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Laura Lombardi
Leggi i suoi articoliGli aristocratici etruschi della potente città di Chiusi, tra il 565 e il 550 a.C. lo acquistarono e lo posero in una grande tomba a sette camere: è il «Vaso François», dal nome dell’archeologo Alessandro François che lo scoprì, capolavoro dell’arte vascolare greca firmato dal ceramista Ergotimos e dal ceramografo Kleitias.
Il Rex Vasorum, vandalizzato in passato e ricomposto, gode ora al Museo Archeologico di Firenze, dove è conservato, di un nuovo allestimento, una nuova sala, una nuova vetrina, fregi retroilluminati, con apparato didattico bilingue e due postazioni informatiche. Accanto al grande cratere sono presentati due vasi figurati della bottega del pittore Lydos, che recenti ricerche d’archivio hanno individuato come possibili elementi del corredo funerario di cui il Vaso François faceva parte. Uno di essi raffigura il «Giudizio di Paride», mito all’origine della Guerra di Troia che va a completare il ciclo mitologico della saga.
Il rinnovamento espositivo, con analoghi apparati didattici, riguarda anche il «Sarcofago delle Amazzoni» esempio unico al mondo di sepolcro di marmo dipinto (350 a.C.), destinato a una aristocratica dama di Tarquinia, nonna di un alto magistrato, committente della splendida sepoltura. Negli ambienti del museo realizzati all’epoca di Pietro Leopoldo di Toscana, troviamo anche le nuove sale allestite da Carlotta Cianferoni e dedicate ai 180 bronzetti greco-romani, provenienti dalle collezioni medicee e lorenesi, alcuni dei quali restaurati da nomi illustri quali Benvenuto Cellini, accostati a grandi statue in bronzo e in marmo e oreficerie.
Ancora una volta l’iniziativa gode del sostegno dei Friends of Florence nella fattispecie di Laura e Jack Winchester, il cui dono ha consentito la completa revisione dell’illuminazione, ora a led, del secondo piano del Museo, di 57 vetrine e di ben 92 tende a tutte le finestre.

La nuova sala del Vaso François nel Museo Archeologico di Firenze
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