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Alessandro Martini
Leggi i suoi articoliIl Museo Civico di Arte Antica di Palazzo Madama ha un nuovo direttore, selezionato dalla commissione composta da Guido Guerzoni, Daniele Jalla e Antonio Natali e nominato l’8 marzo dal Consiglio direttivo della Fondazione Torino Musei. È Guido Curto, 60 anni, dal 1999 professore all’Accademia Albertina di Torino e dal 2012 coordinatore della Pinacoteca annessa (e anche «figlio d’arte»: suo padre Silvio Curto, recentemente scomparso, è stato un leggendario direttore del Museo Egizio).
Il suo è un profilo molto diverso da quello della precedente direttrice Enrica Pagella (chiamata dal Mibact alla guida dei Musei Reali torinesi) e perlopiù orientato alla docenza, all’attività giornalistica (per anni collaboratore di «Il Giornale dell’Arte») e alla curatela nell’ambito del contemporaneo. Ma Curto arriva a Palazzo Madama (con un contratto quinquennale da 80mila euro lordi annui) anche forte dell’essere stato tra i 10 finalisti per la direzione della Reggia di Caserta (poi andata a Mauro Felicori).
«Intanto, una premessa importante, ci dice: il museo è bellissimo, e questo grazie al riallestimento di Carlo Viano e alla direzione di Enrica Pagella, e funziona anche molto bene. Ciò che mi è stato chiesto è di dargli maggiore visibilità aumentando i visitatori, verso quota 600mila (oggi sono circa 200mila, Ndr)». Cuore fisico e storico della città, l’edificio testimonia le varie fasi della città, dall’età romana a Juvarra: «Voglio che il Palazzo Madama diventi un vero museo di se stesso, capace di raccontare, attraverso il suo patrimonio e con nuovi allestimenti (anche diglitali) e mostre temporanee, fasi come il Rinascimento (misconosciuto) e le “ampliazioni” barocche, o ancora le madame reali che da qui governarono. Ma intendo anche aprire al contemporaneo, alla fotografia, al design. Non dimentichiamoci che siamo un piccolo Victoria and Albert Museum».
È chiaro che per tutto questo gli spazi (riaperti soltanto nel 2006, dopo 19 anni di chiusura al pubblico) non sono sufficienti: «Stiamo già riallestendo alcune sale, troppo affollate, spiega: alcuni arredi, anche dai depositi, verranno trasferiti a Venaria per raccontare al grande pubblico le nostre collezioni. Credo che sia importante andare maggiormente verso un museo capace di emozionare, anche sul fronte “sensoriale”. Penso ai ragazzi, alle scuole, ma anche ai cittadini e al pubblico sempre più internazionale di Torino». Intanto all’ultimo piano di Palazzo Madama è stata riallestita la suggestiva Camera del Vetro, con 55mila euro del Rotary Club Torino destinati anche a restauri mirati.
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