Redazione GDA
Leggi i suoi articoliDal 6 aprile la Galleria Nazionale delle Marche di Urbino riapre tre sale e ne apre di nuove nell’Appartamento roversesco nell’ala sud-orientale al secondo piano, con il risultato di proporre un compendio del ’500 e ’600 marchigiano più consistente: le opere comprendono oltre trenta dipinti di autori come Federico Barocci e i barocceschi, Federico Zuccari e Orazio Gentileschi, l’apparato per le nozze celebrate nel 1621 tra l’ultimo duca di Urbino Federico Ubaldo Della Rovere e Claudia de’ Medici, disegni mai mostrati prima e 150 ceramiche del ’500.
Il museo di Palazzo Ducale ha rinnovato gli ambienti dotandoli di una nuova illuminazione e di un ascensore soprattutto per chi ha difficoltà motorie. L’intervento rappresenta la prima fase di un progetto più vasto per tutto il secondo piano che si completerà a metà luglio. «L’idea è arricchire il racconto dell’arte delle Marche dando nuovo valore alla grande stagione della pittura marchigiana dal ’500 e ’700, premette il direttore Luigi Gallo. Sono contento di portare a termine l’apertura del Palazzo iniziata da Lionello Venturi: nella vita mi ritrovo spesso a seguire i suoi passi».
Le sale riaperte dopo i lavori comprendono i cinque dipinti ricevuti in prestito dai depositi della Pinacoteca di Brera per il programma del Ministero della Cultura «100 opere tornano a casa»: si tratta di due opere di Simone Cantarini, una di Barocci interamente autografa e un «Ecce Homo» realizzato dal pittore urbinate con Ventura Mazza e, infine, un pezzo di Cristoforo Roncalli detto Il Pomarancio. Nei nuovi ambienti luminosi trovano spazio anche il Sassoferrato e Giovan Francesco Guerrieri con un quadro incluso in un nucleo di pezzi che la Fondazione CaRiPesaro presta al museo di Urbino per un periodo medio-lungo.
Oltre a un grande cartone del Domenichino e a uno di Annibale Carracci, le sale dei disegni propongono a rotazione 24 fogli che, rimarca Gallo, «appartengono a un bellissimo fondo donato alla Galleria a inizio ’900, finora non sono mai stati presentati e includono otto autografi stupendi del Barocci». Sono invece concesse in deposito, da raccolte come la Fondazione CaRiPesaro e il Museo Pontificio della Santa Casa di Loreto, le ceramiche nella nuova sezione curata da Timothy Wilson e Claudio Paolinelli. L’obiettivo di Gallo è chiaro: non far riposare il museo sugli allori delle stelle del Rinascimento bensì «valorizzare sempre più il rapporto della Galleria con la storia dell’arte nella regione».
Articoli precedenti
Al MoMA la retrospettiva della pioniera della performance che si vorrebbe rivedere più volte
Documenti dell’Archivio di Stato di Ancona li rappresentano nel contesto storico del regime fascista
Le due importanti città-stato etrusche sono gemellate idealmente da ieri
La nuova mostra dell’artista canadese negli spazi di Basement Roma trasforma lo spettatore in un «personaggio giocante» di un videogame