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Il progetto di Arata Isozaki con Andrea Maffei, vincitore del concorso del 1998

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Il progetto di Arata Isozaki con Andrea Maffei, vincitore del concorso del 1998

Loggia di Isozaki: da 23 anni la modernità sfida Firenze

«Non si fa!», tuona Sgarbi sul progetto dell’architetto giapponese vincitrice del concorso del 1998 per gli Uffizi. «Non si spendono 12 milioni per un’uscita». «Ne va della credibilità internazionale dell’Italia», replica l’Ordine degli Architetti di Firenze

Elena Franzoia

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«Non si fa!», tuona al telefono il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi a proposito della Loggia Isozaki, per poi inviare una lunga motivazione del suo dissenso: «È un problema esclusivo dello Stato che deve risolvere utilmente ed elegantemente una necessità di servizio di un edificio di sua proprietà. Perché una semplice uscita debba essere monumentale è un mistero che nessuno ha spiegato. E nessuno al mondo spenderebbe 20 milioni di euro (che sembrano non bastare) per sistemare pomposamente una semplice uscita di una architettura la cui entrata sono le logge del Vasari. Da 23 anni si discute se lo Stato possa concedersi ciò che non consentirebbe a nessun altro. Nei giorni di Natale, mi ero confrontato con il sindaco e i diretti competenti, tra cui il direttore degli Uffizi, condividendo la proposta di un’area verde sulla quale aveva manifestato piena condivisione la soprintendente Antonella Ranaldi. Non capisco, da parte del sindaco Dario Nardella, il riaffacciarsi dell’ipotesi di un concorso dopo il fallimento oggettivo del precedente. Superato l’orrore e il gigantismo di un’architettura fuori scala, occorre ribadire che per una semplice uscita, da che mondo è mondo, non occorrono concorsi e grandi opere ma gli uffici stessi dello Stato, che si chiamano Soprintendenze e Musei».

Si aggiunge dunque un nuovo tassello alla vexata quaestio della nuova uscita degli Uffizi, oggetto nel 1998 di un concorso internazionale a inviti, promosso dall’allora Ministero per i Beni e le Attività culturali retto da Giovanna Melandri, che laureò vincitore il giapponese Arata Isozaki (1931-2022, Pritzker Prize nel 2019) e a cui parteciparono Gae Aulenti, Mario Botta, Norman Foster, Vittorio Gregotti e Hans Hollein. Un progetto tuttora sulla carta, nonostante il cantiere aperto (conl’ormai celebre e costosissima gru) e un finanziamento di 12 milioni di euro nel 2020 da parte del Ministero, allora retto da Dario Franceschini.

A ulteriore sostegno della realizzazione della Loggia, già più volte manifestato, è stata inviata nel gennaio 2023 una lettera aperta al sindaco Nardella e al ministro Gennaro Sangiuliano, cui è seguita la reazione al vetriolo di Sgarbi, dai presidenti dell’Ordine e della Fondazione Architetti di Firenze (Andrea Crociani e Silvia Ricceri), Ance-Associazione nazionale costruttori edili di Firenze (Pierluigi Banchetti) e Fondazione Giovanni Michelucci (Silvia Botti).
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«Il nostro appello, precisa Crociani, non entra nel merito del progetto, ma mira unicamente a difendere la procedura concorsuale e la sua credibilità, anche sul piano internazionale. Sempre più frequentemente studi stranieri di progettazione sono incerti sulla partecipazione a procedure concorsuali in Italia, proprio perché non c’è la certezza della realizzazione. La questione centrale è che non si può mettere in discussione l’esito di un concorso senza che si siano modificate le esigenze che lo hanno motivato. Alla luce di questa considerazione le recenti prese di posizione appaiono del tutto arbitrarie. Tantomeno riteniamo opportune le proposte di giardini o pareti verdi verticali, logica conseguenza di una non volontà di progettare e realizzare opere architettoniche contemporanee all’interno della città storica che, come risulta evidente, è da sempre determinata dalla stratificazione di interventi eseguiti nel tempo. Entra infatti in campo il problema dell’inserimento dell’architettura contemporanea in un contesto storico che si vorrebbe cristallizzato, intervento a volte osteggiato dalla stessa opinione pubblica, come a suo tempo proprio a Firenze avvenne con la Stazione di Santa Maria Novella, progettata negli anni ’30 dal Gruppo Toscano guidato da Giovanni Michelucci. Realizzare la Loggia Isozaki è quindi una questione di civiltà, dato che non è possibile mettere in discussione le decisioni di una qualificata commissione giudicatrice per valutazioni soggettive, puramente legate al gusto personale».

Dopo le risposte di Sangiuliano, tendenzialmente contrario, e Nardella, possibilista sull’ipotesi nuovo concorso, la Loggia è più che mai bloccata. Ricorda Andrea Maffei, nel 1998 partner di Isozaki per i progetti italiani: «Isozaki aveva stretti legami con l’Italia. Oltre infatti a conoscere e ammirare la nostra storia dell’architettura era amico di Adolfo Natalini e Andrea Branzi, dato che da giovane era molto legato a gruppi come Superstudio e Archizoom. Anche da qui nasce il suo interesse a progettare nel nostro Paese. Fu quindi per lui una grande gioia la vittoria del concorso, ma anche un grande rammarico non vedere realizzata la Loggia in un contesto storico dell’importanza degli Uffizi, come invece Pei aveva potuto fare al Louvre. Quanto alla realizzazione, sappiamo solo del finanziamento dell’ex ministro Franceschini. Siamo in attesa e ci auguriamo di poterla realizzare. Riguardo all’attualità del progetto dopo tutti questi anni, non la ritengo in discussione in quanto Isozaki aveva scelto di sviluppare tematiche strettamente legate al Rinascimento come il cubo brunelleschiano e la prospettiva centrale albertiana. Sono concetti assoluti, atemporali, soprattutto in relazione al contesto fiorentino, come appunto la piramide di Pei al Louvre».
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Ma cosa ne pensa il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt? Il 22 dicembre scorso, in audizione con la Commissione Cultura del Comune di Firenze, ha dichiarato: «Fare La Loggia fu una decisione politica, in base a un accordo tra il Comune di Firenze e il Ministero della Cultura dell’epoca. Ora anche l’idea di non farla sarà per forza una decisione politica: la normativa non prevede che il direttore degli Uffizi abbia un particolare ruolo in questo. Da allora sono passati quasi 25 anni. Bisognerebbe organizzare verosimilmente un altro concorso di idee. In questa vicenda il costo di immagine c’è stato e l’abbiamo pagato tutti. Se si agisse subito, si sarebbe ancora in tempo per proporre un’alternativa senza ulteriori grandi ritardi. Ma è chiaro che per la Loggia di Isozaki non esistono più di due alternative: o si fa o non si fa».

Il modellino per il progetto di Arata Isozaki con Andrea Maffei, vincitore del concorso del 1998

La situazione attuale

Elena Franzoia, 31 marzo 2023 | © Riproduzione riservata

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