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In uno dei suoi viaggi d’affari nel Nord Europa, facendo tappa nelle Fiandre, il ricco mercante lombardo di vetri e metalli Protasio Bonsignori da Busto (morto nel 1510) acquistò, o forse addirittura commissionò, un sontuoso retablo scintillante d’oro per adornare la sua cappella appena costruita a Milano nell’oratorio di Santa Caterina, nel complesso della Basilica dei Santi Apostoli e Nazaro Maggiore. Si rivolse alla bottega dello scultore fiammingo Jan II Borman (1460 ca-1520 ca), conteso dai potenti del tempo e, da Priore della Confraternita dei Magi quale era, volle che l’opera illustrasse la vicenda dei re venuti simbolicamente a rendere omaggio al bambino Gesù.
Il «Retablo dei Magi», tuttora conservato (fatto raro) nella Basilica cui fu destinato, è un capolavoro della scultura rinascimentale fiamminga: nello spazio della cassa di quercia che lo contiene (212x170 centimetri) si affollano decine e decine di figurette a tutto tondo, in cammino verso il Bambino che in primo piano, in braccio a Maria e con Giuseppe un po’ arretrato, si sporge verso uno dei Magi giunti dall’Oriente per adorarlo: non tre, né quattro ma addirittura nove Magi, nelle cui vesti sontuose l’autore fa sfoggio del suo magistero. Tutta l’affollatissima scena è incorniciata da un finissimo apparato decorativo di gusto gotico, che prosegue anche alle spalle dei protagonisti, alludendo alla navata di una chiesa.
Se le ante dipinte con cui si poteva chiudere la cassa sono andate perdute, il Retablo conserva invece (unico di questa bottega) l’apparato decorativo e la policromia originari, sebbene quest’ultima sia stata ritrovata solo di recente grazie al restauro compiuto dall’Institut Royal du Patrimoine Artistique (Irpa) di Bruxelles con il sostegno della Fondation Roi Baudouin, della Fondation Périer-d’Ieteren e di Intesa Sanpaolo, nell’ambito del progetto «Restituzioni».
Le sculture erano ricoperte da uno spesso strato di vernice bruna e da una ridoratura a foglia d’oro del Sette-Ottocento, che ne avevano radicalmente alterato l’aspetto, accentuando la plasticità ma cancellando innumerevoli dettagli ritrovati con l’attuale intervento che, oltre alla policromia, ha restituito la doratura a missione e le raffinate tecniche decorative, dai broccati e i ricami in rilievo alle punzonature, dai piccoli elementi metallici applicati sulle superfici fino alle rare perle in resina e cera.
Prima di tornare nella Basilica di San Nazaro Maggiore, il retablo restaurato sarà esposto, dal 28 novembre al 2 febbraio 2025, al Museo Diocesano Carlo Maria Martini nella mostra «Il Retablo dei Magi dalla Basilica dei Santi Apostoli e Nazaro Maggiore di Milano», a cura di Paola Strada (Soprintendenza Città metropolitana di Milano) e Alessia Devitini (Museo Diocesano), mentre nella stessa sede continua, anch’essa fino al 2 febbraio 2025, la mostra a cura di Daniela Parenti (Galleria degli Uffizi) e Nadia Righi (direttrice del Museo Diocesano) dell’«Adorazione dei Magi» di Sandro Botticelli dagli Uffizi.
Un elemento del «Retablo dei Magi» della bottega dello scultore fiammingo Jan II Borman durante il restauro
Un elemento del «Retablo dei Magi» della bottega dello scultore fiammingo Jan II Borman durante il restauro
Un elemento del «Retablo dei Magi» della bottega dello scultore fiammingo Jan II Borman durante il restauro
Un elemento del «Retablo dei Magi» della bottega dello scultore fiammingo Jan II Borman durante il restauro
Un elemento del «Retablo dei Magi» della bottega dello scultore fiammingo Jan II Borman durante il restauro
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