«Coats to Borrow» (1989) di Ana Lupas

Foto: Carlo Favero. Collezione Stedelijk Museum Amsterdam

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«Coats to Borrow» (1989) di Ana Lupas

Foto: Carlo Favero. Collezione Stedelijk Museum Amsterdam

L’opera di Lupas è un atto di resistenza

Allo Stedelijk Museum prima monografica completa dell’84enne artista rumena che ha denunciato le difficili condizioni della libertà di espressione nel suo Paese dal 1945 al 1989, a causa della dittatura politica

È Leontine Coelewij a curare allo Stedelijk Museum di Amsterdam la mostra «Ana Lupas. Da questo lato del fiume Elba» (9 maggio-15 settembre), prima monografica completa dedicata all’artista nata nel 1940 a Cluj-Napoca, la seconda città più popolosa della Romania nonché tra i poli economici più importanti del Paese. La mostra rende omaggio alla carriera ormai ultrasessantennale di una delle artiste più rappresentative dell’Europa dell’Est, apparsa sulla scena artistica negli anni Sessanta, che ha posto al centro della sua opera la denuncia delle difficili condizioni della libertà di espressione in Romania, provocate da una dittatura politica rimasta al potere dal 1945 al 1989.

«La variegata opera di Lupas comprende opere tessili, sculture, installazioni ed esempi di Action art, afferma Coelewij. Il suo lavoro manifesta analogie con movimenti d’avanguardia postmoderni come la Land art, il post Minimalismo e l’Arte povera. Tra le sue fonti di ispirazione compaiono però anche il folklore e le tradizioni secolari della sua terra. In aperta opposizione alle pratiche artistiche e accademiche favorite dalla dittatura, e promuovendo una forma di espressione artistica locale, l’uso intenzionale di materiali “poveri” come lana, cotone, canapa e lino ha non solo sfidato i canoni artistici, ma anche offerto un incisivo commento sulla scarsità e le limitazioni imposte dal regime».

Fulcro della mostra è l’installazione «Coats to Borrow» (1989), acquisita dallo Stedelijk nel 2022 e composta da cappotti realizzati a mano da Lupas con ritagli di tessuto e vecchi vestiti, che furono indossati e recano memoria dei membri dell’Atelier 35, collettivo di giovani artisti da lei stessa fondato. L’installazione enfatizza il concetto di partecipazione e il potere di trasformazione insito nelle sculture tessili, esplicitando l’affermazione di Lupas secondo cui l’opera è un atto di resistenza.

Tra gli altri lavori in mostra spiccano «Humid Installation» (1970) e «The Solemn Process» (1964-76, 1980-85 e 1985-2008), realizzati coinvolgendo le comunità della Transilvania rurale e altamente significativi dell’impegno di Lupas nel riallacciare l’arte contemporanea alle tradizioni, i rituali e le narrazioni locali, svelando la sua profonda esplorazione della storia e dell’identità. Come afferma Coelewij, «Ana Lupas è una figura di spicco dell’arte concettuale, ampiamente acclamata per gli aspetti sociali veicolati dal suo lavoro, impostato sull’importanza dell’impegno attivo. La nostra mostra è stata sviluppata in stretta collaborazione con l’artista, mostrando le pietre miliari del suo lavoro anche grazie a filmati d’archivio e opere mai esposte prima».

La retrospettiva dello Stedelijk nasce in collaborazione con il Kunstmuseum Liechtenstein, che presenta una mostra, curata da Letizia Ragaglia, focalizzata su altri aspetti dell’opera di Lupas. I due musei propongono un esaustivo catalogo congiunto.

«Humid Installation» (1970) di Ana Lupas. Cortesia dell’artista

Veduta dell’installazione «The Solemn Process» (1964–2008) di Ana Lupas alla Tate Modern Blavatnik Building. Collezione Tate; foto: © Tate

Elena Franzoia, 07 maggio 2024 | © Riproduzione riservata

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L’opera di Lupas è un atto di resistenza | Elena Franzoia

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