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Illustrazioni all’interno del libro «Extralarge. Microstorie dal lato lungo del Mondo» di Mauro Querci

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Illustrazioni all’interno del libro «Extralarge. Microstorie dal lato lungo del Mondo» di Mauro Querci

Per un viaggio (di carta) tra Paesi e città, ieri e oggi

Parigi e la nascita dell’Impressionismo, Roma e gli artisti di piazza del Popolo, e poi la Patagonia, Minorca, Tahiti…

Alessandro Martini

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Verso il Tibet alle sorgenti del Fiume Giallo alla fine della Seconda guerra mondiale e nella Roma di fine anni ’50, con i protagonisti della Scuola di piazza del Popolo. Su isole lontane, ricche di storie remote e recenti. O, ancora, verso la Patagonia nel ricordo di Bruce Chatwin e sull’isola di Minorca con Cees Nooteboom, mentre pensava all’Oriente. Addirittura a Parigi negli anni della Comune e della nascita dell’Impressionismo. Sono molti, tra reportage, memoir, saggi, opere divulgative e romazi, i libri adatti per una lettura estiva. Magari durante (o in preparazione di) un viaggio, programmato o soltanto sognato, proprio in quegli stessi luoghi protagonisti sulle pagine. Scritte e illustrate. 

Parigi di fine ’800. In Le rovine di Parigi. La Comune, l’amore, la guerra e la nascita dell’Impressionismo. Storia di un «anno terribile»: 1870-1871 (traduzione di Andrea Zucchetti, 384 pp., Rizzoli, Milano 2025, € 25), Sebastian Smee, premio Pulitzer e critico d’arte del «Washington Post», racconta i mesi tra l’estate del 1870 e la primavera del 1871, quelli dell’assedio a Parigi delle forze prussiane, riletti attraverso gli occhi dei protagonisti dell’Impressionismo: Manet, Morisot e Degas, intrappolati in città; Renoir e Bazille, arruolati fuori dalla capitale; Monet e Pissarro, fuggiti appena in tempo dalla Francia. È infatti in questo «anno terribile», secondo la celebre definizione di Victor Hugo, a Parigi, e non tra delicate ninfee in romantici giardini (come forse ingenuamente ci si potrebbe attendere), che nasce e si sviluppa il movimento impressionista, di cui Smee propone una narrazione coinvolgente e ricca di aneddoti. Con tanto di storia d’amore, quella tra Manet, repubblicano militante, e Berthe Morisot, l’unica donna del movimento. Attorno, Hugo, Baudelaire, Nadar, Zola e Gambetta si muovono tra salotti borghesi e barricate, palloni aerostatici e opere d’arte imballate per fuoriuscire dal Louvre.

Cina, 1949. L’esploratore statunitense Leonard Clark (qualche anno più tardi, acclamato autore di I fiumi scendevano a Oriente) è a capo di una spedizione diretta verso il Tibet nord-orientale, là dove nasce il Fiume Giallo, con l’obiettivo di rilevare l’altezza dell’Amne Machin, cima allora considerata rivale dell’Everest e ancora inviolata, ma anche per trovare una via di fuga per le truppe dell’esercito nazionalista cinese, in fuga dalle armate comuniste. Il vento in marcia. Alle sorgenti del Fiume Giallo (traduzione di Mariapaola Dèttore, 416 pp., Edt, Torino 2025, € 22), scritto dallo stesso Clark e oggi ripubblicato, è la cronaca di quella spedizione, a metà tra un classico della letteratura d’esplorazione e un grande romanzo d’avventura.

Roma, anni ’50-60 e oltre. In Vite nell’oro e nel blu (384 pp., Einaudi, Torino 2025, € 21). In un mirabile impasto di finzione e documentazione storica, Andrea Pomella (Roma, 1973) racconta di un gruppo di giovani (e poi meno giovani...), seduti al bar Rosati in piazza del Popolo, ribelli ma presto passati alla storia, comunisti e un po’ sballati ma amatissimi dal bel mondo dell’epoca (principesse comprese): sono Mario Schifano, Franco Angeli, Tano Festa e Francesco Lo Savio. Attorno, Ungaretti, Moravia, Guttuso, gli Agnelli e i Rolling Stones. La «café society». E poi Roma, i musei, le gallerie, gli studi. E la sua luce: «l’ora d’oro».

Patagonia, 1977-2025. «Cinquant’anni dopo Chatwin, la Patagonia come non l’abbiamo mai vista: disegnata da Faravelli», promette l’editore. E la promessa è mantenuta. In questo libro c’è tutto Chatwin, indimenticato autore di In Patagonia. E, nelle magnifiche illustrazioni da viaggiatore curioso, insieme naturalista e poeta, interessato tanto al presente quanto al passato, c’è altrettanto Faravelli, con la sua tecnica, il suo talento, il suo immaginario. In Verso Capo Horn (97 pp., ill., Adelphi, Milano 2025, € 40) Stefano Faravelli (Torino, 1959) realizza un suo personalissimo «carnet de voyage», dedicato alla sua esperienza a bordo dell’Adriatica, salpata con l’intento di doppiare Capo Horn, ma bloccata da una tempesta sull’Isola Navarino; «un diario mobile dove immagine e scrittura camminano insieme, scrive l’autore: mi piace la natura “stratigrafica”». E aggiunge: «Il mio taccuino ha un solo nemico: il lettore pigro». 

Isole del mondo, ieri e oggi. In Ai confini del mondo. Storie di isole lontane (300 pp., Il Mulino, Bologna 2025, € 18) Marco Lupis, già inviato di guerra, propone un viaggio insieme dotto e appassionante in luoghi remoti, come le isole Marchesi nel Pacifico, Tristan da Cunha nell’Atlantico, le Curili e Nauru. Microcosmi inaccessibili e fuori dalle rotte turistiche, letti con sguardo curioso e restituiti in un’infinità di aneddoti (c’è anche Gauguin a Tahiti, ovvio: ma raccontato in modo del tutto originale). 

Minorca, oggi. Lo scrittore olandese Cees Nooteboom, appassionato di viaggi (suo è, tra gli altri, Verso Santiago. Digressioni sulle strade), da oltre cinquant’anni ha eletto l'isola spagnola di Minorca, nelle Balerari, a suo «buen retiro» nel Mediterraneo. In Pioggia rossa (traduzione di Claudia Di Palermo, 256 pp., Iperborea, Milano 2025, € 19), nel suo giardino che di anno in anno cresce più rigoglioso, riflette sulla sua vita in continuo movimento tra Amsterdam, Sudamerica ed Estremo Oriente, omaggia la poesia di Leopardi, Slauerhoff, Rimbaud e rievoca i luoghi scoperti e amati (e che non esistono più, come l’Ibiza degli anni ’50, «paradiso di assenzio, poeti e pescatori»), inseguendo il sogno di ogni viaggiatore: andare «avanti nello spazio e indietro nel tempo».

Alessandro Martini, 30 luglio 2025 | © Riproduzione riservata

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