscere i differenti assetti viari e, soprattutto, di comprendere come il nuovo edificio sacro scoperto e il vicino Tempio Grande fossero inseriti nella pianificazione urbanistica e nella vita della città.
Non è ancora tutto: gli archeologi hanno scoperto una struttura sotterranea composta da una camera con diverse nicchie e che, in epoca ellenistica, venne sigillata con un apposito rituale di chiusura. L’ipogeo appare isolato nell’area urbana di Vulci e solleva interrogativi, da sciogliere con il prosieguo delle ricerche, sulle pratiche cultuali che vi si svolgevano e sugli usi dell’area sacra in età post-arcaica.

I responsabili dello scavo: Mariachiara Franceschini (a sinistra) e Paul P. Pasieka (a destra). Photo: Felicitas Kandler

Il team di Vulci Cityscape al lavoro nell’area di scavo. Photo: M. Franceschini
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