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Camerino, Il Palazzo arcivescovile e il Duomo in restauro, luglio 2025

Foto: Carlo Morosi

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Camerino, Il Palazzo arcivescovile e il Duomo in restauro, luglio 2025

Foto: Carlo Morosi

Lo stato dell’arte dei restauri a Camerino

L’ingegner Carlo Morosi, che coordina un gruppo multidisciplinare di professionisti per ripristinare il Palazzo arcivescovile e il Duomo della città marchigiana, fa il punto sulla situazione lavori

Stefano Miliani

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«A Camerino ora c’è un fermento enorme con tanti cantieri e molti operai». Carlo Morosi, ingegnere, nato nel 1965, descrive con toni incoraggianti il centro storico dell’antica capitale del ducato dei Da Varano nel maceratese dove, finalmente, fervono le ristrutturazioni da quando fu annichilito dal sisma del 26 e 30 ottobre 2016. In quei giorni di paura il tecnico fu tra i tanti cittadini evacuati. Da tempo è al lavoro. Per volontà dell’arcivescovo di Camerino, monsignor Francesco Massara, in sinergia con la Soprintendenza di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata e l’Ufficio speciale ricostruzione sisma 2016, il tecnico coordina un gruppo multidisciplinare di professionisti per restaurare due edifici-simbolo nella zona nord della città che fanno angolo in piazza Cavour: il tardorinascimentale Palazzo arcivescovile e il Duomo.

«Il Palazzo arcivescovile nasce dall’unione nel Cinquecento di due palazzi fatiscenti e ha acquisito la forma di una “elle” allungata: qui sono progettista e figura di rappresentanza con il mio team di architetti e ingegneri che ha progettato il restauro». Sul lato settentrionale della piazza domina il Duomo, con i due inconfondibili campanili ingabbiati dopo il sisma: «Qui svolgo la funzione di direttore dei lavori strutturali e referente nei rapporti con la diocesi; un progetto che vede come progettista lo Studio Paci con Federico e Benedetta Paci». Alle indagini hanno collaborato chimici dell’Università di Urbino.

Con il cantiere avviato nel marzo 2022, l’apertura del Palazzo arcivescovile è fissata al 26 ottobre 2025. «Oltre alla cura pensiamo a riadattare alle nuove esigenze edifici modificati strutturalmente per secoli», dice Morosi. Secondo quali criteri? «I nostri criteri sono la compatibilità con l’edificio, la reversibilità di ogni intervento, il rispetto dell’autenticità, la conservazione estetica e della materia. Abbiamo cambiato solo alcune pavimentazioni e finiture non consone al palazzo». Che «era danneggiatissimo e pericolante». Con stanze alte fino a cinque metri, per raddoppiarne la capacità di resistere a un sisma «abbiamo utilizzato tecnologie aggiornate come reti in fibra di carbonio».

I lavori, fa sapere l’ingegnere, costano 24 milioni di euro «finanziati dallo Stato per la ricostruzione». Quando dice «riadattare» che cosa intende? «Fino al terremoto c’erano un negozio di alimentari, una libreria, un’agenzia di viaggi, nei locali superiori la Curia, la radio diocesana e un giornale locale, l’appartamento del vescovo, le abitazioni di preti, il Museo diocesano. La volontà della Diocesi è fare qualcosa di diverso perché alcune attività non sono più attuali per Camerino». Neppure la libreria? «Probabilmente no, perché le scuole verranno portate fuori. Serviranno attività necessarie alla ricostruzione come una banca online o locali perché chi lavora nei cantieri possa mangiare».

L’area espositiva del Museo diocesano è al piano nobile dal 1968. L’Arcidiocesi nel giugno 2022 ha aperto a San Severino Marche il Marec, significativa raccolta con una settantina di opere recuperate del territorio terremotato e diretta da Barbara Mastrocola. «Monsignor Massara ha voluto creare una rete museale. Qui riapriremo il Diocesano allargandolo perché le opere sono tantissime: avrà nove stanze su circa 500 metri quadri, più i locali del deposito e quelli accessori, lo dirigerà Barbara Mastrocola. Gli uffici della curia, la radio e il giornale andranno in un immobile della Diocesi fuori del centro storico mentre parte del palazzo verrà adibita a camere per studenti e professori dell’università perché Camerino ha l’esigenza di ripopolarsi». Alcune stanze, aggiunge Morosi, verranno destinate ai turisti: «La città adesso non ha ricettività». Altre, ipotizza, potranno essere usate per il catechismo, da medici o altri professionisti, di sicuro rimane l’appartamento di rappresentanza del vescovo.

Il restauro della cattedrale, prevede l’ingegnere, terminerà a fine 2026 e con una spesa di 7,5 milioni. «Ricostruita dopo il crollo del 1799 dall’architetto Andrea Vici allievo del Vanvitelli, è una chiesa con dettami neoclassici, la struttura a mattoncini tipica dell’800. Ha avuto più rimaneggiamenti. Grazie alla ristrutturazione dopo il terremoto del 1997 ha resistito, però ha avuto danni ingenti sia per le vibrazioni diverse tra i due campanili e la chiesa sia per l’interazione con l’adiacente Palazzo arcivescovile». Quale aspetto avrà? «Il nostro restauro è conservativo. Manteniamo per esempio gli elementi lapidei. E salviamo la bella pavimentazione in marmo. L’organo del 1829 verrà riposizionato dov’era, nella parte absidale».

Una constatazione: fatti salvi gli stop per il Covid, dal 2016 sono passati troppi anni. «Inizialmente doveva intervenire lo Stato, poi non poteva, sono cambiate le norme e solo dal 2019 la Diocesi ha potuto affidare privatamente le progettazioni al mio studio tecnico; poi serviva la copertura economica, risponde Morosi ed è ottimista. So che dopo l’estate partono i lavori nel Palazzo ducale. Fra tre anni piazza Cavour sarà finita». Il recupero dell’edificio arcivescovile è un segnale forte verso la rinascita.

Camerino, interno del Duomo in restauro, luglio 2025. Foto Carlo Morosi

Stefano Miliani, 04 agosto 2025 | © Riproduzione riservata

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