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L'opera d'arte di Mario Merz nella metropolitana di Napoli si trova alla stazione Vanvitelli ed è una "spirale blu" luminosa che raffigura la sequenza di Fibonacci

PeppeAvallone

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L'opera d'arte di Mario Merz nella metropolitana di Napoli si trova alla stazione Vanvitelli ed è una "spirale blu" luminosa che raffigura la sequenza di Fibonacci

PeppeAvallone

Merz, Kounellis, Kosuth e ora Kapoor. Un giro per le Stazioni dell’Arte di Napoli

Tra riflessi e forme organiche, la stazione Monte Sant’Angelo di Anish Kapoor si inserisce nel più ampio progetto delle Stazioni d'Arte di Napoli, prolungando la tradizione partenopea che unisce funzionalità e stupore in ogni fermata.

Nicoletta Biglietti

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Napoli è città di livelli. Di sotterranei e miti. Tra il Vesuvio e Dante, tra i vicoli antichi e segreti millenari, «scendere significa salire». Perché ogni passo sottoterra è un intreccio tra storia, materia e arte. E Anish Kapoor (1954) interpreta questo legame. Trasformando lo spazio della metropolitana in un punto di connessione. In un «incontro», tra passato e futuro, che si aggiunge alle Stazioni d’Arte che costellano Napoli e il suo sottosuolo. Era il 2003 quando l'artista anglo-indiano venne chiamato a Napoli per progettare una stazione nel quartiere Traiano, parte di un piano di rigenerazione urbana. Un lavoro lungo, complesso, interrotto più volte. Ma oggi quella stazione esiste. E parla da sola. Soprannominata «La Bocca», è più di un punto di passaggio. È scultura viva, capolinea della tratta che collega i Campi Flegrei alla Cumana. L’ingresso universitario, in acciaio corten, emerge dal terreno come delle fauci pronte a inghiottire chi scende. Traiano è l’opposto: tubolare, liscio, essenziale. Sottoterra, Kapoor ribalta lo spazio: alto e basso si confondono. Le pareti dei tunnel restano grezze, essenziali, frutto della collaborazione con Jan Kaplický e Amanda Levete di Future Systems. Arte e funzione si fondono. Materia e mito si intrecciano. Kapoor racconta: «A Napoli, tra Vesuvio e Inferno dantesco, volevo capire il vero senso dell’andare sottoterra».

La stazione dialoga infatti con la città visibile e quella nascosta, diventando un organismo architettonico unico, parte della città e del paesaggio. Un approccio alla materia e allo spazio che caratterizza l’intera poetica dell'artista. Perché le sue sculture giocano con la percezione e la tensione, con la materia e non-materia. Sono un invito a confrontarsi con il proprio riflesso e a interrogarsi sull’illusione e sulla realtà. Opere come «Cloud Gate» a Chicago o «Sky Mirror» a New York, e installazioni più intime come «Svayambhu» e «Dirty Corner», evocano forme organiche e corporee, aprendo un dialogo tra interno ed esterno. Tra pubblico e privato.
E con quest'ultimo progetto Napoli riconferma la sua vocazione di città-arte con Monte Sant’Angelo che si aggiunge alle 20 stazioni creative partenopee, progettate da architetti architetti internazionali – come Gae Aulenti, Dominique Perrault, Atelier Mendini, Álvaro Siza – e realizzate con il contributo di artisti come Jannis Kounellis, Joseph Kosuth, Mimmo Paladino, Sol LeWitt e Mario Merz. Ogni fermata diventa monumentale. Poetica e quotidiana al tempo stesso. La città sotterranea dialoga con quella di superficie, e l’arte diventa esperienza concreta per chi percorre i suoi corridoi, trasformando il viaggio in scoperta.
In questo contesto, ogni opera assume un ruolo preciso. Secondo Achille Bonito Oliva, coordinatore artistico del progetto, ogni «incontro» con le opere è una piccola illuminazione: un’istanza che trasforma lo spazio quotidiano in occasione di riflessione e stupore. Perché le stazioni della metropolitana non sono solo punti di passaggio: diventano luoghi dove l’arte contemporanea sorprende, educa e connette. Il quotidiano diventa straordinario. E Napoli trasforma ogni discesa in un vero e proprio gesto di scoperta.

In cima alla lista delle meraviglie sotterranee c’è Toledo, spesso definita la più bella stazione del mondo. Progettata dall’architetto Oscar Tusquets Blanca e inaugurata nel 2012, Toledo è un tuffo nel mare e nella storia di Napoli. All’esterno tre strutture poligonali fungono da lucernari, filtrando la luce naturale. All’interno, grandi mosaici firmati da William Kentridge e Costantino Aureliano Buccolieri raccontano miti, storia e vita quotidiana: Pompei, Vesuvio, San Gennaro e scene di vita partenopea. La «Galleria del Mare» di Bob Wilson conduce lo sguardo in un mondo di blu e azzurri, con luci intermittenti che simulano il movimento delle onde, mentre un pilastro centrale si trasforma in «zampillo artistico».

A pochi isolati di distanza, Università esplode in colore e tecnologia. Progettata da Alessandro Mendini con la collaborazione del designer Karim Rashid, la stazione di piazza Bovio accoglie i viaggiatori con piastrelle bianche incise con parole coniate negli ultimi 50 anni e legate al linguaggio della comunicazione e del mondo digitale. Internamente, fucsia, verde acido e acciaio specchiante dominano lo spazio digipop, mentre le sculture «Synapse» e «Conversational Profile» dialogano con l’architettura, evocando reti neurali e tracciati infiniti. Giochi ottici e effetti tridimensionali trasformano la stazione in laboratorio di sensazioni, rispecchiando il dinamismo della città e il mondo degli studenti.

Stazione Università, nell'ambito del progetto Stazioni d'Arte, Napoli

Scendendo verso la stazione Garibaldi, centro nevralgico della rete e punto di collegamento con la Stazione Centrale, la scenografia cambia: l’architettura è nuda e luminosa, firmata da Dominique Perrault. Fasci di luce attraversano lo spazio e, al livello ipogeo, le installazioni di Michelangelo Pistoletto trasformano i passanti in protagonisti. Sagome colorate su supporti specchianti fanno incontrare arte e pubblico, rendendo la stazione un’esperienza quotidiana e interattiva.

Al Vomero, Vanvitelli accoglie i viaggiatori con un percorso artistico che combina arte povera e geometrie luminose. Progettata da Michele Capobianco nel 1993 e restaurata nel 2004, la stazione offre installazioni iconiche: la spirale luminosa di Mario Merz, le stelle in acciaio di Gilberto Zorio e il masso che rompe il vetro di Giulio Paolini. L’arte accompagna il visitatore fino alle banchine, rendendo ogni passaggio parte integrante dell’opera

Proseguendo verso Materdei, firmata dall’Atelier Mendini, l’eleganza va ancor più in crescendo. La piramide in vetro e acciaio, lucernario sopra la stazione, illumina mosaici di Sandro Chia, altorilievi di Luigi Ontani e opere di Sol LeWitt. Situata in un quartiere meno noto ma strategico, Materdei è un punto nevralgico riqualificato dove l’arte diventa esperienza quotidiana e scenografia urbana. Il Daily Telegraph l’ha inserita, non a caso, tra le 20 più belle stazioni metropolitane europee.

La stazione Quattro Giornate, invece, racconta la storia recente: dedicata alla ribellione del popolo napoletano contro l’occupazione nazista, e inizialmente progettata come «Cilea» da Domenico Orlacchio, dal 2004 celebra le giornate di rivoluzione con installazioni e fotografie storiche. Le «Sequenze di guerra e di caccia» di Sergio Fermariello e i bassorilievi e dipinti di Nino Longobardi ricordano il coraggio dei cittadini, mentre le due banchine ospitano opere «universali» di Betty Bee, Baldo Diodato, Umberto Manzo e Anna Sargenti, intrecciando memoria e creatività contemporanea.

Il percorso continua con Museo, un nodo tra trasporto e memoria storica progettato da Gae Aulenti e inaugurato nel 2001. I padiglioni d’ingresso in cemento e acciaio ospitano copie delle opere del MANN, come il Laocoonte, mentre la Stazione Neapolis – sezione del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, accessibile gratuitamente dalla stazione Museo della linea 1 della metropolitana – raccoglie cimeli rinvenuti durante gli scavi. Qui funzionalità, archeologia e «dialogo con la cultura cittadina» si fondono estendendo l’esperienza museale nel percorso sotterraneo.

Piazza Dante ospita invece la stazione Dante, inserita nella riqualificazione della piazza con due padiglioni in vetro e acciaio che incorniciano la statua del poeta. Sotto terra, Jannis Kounellis con «Senza Titolo», Joseph Kosuth con neon dal «Convivio», Nicola De Maria con mosaici colorati e Michelangelo Pistoletto con «Intermediterraneo» trasformano lo spazio in una galleria vivente. La piazza diventa estensione naturale della stazione. Memoria storica e arte contemporanea qui dialogano in ogni dettaglio.

La più recente, dopo quella di Kapoor, è Centro Direzionale: inaugurata nell’aprile 2025, si afferma come gioiello moderno della Linea 1 Arte. Progettata dallo studio EMBT (Miralles Tagliabue), unisce geometrie audaci, illuminazione naturale e materiali come vetro, acciaio e piastrelle colorate. Situata nel cuore del quartiere commerciale, funge da collegamento vitale e prosegue la tradizione napoletana di trasformare la metropolitana in spazio artistico e architettonico di grande impatto.

Infine, Municipio, vicino al Porto, combina minimalismo contemporaneo e profondità archeologica. Firmata da Álvaro Siza e Eduardo Souto de Moura, lascia affiorare le rovine del porto romano tra vetro e cemento, creando un dialogo continuo tra storia, architettura e funzione urbana. La stazione diventa così simbolo di come Napoli trasformi il transito quotidiano in esperienza culturale.
Perché Napoli è città di livelli e dislivelli, in cui la memoria convive con il progresso, e la tradizione con la modernità. È una città che si fa museo non solo sopra e ma anche,  e soprattutto, sotto terra.
 

Nicoletta Biglietti, 21 settembre 2025 | © Riproduzione riservata

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