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Alex Cord e Samantha Eggar in una scena del film «L’Etrusco uccide ancora» (1972)

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Alex Cord e Samantha Eggar in una scena del film «L’Etrusco uccide ancora» (1972)

Etruschi al cinema e in tv: dall’horror alla commedia

Sono ben 213 i film in cui è presente l’immaginario etrusco. Un libro passa in rassegna le pellicole dal cinema muto ai giorni nostri

«A Remo, ma ’sti Etruschi chi erano?», chiede Augusta Proietti al marito nell’episodio «Le vacanze intelligenti» interpretato e diretto da Alberto Sordi e presente all’interno del film «Dove vai in vacanza?». La donna riceve una risposta sincera: «Adesso nun me ricordo proprio bene … so’ popoli antichissimi, che adesso nun ce so’ più». Sono stati i figli a organizzare le ferie per i genitori con l’intenzione di programmare per loro, appunto, vacanze intelligenti. Siamo nel 1978 e gli Etruschi sono entrati nel bagaglio di conoscenze che un pubblico colto deve avere, o fingere di avere.

L’attenzione del cinema per il passato etrusco non è paragonabile a quella che vi è stata per il mondo greco e romano e nemmeno per l’antico Egitto, ma si può rintracciare. Negli ultimi anni è stata analizzata in più occasioni: vanno ricordati, almeno, gli interventi di un etruscologo, Maurizio Harari, e del critico cinematografico e giornalista Guido Barlozzetti.

Ora è stato da poco pubblicato il volume Gli Etruschi sullo schermo di Alessandro Palmieri che ha il merito di avere compiuto un censimento completo della presenza etrusca nel cinema e nelle produzioni televisive. L’autore, in un volume di 522 pagine con un’interlinea minima, segnala la presenza di un immaginario etrusco in ben 213 film: dal cinema muto al 2025.

Il numero è decisamente alto, ma occorre tenere presente che l’autore, con un lavoro certosino e durato verosimilmente anni, ha censito anche singole citazioni presenti all’interno di trame che guardano altrove, come pure la presenza «incidentale» di paesaggi dell’Etruria, di monumenti e reperti etruschi in pellicole dai generi più diversi: dall’horror alla commedia. Il primo film censito è «Tarquin le Superbe» di Albert Capellani, risale al 1908 e s’inserisce nel filone dei film storici.

Gli Etruschi sono presenti soprattutto nel genere horror e si citano tre titoli che hanno avuto un certo risalto, il primo fu anche un successo al botteghino: «L’Etrusco uccide ancora» con la regia di Armando Crispino (1972), «Assassinio al cimitero etrusco» (1982) di Christian Plummer (in realtà, Sergio Martino) e «La maschera etrusca» diretto da Ted Nicolau (2007).

L’Etruria è stata conosciuta a lungo quasi esclusivamente sulla base dei ritrovamenti avvenuti nelle necropoli e questo ha influenzato l’immagine di essa sia nella letteratura italiana (in altre letterature europee prevale, invece, al contrario il senso vitale degli Etruschi, si pensi, ad esempio, a David Herbert Lawrence) sia nel cinema.

Un rapporto Etruria/morte si ritrova in un film di un genere completamente diverso e d’impegno maggiore «Vaghe stelle dell’Orsa» di Luchino Visconti, Leone d’Oro al Festival di Venezia nel 1965. Una pellicola ambientata a Volterra. Una città di origine etrusca che ritorna spesso come ambientazione: si pensi a una fortunata serie televisiva, in cinque puntate, degli anni Settanta del Novecento, «Ritratto di donna velata». Tra gli sceneggiatori figurava lo scrittore Gianfranco Calligarich. Protagonisti erano due attori molto noti: Nino Castelnuovo e Daria Nicolodi, mentre la regia era affidata a Flaminio Bollini.

Gli Etruschi sono presenti anche in una serie televisiva recentissima proposta da Sky: nel primo episodio di «Call My Agent Italia» (2023). Gli sceneggiatori hanno immaginato che una produzione internazionale intenda realizzare un kolossal sugli Etruschi intitolato «Tuskia» con Paola Cortellesi nella parte della regina Tanaquil. La serie si sarebbe girata in protoetrusco (l’attrice prende lezioni da Alberto Angela per essere all’altezza del compito) e qui vi è un riferimento probabilmente ironico al film «Il primo re» di Matteo Rovere (2019), dove i personaggi si esprimono in protolatino.

Il 2023 è l’anno in cui è uscito nelle sale «La Chimera» della regista Alice Rohrwacher, che si era misurata con il passato etrusco già in un film precedente, «Le meraviglie» (2014), dove aveva affrontato, pur concentrandosi su altro, il tema della sua commercializzazione in alcune regioni dell’Italia e nei media.

Nel film «La Chimera» figurano personaggi differenti tra loro per cultura, estrazione sociale e valori, tesi alla ricerca di una personale felicità e, in questo, sembra cogliersi l’eco di un’affermazione di Stendhal in Rome, Naples et Florence (1826) riferita agli Etruschi rispetto ai Romani: «erano loro tanto superiori per le belle arti, per le ricchezze e per l’arte di essere felici».

Una felicità che, nel film, sembra essere assicurata dal denaro per alcuni, ma non lo sarà per nessuno di essi; o dalla creazione di uno spazio di vita dignitoso (come per il personaggio di Italia, interpretato da Carol Duarte) o, ancora, dalla ricerca di una persona amata e perduta: è il caso dell’archeologo Arthur, reso dall’attore Josh O’Connor.

La locandina del film «La chimera», di Alice Rohrwacher

Giuseppe M. Della Fina, 22 agosto 2025 | © Riproduzione riservata

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