Georg Baselitz con la scultura «Donna Via Venezia» nel suo studio a Schloss Derneburg, 2004

© Benjamin Katz

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Georg Baselitz con la scultura «Donna Via Venezia» nel suo studio a Schloss Derneburg, 2004

© Benjamin Katz

L’omaggio al contrario di Baselitz a Duchamp

Nel Palazzo Giardino di Sabbioneta le imponenti sculture, i grandi dipinti e le gigantesche linoleografie erotiche del maestro tedesco

Come Palazzo Te a Mantova per Federico II Gonzaga, così il Palazzo Giardino (post 1578-ante 1587) di Sabbioneta fu voluto, oltre 50 anni dopo quello, da Vespasiano Gonzaga Colonna (del ramo cadetto detto dei «Gonzaga delle nebbie», perché stanziati tra il Mincio e il Po) appena insignito del titolo ducale, come luogo del riposo e dello svago, seppure all’interno delle mura della «città ideale» di Sabbioneta, che volle erigere per farne la capitale del suo ducato.

Diventata nel 2008, con Mantova, parte del Patrimonio Unesco, dal 2022 la città è gestita, in virtù di tale ruolo, dalla Fondazione Sabbioneta Heritage Ets, che ora promuove la mostra «Georg Baselitz. Belle Haleine» (fino al 24 novembre), curata da Mario Codognato nella Galleria degli Antichi di Palazzo Giardino.

Nel lungo percorso scandito da 26 arcate sono esposte alcune delle sue massicce, imponenti sculture, dei grandi dipinti su tela e (per la prima volta tutte insieme) dieci sue gigantesche, provocatorie incisioni tratte da litografie erotiche dell’800: tutti lavori accomunati dal tratto duro, spesso brutale, del maestro tedesco (vero nome, Hans-Georg Kern, nato a Deutschbaselitz in Sassonia, poi Germania dell’Est, nel 1938) e dall’uso delle immagini capovolte, da lui inaugurato nel 1969 con il duplice obiettivo di provocare lo sguardo dell’osservatore, costringendolo a concentrarsi sul solo segno e non sul contenuto delle sue opere e di farsi al tempo stesso testimone, con queste figure «sottosopra», delle angosce del ’900: «Sono nato in un ordine distrutto, ha dichiarato l’artista, in un paesaggio distrutto, tra persone distrutte, in una società distrutta. Non ho voluto ristabilire un ordine. Ho visto abbastanza del cosiddetto ordine. Sono stato forzato a mettere tutto in discussione».

Invitato alla Biennale di Venezia del 1980 e a documenta del 1982, Premio Imperiale 2004, lo scorso anno, per i suoi 85 anni, Baselitz è stato festeggiato con più mostre, in Europa e negli Stati Uniti. Quella di Sabbioneta prende il titolo dal ciclo di linoleografie erotiche stampate a mano, suo «omaggio al contrario» a Marcel Duchamp. Citando il ready made «Belle Haleine, Eau de Voilette» (1921) del francese («Alito profumato, acqua di veletta», con l’etichetta di Man Ray che ritrae Duchamp in veste di Rrose Sélavie), Baselitz ne confuta l’affermazione che la pittura sia morta. E lo fa affidandosi proprio alla pittura: come afferma Codognato, «Baselitz continua a minare questa affermazione attraverso pastiche dipinti delle parole e delle opere di Duchamp, in una sorta di “elaborazione attraverso un avversario”».

«Donna Via Venezia» (2004-06) di Georg Baselitz. Foto Jochen Littkemann. © Georg Baselitz 2024

Ada Masoero, 08 maggio 2024 | © Riproduzione riservata

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L’omaggio al contrario di Baselitz a Duchamp | Ada Masoero

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