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Il piano nobile della Galleria nazionale delle Marche di Urbino. Foto Claudio Ripalti

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Il piano nobile della Galleria nazionale delle Marche di Urbino. Foto Claudio Ripalti

Luigi Gallo: «A Urbino nel segno della luce»

Il direttore della Galleria nazionale delle Marche presenta i progetti dei prossimi mesi, con il riallestimento tematico e cronologico del piano nobile e nuove luci a led per l'efficientamento energetico. Focus sul palazzo e sull’arte nel tempo di Federico da Montefeltro, sui crocifissi e sugli stendardi. Nel 2024, mostre su Federico Barocci e Pellegrino Tibaldi

Stefano Miliani

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La Galleria nazionale delle Marche rivoluzionerà il piano nobile, ovvero le sale monumentali di Palazzo Ducale a Urbino, dove si trovano lo studiolo intarsiato e i capolavori di Piero della Francesca, Raffaello e Tiziano. Il filo conduttore sarà la luce, spiega il direttore Luigi Gallo (Roma, 1966), che guida anche la Direzione regionale musei Marche e che fin dalla nomina, nell’autunno 2020, ha rimarcato la necessità di ripensare la Galleria. Il suo programma poggia sui finanziamenti del Pnrr e segue il rinnovamento e aperture del secondo piano completati in luglio.

Direttore Gallo, come cambierà il piano nobile?
«Stiamo lavorando per offrire le opere con una nuova presentazione sobria e semplificata, perché bisogna relazionarsi con grande leggerezza con l’architettura straordinaria del Laurana e di Francesco di Giorgio. L’allestimento, progettato dall’architetto del museo Francesco Primari su progetto scientifico mio e di Giovanni Russo, coadiuvati dai nostri storici dell’arte Valentina Catalucci e Andrea Bernardini, disporrà le opere su basi o in leggerissime vetrine utili anche per l’illuminazione generale. In alcune vetrine disporremo i pezzi più celebri. Con un progetto illuminotecnico nuovo avremo una luce moderna a led anche per togliere le alogene, obsolete e incredibilmente energivore, e un migliore efficientamento energetico. Siamo in fase di progetto esecutivo, i lavori cominceranno a giugno procedendo per stralci per terminare nell’aprile del 2025».

Come cambierà il percorso espositivo?
Seguirà linee tematiche e cronologiche. L’appartamento della Jole verterà sul palazzo e sull’arte nel tempo di Federico da Montefeltro per continuare poi con una riflessione sul ’300 e il ’400. Nell’appartamento dei Melaranci allestiremo due sale tematiche: una sui cinque crocifissi, dal modello medievale a quello pienamente rinascimentale; un’altra sugli stendardi, unendo anche quelli di Luca Signorelli e di Tiziano. La «Flagellazione» e la «Madonna di Senigallia» di Piero della Francesca costituiranno due nuclei distinti per riflettere sui temi dell’arte e il sentimento religioso alla Corte di Urbino.

Dove andranno il dipinto della «Città ideale» e la «Muta» di Raffaello?
La «Città ideale» sarà esposta in modo migliore nella camera da letto del Duca, dov’è adesso e dove si trovano le porte con le città ideali istoriate, in modo tale da spiegare come il tema sia legato a Federico. Giovanni Santi, Timoteo Viti, Raffaello e i suoi seguaci saranno nell’appartamento della Duchessa. Quindi il piano nobile avrà un percorso cronologico con nuclei tematici utili al visitatore per avere un momento di sosta. Il percorso sarà punteggiato da sedute scaldanti che permetteranno una visita gradevole anche in inverno.

Cosa sono le sedute scaldanti?
Le sedute emanano un calore verticale che non intacca il microclima. Con questa revisione totale del piano avremo un progetto all’avanguardia che permetterà di capire come variano le temperature nelle sale nel corso delle stagioni e di monitorare in modo preciso le opere d’arte, che sappiamo stare bene, per capire se ci sono sbalzi o circoli d’aria.

Il sito web cambierà?
Sì, molto, sarà innovativo. Su una piattaforma comune il sito, curato da Stefano Brachetti della Galleria, offrirà un’audioguida, un tour virtuale gratuiti e scaricabili, un link al catalogo digitale con foto e schede tecniche di tutte le opere cui si potrà avere un accesso illimitato e libero. Una parte sarà legata alle disabilità cognitive, a un programma di lettura per ipovedenti, a una guida per i bambini. Saranno offerte perfettamente integrate l’una con l’altra.

Il museo avrà un laboratorio di restauro a disposizione di tutta la regione Marche: facendo gli scongiuri servirà per ricoverare opere in caso di calamità?
Assolutamente sì. Il basso edificio secentesco delle Casermette che chiude il cortile del Pasquino, già restaurato negli anni ’80, verrà integralmente smontato per l’adeguamento sismico e rimontato come laboratorio con i macchinari più aggiornati: potrà ospitare più di un restauratore e sarà sufficientemente ampio per rispondere alle esigenze regionali.

Quali mostre avete in programma?
In aprile inauguriamo una mostra molto sfiziosa sul ruolo di Palazzo Ducale nell’immaginario architettonico contemporaneo; in settembre avremo una mostra sulle opere conservate in deposito come le grandi pale d’altare del ’500, ’600 e ’700 sulle quali sta partendo una vigorosa campagna di restauri in occasione della messa a norma dei depositi. Mai come in questi anni si sta lavorando alla tutela delle opere d’arte del museo anche grazie ai partenariati con l’Istituto centrale del restauro e dell’Opificio delle Pietre Dure. Nel 2024 avremo una grande mostra con circa 80 opere di Federico Barocci tra dipinti e disegni sui suoi temi: il notturno, la natura, il ritratto, gli affetti… Da curatore voglio che emerga il suo essere impagabilmente moderno: passato nella storiografia come un epigono della pittura rinascimentale, in realtà Barocci ha una visione completamente innovativa della pittura, del disegno, dell’incisione, dipinge come nessuno in quel periodo. In chiusura del 2024 faremo un focus sugli anni anconetani di Pellegrino Tibaldi (1527-96), ricostruendo una predella di cui abbiamo acquistato recentemente una parte. Ne possedevamo già un’altra porzione, mentre una terza è a Brera.
 

Luigi Gallo. Foto Claudio Ripalti

«Città ideale» (1480-90) di autore sconosciuto, Urbino, Galleria nazionale delle Marche

Stefano Miliani, 10 marzo 2023 | © Riproduzione riservata

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Luigi Gallo: «A Urbino nel segno della luce» | Stefano Miliani

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