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Purché il prezzo sia elevato

Da Christie’s tre lotti incassano più della metà del totale. Sotheby’s ritira la Danae di Schiele ma vende de Chirico a 9 milioni di dollari

Sarah P. Hanson

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Le aste impressioniste e moderne (Christie’s il 15 e Sotheby’s il 16 maggio) hanno registrato in generale forti quotazioni per le opere di fascia di prezzo più alta, mentre il segmento inferiore è apparso più debole.

La vendita serale di Christie’s ha fatto registrare un totale di 263 milioni di euro diritti compresi, avvicinandosi alla stima massima preasta (da 190 a 280 milioni): a detta della casa d’aste, il migliore risultato della categoria negli ultimi sette anni.

A tre lotti si deve il 54% del totale della serata. Il maggior successo della vendita è stato «La muse endormie» di Brancusi, bronzo del 1913 basato su una scultura in marmo degli anni 1909-10, ricercato da anni dalla specialista di Christie’s Anika Guntrum. Le offerte per l’opera, stima minima 23 milioni di euro, sono cresciute costantemente per oltre 10 minuti fino a raggiungere il prezzo finale di 52,2 milioni di euro, record d’artista, sborsati da un compratore presente in sala. A parte alcuni momenti di tensione durante la vendita del Brancusi e di uno storico ritratto di Picasso di Dora Maar, «Femme assise, robe bleue», 1939 (stime da 32 a 45 milioni di euro; venduto per 41 milioni di euro a un nuovo cliente al telefono con la responsabile di Christie’s Asia Rebecca Wei), l’umore in sala non era entusiasmante. Questo non significa che l’atmosfera non fosse elettrica, come riferisce il mercante newyorkese Emmanuel Di Donna, che ha giudicato le offerte «sostenute, ma solo ai livelli più alti» e «deludente» il risultato di 10,4 milioni di euro, unica offerta e vincente per «Nature morte aux éléments mécaniques» di Fernand Léger: «Sono prezzi che mi aspetterei in vendite private per pezzi di questo genere», ha commentato. I contendenti erano per il 42% americani e per il 23% asiatici per numero di lotti, a testimonianza del fatto che, a dispetto di tutta l’enfasi da parte della casa d’aste nel costruirsi la sua clientela asiatica, l’interesse rimane confinato a un numero ristretto di grandi nomi.

«È stata una grande serata per il Cubismo», ha detto della vendita la responsabile del dipartimento, Jessica Fertig, sottolineando i risultati oltre le stime per opere di Georges Braque («Le Guéridon», 1911, stime da 3,6 a 5,4 milioni, venduto a 9,2 milioni) e per un’opera in qualche modo a essa correlata di Vasilij Kandinskij («Oben und links», 1925, stime da 4,5 a 6,4 milioni, venduta per 7,5 milioni di euro). Il contrasto tra opere di fascia alta e fascia media non poteva essere più evidente che in un paio di vedute impressioniste della stessa strada di Louveciennes, una di Monet (stime da 3,6 a 5,4 milioni) e una di Pissarro (stime 1,4-2,3), entrambe realizzate intorno al 1870 e provenienti dalla stessa collezione privata. Il cupo Monet è stato venduto all’interno delle stime con un prezzo di aggiudicazione di 4,3 milioni di euro; il Pissarro è rimasto invenduto. La domanda è: c’è spazio per materiale valutato meno di 5 milioni in questo mercato? È saggio in questo caso fare a meno delle garanzie? 

Guillaume Cerutti, ceo di Christie’s, al telefono per conto di un cliente durante la vendita del Kandinskij, pare confermare la propensione per materiale di altissimo livello che sia anche fresco per il mercato. Fa notare come i capolavori e le collezioni famose, in questo caso quelle dalla Cleveland Clinic e quella di Hunt Henderson, hanno costituito le due colonne portanti della vendita: «Il mercato è selettivo. Tutto si fonda sulla densità dei lotti di alto valore». 

La vendita serale di arte impressionista e moderna di Sotheby’s del 16 maggio ha avuto un avvio inquieto con l’annuncio, da parte di Helena Newman, banditore e condirettore mondiale del dipartimento, che il lotto più importante, «Danae», un dipinto giovanile di Egon Schiele del 1909 con una stima tra i 27 e i 36 milioni di euro, era stato ritirato dall’asta. Senza un’opera del genere la casa d’aste non ha potuto competere con l’incasso che Christie’s aveva realizzato la sera precedente, ma ha comunque totalizzato 158 milioni di euro per 37 lotti venduti, con quotazioni forti per Malevic, Ernst, Arp e Diego Giacometti.

Pure con un risultato leggermente inferiore a quello ottenuto a Londra in marzo, Simon Shaw, il condirettore mondiale della casa d’aste per l’arte impressionista e moderna si è detto «contentissimo» dalla competizione cui ha assistito, quasi quattro contendenti in media per lotto: «Era una sala fiduciosa e internazionale», ha osservato.

Le sculture moderne, cinque delle quali dalla collezione di David e Laura Finn, sono state molto richieste. Molto meno le opere impressioniste: un pallido dipinto di ninfee di Monet, anche se con una storia di provenienze corta e attraente, «Le bassin aux nymphéas» (1917-20 ca), ha superato a malapena la stima minima di 12,7 milioni di euro, e i pezzi postimpressionisti erano scarsi. I dipinti che hanno acceso la serata comprendevano una rara tela di Giorgio de Chirico del 1917, «Il sogno di Tobia» (stime da 4,5 a 6,4 milioni di dollari), che ha raggiunto gli 8,4 milioni di euro, e una piccola natura morta di Giorgio Morandi del 1953, venduta per 1,05 milioni. Era evidente la differenza di energia rispetto alla vendita di Christie’s. In più di un’occasione, un associato di Sotheby’s ha lanciato un’offerta poco prima che calasse il martelletto, come nel caso della scultura di Max Ernst dalla collezione di Robert Motherwell. Il bronzo sul tema degli scacchi «Le roi jouant avec la reine» (concepito nel 1944, fuso negli anni ’50), è stato oggetto di concitati rilanci da almeno 10 punti della sala, che hanno spinto il prezzo ben oltre le stime (3,6-5,4 milioni). Il direttore generale Adam Chinn, al telefono, è intervenuto mentre calava il martelletto della Newman per aggiudicarselo a 14,5 milioni.

Un altro lotto molto conteso è stato un arredo, la libreria d’angolo di Diego Giacometti per l’abitazione nell’Île de Saint Louis dell’editore Marc Barbezat (1966-69; stime 1,8-2,7 milioni), venduta per 5,7 milioni di euro all’offerente collegato al telefono con Amy Cappellazzo, un record per l’artista. Gli onori principali, però, sono stati attribuiti alla «Composizione suprematista con piano in proiezione» di Casimir Malevic (1915; stime da 11 a 16 milioni) dopo che Shaw l’ha descritto come un «duro scontro» tra contendenti di tre continenti che ha visto il prezzo salire fino a 19,3 milioni (più l’applauso). «Malevic è ora uno dei nostri “artisti di casa”», ha commentato Shaw avendo Sotheby’s stabilito quattro dei più elevati prezzi all’asta per l’artista. Nella conferenza stampa al termine della vendita, la Newman ha dichiarato che il risultato per Malevic è «sintomatico dell’attuale mercato» quando un quadro «spunta tutte le caselle: cioè quando si assiste a una battaglia di offerte forte, competitiva». Di denaro ce n’era, ma solo per i capolavori e il materiale moderno, con circa un quarto dei lotti rimasti invenduti.

Sarah P. Hanson, 10 giugno 2017 | © Riproduzione riservata

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