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Due monete etrusche in bronzo del III secolo a.C. In quella a sinistra, tra i raggi della ruota sono presenti tre lettere etrusche. In quella a destra. la raffigurazione di un'ancora. Cortesia Museo Archeologico Nazionale di Arezzo

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Due monete etrusche in bronzo del III secolo a.C. In quella a sinistra, tra i raggi della ruota sono presenti tre lettere etrusche. In quella a destra. la raffigurazione di un'ancora. Cortesia Museo Archeologico Nazionale di Arezzo

Una nuova sezione numismatica all’Archeologico Nazionale di Arezzo

Le oltre 2mila monete della raccolta provengono perlopiù da collezioni private dell’Ottocento e del primo Novecento

Giuseppe M. Della Fina

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All’interno del Museo Archeologico Nazionale «Gaio Cilnio Mecenate» di Arezzo è stata aperta al pubblico la sezione numismatica. Non si tratta di un’iniziativa di poco conto, dato che il museo aretino accoglie una raccolta costituita da oltre duemila monete che vi sono confluite in occasioni diverse.

Il nucleo iniziale è rappresentato dalle monete riunite dalla famiglia Bacci e acquistate nel 1850 per il Museo Pubblico di Storia Naturale e Antichità della Fraternita dei Laici, le cui collezioni sono confluite più tardi nell’attuale museo. Ad esse, nel tempo, si sono aggiunti gli esemplari donati da Gian Francesco Gamurrini, uno dei maggiori archeologi del suo tempo e direttore del museo aretino dal 1892 sino alla morte, avvenuta nel 1923, e quelli della collezione Guiducci acquistati nel 1924.

Per il nuovo percorso espositivo sono state selezionate 170 monete, così da ripercorrere la storia della monetazione antica, da quella greca a quella romana di età repubblicana e imperiale. Non mancano testimonianze della monetazione italica ed etrusca. La scelta si deve all’archeologa Maria Gatto, che dirige il museo, e al numismatico Fiorenzo Catalli che sta coordinando la realizzazione dei cataloghi della raccolta di monete con la collaborazione di altri specialisti. Di essi sono stati appena pubblicati i primi due (Edizioni D’Andrea), mentre il terzo è in stampa.

Le monete sono una testimonianza importante e in grado di parlare del loro tempo: suggeriscono, ad esempio, i contatti commerciali, che diventano poi anche culturali, tra i diversi popoli; come pure evidenziano personaggi, avvenimenti, miti, valori del mondo antico. Inoltre, nell’antichità, sono state utilizzate di frequente per veicolare motivi propagandistici.

Nelle monete romane esposte sono ricordati magistrati della Roma repubblicana, imperatori quali Augusto, Tiberio, Caligola, Claudio e Nerone come pure personaggi di spicco delle loro famiglie. Vengono celebrati, inoltre, singoli interventi edilizi come la realizzazione a Roma del mercato alimentare, il Macellum magnum, voluto da Nerone sul Celio, o il restauro del Circo Massimo. Osservando le monete con attenzione, si potranno notare le raffigurazioni di divinità quali Giano, Minerva, Apollo e le allegorie della Fortuna, della Vittoria e di alcuni popoli sconfitti da Roma. Non mancano nemmeno scene riferite a miti e leggende: il ratto delle Sabine, la fuga di Enea da Troia, il ritorno di Ulisse a Itaca.

Tra le monete etrusche esposte sono numerose quelle della serie «della ruota», databili nel corso del III secolo a.C. e quindi in decenni centrali nell’incontro-scontro con il mondo romano. La ruota del carro risulta associata, di volta in volta, a simboli quali l’àncora, l’anfora o la stessa ruota.

L’esemplare in bronzo più rilevante appartiene alla serie «ruota-àncora», nota in pesi e misure diversi: ha un peso di quasi 750 grammi e venne rinvenuta in località Stroppiello, lungo la strada che collega Arezzo al Casentino. Sulle due facce sono raffigurate rispettivamente un’ancora e una ruota a sette raggi tra i quali si possono osservare tre lettere etrusche.

Un espositore del nuovo monetiere. Cortesia Museo Archeologico Nazionale di Arezzo

Giuseppe M. Della Fina, 18 agosto 2025 | © Riproduzione riservata

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