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Stéphane Renault
Leggi i suoi articoliMostra cerca museo disperatamente. «Van Lévé: Visioni sovrane delle Americhe e dell'Amazzonia creola e marrone (Guadalupa, Martinica, Guyana e Haiti)», programmata dal 31 ottobre 2026 al 5 aprile 2027 al Centre Pompidou-Metz, doveva essere la prima grande mostra collettiva dedicata alla creazione contemporanea caraibica francese e alla sua genealogia in un’istituzione di primo piano, sulla scia della recente «Paris noir» al Centre Pompidou di Parigi, conclusasi lo scorso 30 giugno. La sua improvvisa cancellazione sta facendo scalpore.
In una lettera aperta, pubblicata il 3 luglio da «Le Monde», un collettivo di professionisti dell’arte esprime il proprio rammarico per la cancellazione: «Come suggerisce il titolo, questa mostra, ideata dalla curatrice di origine guadalupese Claire Tancons, ha l’ambizione di affermare la capacità degli artisti e degli autori delle nostre regioni di produrre da soli e per sé stessi visioni del futuro e filiazioni singolari, scrivono. In poche parole, raccontare con le nostre parole e con le nostre forme, le nostre storie, i nostri ricordi e il nostro modo di essere intensamente nel mondo. È fondamentale poter realizzare progetti di questo tipo con professionisti delle nostre regioni in un momento in cui le nostre opere suscitano un interesse crescente sulla scena artistica mondiale. Accogliendo anche artisti e autori non caraibici di fama internazionale, mettendo a confronto generazioni diverse attorno a un solido progetto scientifico, “Van Lévé” (“Il vento si alza”, in creolo) è stata concepita come una mostra manifesto della potenza delle nostre creazioni e del rigore del nostro lavoro».
Un primo disaccordo era sorto tra la curatrice Claire Tancons e Chiara Parisi, direttrice del Centre Pompidou-Metz, sulle date della mostra, che avrebbe dovuto essere presentata in concomitanza con «Dimanche sans fin», il riuscito dialogo tra le opere di Maurizio Cattelan e la collezione del Centre Pompidou attualmente in corso nell’antenna lorenese del museo parigino fino al 2 febbraio 2027. Nel forum, «L.O.V.E.», il monumentale dito medio opera di Cattelan, avrebbe dovuto coabitare con gli artisti della scena caraibica.
Curatrice delle biennali di Gwangju, in Corea del Sud, e di Sharjah, negli Emirati Arabi Uniti, direttrice artistica invitata della «Nuit Blanche» a Parigi nel 2024, Claire Tancons in un editoriale pubblicato il 4 luglio sul suo blog Le Club de Mediapart scrive: «Le buffonate dell’arte occidentale cosiddetta concettuale, come quelle rappresentate dalla battuta formale di Maurizio Cattelan al Centre Pompidou-Metz, nel mezzo di uno spazio inizialmente dedicato a “Van Lévé”, sembrerebbero quasi aneddotiche se non rivelassero fin troppo bene la posta in gioco dell'incidente. L’opera è presumibilmente antifascista – assume la forma di un dito medio o di un saluto fascista a seconda dell’angolo di osservazione – e anticapitalista – la sua versione originale del 2010 era stata collocata davanti alla Borsa di Milano. Sarebbe troppo facile e letterale vedere nella posizione sfortunata di questo dito della discordia il riflesso della scarsa considerazione accordata agli artisti caraibici di fronte a un colosso del mercato dell'arte. È ironico constatare che la brutalità della cancellazione di “Van Lévé” rientra proprio in quella deriva autoritaria del potere tanto criticata altrove».
Chiara Parisi adduce motivi di bilancio per giustificare questa cancellazione e la risoluzione del contratto firmato nel febbraio 2025. «Abbiamo preso una decisione collegiale, dichiara a “Libération”. Ho grande ammirazione per il suo impegno, il suo lavoro di ricerca, non c’è alcun pregiudizio nei confronti della scena caraibica. Si tratta semplicemente, come ci è già successo con altri progetti, di fare i conti con una realtà di bilancio in un contesto di finanziamenti pubblici limitati, ed è sempre una decisione molto difficile rinunciare a un progetto». «L’evoluzione del progetto, portato avanti con grande ambizione dalla sua curatrice, e le richieste formulate man mano hanno raggiunto un punto che non ci permetteva più, dal punto di vista finanziario, di prevederne la prosecuzione, ha dichiarato a Mediapart. Alla luce dell’esecuzione del bilancio 2025 e delle proiezioni per il 2026, ci è sembrato impossibile realizzare una mostra i cui obiettivi e costi continuavano progressivamente ad aumentare».
Nel suo editoriale, Tancons prosegue: «[…] Il ministro degli Affari esteri ha chiesto alcune settimane fa le ragioni della sorprendente cancellazione, da parte del Centre Pompidou-Metz, circa un mese fa, della mostra “Van Lévé” dedicata a questi artisti caraibici, creoli, bushinengué e amerindi, di cui sono la curatrice. A titolo individuale, questi artisti godono di riconoscimento nazionale e internazionale. Nel 2024, Julien Creuzet ha rappresentato la Francia alla Biennale di Venezia. Gaëlle Choisne ha ricevuto il prestigioso Prix Marcel-Duchamp. Nel 2025, Ti’iwan Couchili è stata nominata per il Prix AWARE. Raphaël Barontini e Minia Biabiany hanno beneficiato di mostre monografiche, rispettivamente al Palais de Tokyo e alla Galerie Imane Farès. Tabita Rézaire è attualmente ospite della Fondazione Louis Vuitton. […] Ci auguriamo che “Van Lévé” trovi presto un accoglienza più favorevole all'interno delle istituzioni francesi».
Nella loro lettera aperta di sostegno, i firmatari affermano a loro volta: «Siamo convinti che la mostra si farà, in luoghi che sapranno offrirle l'ospitalità, l’ascolto e la cura che merita».
Proposta al Grand Palais, in fase di discussione preliminare al Centre Pompidou prima di trovare la sua sede definitiva al Centre Pompidou-Metz, la mostra «Van Lévé» troverà finalmente un punto di approdo in terra francese?
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