Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Nicoletta Biglietti
Leggi i suoi articoliCondanne, arresti, sequestri e cause milionarie. Ecco alcuni degli episodi più clamorosi accaduti nel mercato dell’arte degli ultimi anni. Dalla truffa di Lisa Schiff alla rapida e fulminea ascesa - e caduta - di Inigo Philbrick. Passando per Mary Boone, la Knoedler Gallery e Larry Salander. In un mondo dove arte e denaro si intrecciano, capita, a volte, che l’avidità batta la passione.
6,5 milioni di dollari, 55 opere, 12 clienti truffati: Lisa Schiff condannata
Lisa Schiff, un tempo icona della scena artistica newyorkese e consulente di star hollywoodiane, dal 1° luglio 2025 è in carcere. Due anni e mezzo per aver sottratto milioni di dollari ai suoi clienti attraverso la vendita di opere che non aveva a disposizione, o che ha venduto più volte, senza ovviamente poterla consegnare a tutti i collezionisti. Tra il 2018 e il 2023 Schiff ha orchestrato un vero e proprio «schema Ponzi» artistico. Ha venduto 55 opere senza il consenso dei proprietari, promesso acquisti mai realizzati e dirottato fondi verso spese personali e conti aziendali. Per coprire i buchi finanziari, prendeva i soldi di un cliente e li usava per ripagare un altro, rassicurando amici e clienti che tutto era sotto controllo. Il castello di carte è crollato nel maggio 2023, poco prima di Frieze New York, quando finalmente ha confessato. Da quel momento, le cause legali si susseguono. 6,4 i milioni dollari già confiscati, 9 quelli imposti come risarcimento. Tra cui quelli reclamati dai collezionisti da Barasch e Grossman per la vendita illecita del dipinto «The Uncle 3» di Adrian Ghenie, battuto da Sotheby’s Hong Kong nel 2022. Altri 6,6 milioni vengono reclamati dal marito di Barasch, che accusa Schiff di averli usati per finanziare il proprio «lusso sfrenato». In un’intervista al New York Times, Schiff ha ammesso: «Ti trasformi in una menzogna. Era tutto troppo grande, io ero terrorizzata… non potevo essere una criminale». Le vittime, però, non le credono. Anzi, alcune di loro sospettano che le somme sottratte siano molto superiori a quelle accertate.
La truffa «silenziosa» da 86 milioni di dollari di Inigo Philbrick
Inigo Philbrick, giovane gallerista operativo tra Londra e Miami, è crollato sotto il peso della propria audacia. Quale audacia? Vendere più volte la stessa opera, falsificare documenti d'autenticità e ingannare i propri investitori. Per un danno totale che supera gli 86 milioni di dollari. Philbrick nasce in una famiglia di appassionati d’arte: il padre dirige musei, la madre è artista e scrittrice. Studia a Goldsmiths, incontra Jay Jopling e nel 2011 apre Modern Collections a Mayfair. Nel 2013 inizia a operare da solo, guadagnandosi rapidamente fama e fiducia tra collezionisti e investitori. Come mercante, vive una vita da favola: jet privati, vino da 5.000 dollari, abiti da 7.000 dollari. La sua attività, però, è un labirinto di bugie in stile Ponzi. Vende più volte le stesse opere a prezzi gonfiati. Tra cui anche multimilionari Basquiat, Picasso e Stingel. Se alcuni dei collezionisti truffati chiedono garanzie (che non esistono), Philbrick ne produce di false. L’inganno crolla però nel 2019, quando l’FBI lo arresta a Vanuatu (Oceania) e lo riporta a New York. Si dichiara colpevole di frode telematica e viene condannato a 7 anni di carcere. Ne sconta circa 4, fino al rilascio anticipato nel 2024. Oggi vive con la moglie Victoria Baker-Harber, con un braccialetto elettronico a ricordargli il passato. In un documentario BBC, Philbrick racconta la vita dissoluta e i suoi errori: feste, viaggi, eccessi e fughe. Cosa vede nel suo futuro? «Tornare a fare quello che facevo prima. Ero un grande mercante d’arte». Il suo nome rimane simbolo di audacia e disinvoltura morale. Ma dietro il fascino, il danno per collezionisti e investitori è stato enorme.
La Frode fiscale da 3 milioni di dollari di Mary Boone
Mary Boone, gallerista di Chelsea (Manhattan), è stata condannata a 30 mesi di carcere per aver evaso 3 milioni di dollari di tasse tra il 2009 e il 2011. La sentenza include anche 180 ore di servizi sociali dopo la scarcerazione. Il meccanismo era chiaro: Boone mascherava spese personali come costi della galleria. Oltre 793.000 dollari per rinnovare il suo appartamento a Manhattan, 300.000 tra saloni di bellezza, gioielli e accessori firmati. Tutto registrato come «commissioni» o «fee/design» nei bilanci, falsificando le perdite e presentando una situazione finanziaria ingannevole. La condanna non chiude però la vicenda. James Oliver, ex direttore della galleria, sostiene di avere diritto ad almeno 44.325 dollari non pagati e al 10% della proprietà delle opere della galleria. Oliver accusa Boone di aver venduto un dipinto di Brice Marden a Gagosian per 10 milioni di dollari mentre era ancora sotto processo. Due pagamenti, uno da 2 milioni sul conto aziendale, l’altro da 8 milioni sul conto personale, destinati alle tasse ma di fatto gestiti da Boone per sé. Tra le opere contese figurano altri lavori di Marden, Eric Fischl, KAWS, Barbara Kruger e Ross Bleckner. Di questo, 16 dipinti per un valore stimato di oltre 5 milioni di dollari sarebbero ancora nell’appartamento privato di Boone. Oliver denuncia anche stipendi non pagati: 25.000 dollari al mese, di cui però ne avebbre ricevuti solo 9.000 per i due mesi precedenti la chiusura della galleria. Nata in Egitto, Boone ha studiato arte alla Rhode Island School of Design e poi a Hunter College, prima di diventare un nome di spicco della scena di SoHo negli anni ’70, rappresentando artisti come Julian Schnabel, David Salle, Eric Fischl, Basquiat, Barbara Kruger e Ai Weiwei. Nel momento della condanna si è scusata con la corte, la famiglia e i colleghi, e ha rassegnato le dimissioni dalle associazioni di cui faceva parte. La difesa aveva invocato problemi di salute mentale e un’infanzia difficile, ma il giudice ha stabilito che si trattava di scelte consapevoli.
La saga di Ann Freedman e la galleria Knoedler
Ann Freedman, ex direttrice della storica Knoedler Gallery, è stata coinvolta in uno dei casi più clamorosi della storia dei falsi legati al mercato dell’arte contemporanea. La galleria, aperta nel 1846 e un tempo punto di riferimento per collezionisti quali Vanderbilt, J.P. Morgan e Frick, attraversa una crisi negli anni ’70 e viene salvata da Armand Hammer. Freedman, giovane receptionist, diventa direttrice nel 1994. Quello stesso anno inizia la truffa: Freedman acquista da Glafira Rosales 40 quadri mai documentati di artisti famosi, tra cui Pollock, Rothko e Motherwell. Nel 2013 Rosales confessa: tutti i dipinti erano falsi, realizzati da Pei-Shen Qian. Il danno stimato supera i 70 milioni di dollari. Lo scandalo esplode nel 2011 con la chiusura della galleria. La maggior parte delle cause si chiude con accordi «amichevoli», senza provare la complicità di Freedman, che sostiene di aver creduto nell’autenticità delle opere. Prezzi troppo bassi e altri segnali d’allarme vennero ignorati. «Ci sono state molte incomprensioni. In retrospettiva, ci possono essere cose che non ho visto all’epoca. Sono una commerciante e un’amante dell’arte, ma non sono un’esperta o un connoisseur» Tra i collezionisti truffati, Domenico De Sole, ex CEO di Gucci, e sua moglie, che acquistarono un falso Rothko per 8,3 milioni di dollari nel 2004. Restano aperte due querele e un terzo caso contro un avvocato svizzero. Il procuratore Jason Hernandez osserva: «I collezionisti si sono basati troppo sulla reputazione della galleria». L’ex proprietario Michael Hammer aveva immaginato un film sullo scandalo; il progetto avrebbe dovuto coinvolgere Meryl Streep nel ruolo di Freedman.
Larry Salander dalla «Madonna con Bambino» ai 100 milioni spariti
Larry Salander, proprietario della galleria Salander-O’Reilly a New York, ha visto infrangersi la sua carriera contro 30 capi d’imputazione per furto aggravato e frode che gli sono stati comminati nel marzo del 2010. Cresciuto a Long Beach e antiquario di terza generazione, Salander apre gallerie a Wilton e su Madison Avenue. Guadagna reputazione e clienti importanti. Ma dietro l’apparenza ci sono truffe continue. Tra gli esempi più eclatanti: 96 opere di Stuart Davis vendute senza autorizzazione, dipinti di Arshile Gorky duplicati e rivenduti a diversi collezionisti, fondi dei clienti usati per pagare debiti e spese personali. L'ex tennista John McEnroe perde 2 milioni di dollari su due dipinti, venduti contemporaneamente a un altro collezionista. Robert De Niro accusa Salander di aver sottratto opere del padre per coprire debiti. Condannato a 6-18 anni, Salander ora sconta la pena in un carcere di media sicurezza. Il fallimento della galleria lascia creditori con richieste di risarcimento per quasi 300 milioni di dollari. Più di 115 milioni di sequestri ordinati dal tribunale non sono mai stati recuperati.
Altri articoli dell'autore
Tra ricordi e metamorfosi, a Milano la materia «torna a parlare». Dall’11 al 27 settembre 2025 lo spazio MADE4ART ospita una personale di Lorena Premoli a cura di Vittorio Schieroni ed Elena Amodeo. Un percorso che trasforma legni, corde e tessuti in opere in cui ogni crepa racconta una storia e ogni frammento assume nuovo significato
Dal 20 settembre al 2 novembre, il DucatoPrize trasforma gli spazi di Palazzo Farnese in un dialogo tra arte contemporanea e memoria storica
Tra tubi, incisioni e stratificazioni di colore, Lauren Quin trasforma ogni quadro in un viaggio ipnotico tra dettaglio e totalità.
Katherine Qiyu Su trasforma la memoria in pittura: frammenti di corpi e ricordi tra figurazione e astrazione creano opere in continuo divenire, dove tempo, sogno e presenza si intrecciano