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Giovan Battista Gaulli detto il Baciccio, «Conversione di san Paolo», 1700 ca., Museo diocesano di Camerino (particolare)

Archivio fotografico del Museo

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Giovan Battista Gaulli detto il Baciccio, «Conversione di san Paolo», 1700 ca., Museo diocesano di Camerino (particolare)

Archivio fotografico del Museo

Il Museo Diocesano di Camerino nel Palazzo arcivescovile restaurato

Riapre dopo il terremoto del 2016 con un nuovo ordinamento «tipologico» e con opere provenienti dalle chiese allora danneggiate. In mostra anche Giovan Battista Tiepolo e Valentin de Boulogne

Il 26 ottobre 2016, sulla scia del terremoto del precedente 24 agosto, forti scosse raggiunsero la magnitudo 5,8 a Camerino, nel maceratese, per culminare in quelle più potenti del 30 ottobre. Il centro storico lungo l’alto crinale divenne zona rossa. Il Museo Diocesano Giacomo Boccanera nel Palazzo arcivescovile, diretto da Barbara Mastrocola, venne svuotato per portare le opere in depositi sicuri: il prossimo 16 ottobre l’arcivescovo di Camerino e San Severino Marche, monsignor Francesco Massara, inaugura l’edificio del secondo ’500 interamente restaurato con, nel piano nobile, la raccolta d’arte che dal ’300 e dal Rinascimento camerte arriva al Barocco e al ’700. Includendo, ora, anche Tiepolo. 

Con questo recupero si vedranno di nuovo a casa loro toccanti sculture lignee dipinte come la trecentesca «Santa Anatolia» del Maestro dei Magi di Fabriano e la «Santa Lucia» del Maestro della Madonna di Macereto (secondo ’400). Annota la direttrice: «Grazie a un documento attribuiamo un San Sebastiano a Lucantonio di Giovanni Barberetti, del quale abbiamo notizie dal 1485 al 1527».

Denso è il catalogo pittorico: Paolo da Visso, autori camerti come il Maestro del Trittico del 1454, Girolamo di Giovanni con opere come un angelo e una Vergine affrescati intorno al 1487, per allargare il raggio a un’«Annunciazione» di Luca Signorelli di fine ’400 fino a una scenografica «Conversione di San Paolo» del Baciccio del 1700 circa. 

Barbara Mastrocola accenna ad alcuni nuovi ingressi da chiese terremotate, che rimarranno nel Museo Diocesano almeno finché i luoghi d’origine non torneranno agibili. Anzitutto entra Giovan Battista Tiepolo con la sua «Apparizione della Madonna con il Bambino a san Filippo Neri» del 1739-40 dalla chiesa di San Filippo Neri. Oppure, del caravaggesco Valentin de Boulogne, vengono dalla devastata Santa Maria in Via un «San Girolamo» e un «San Giovanni Battista» nel deserto del 1630-31, esposto fino al 12 ottobre nella mostra su Simone Cantarini alla Galleria nazionale delle Marche a Urbino. Tra i restauri segnalati dalla direttrice, «un crocifisso dalla Pieve di Santa Maria di Ussita e una maestosa “Madonna della misericordia” dal Duomo di Camerino».

Istituito nel 1965, riordinato in seguito al sisma del 1997, nell’allestimento del 2004 firmato da Maria Giannatiempo Lopez (in stanze talvolta dal soffitto elegantemente decorato), il Museo Diocesano passa da circa 120 pezzi in sequenza cronologica a oltre 130: «Ora abbiamo più stanze. E seguiamo un ordine tipologico: prima troveremo le pale d’altare, poi le sculture, le tavole, le tele, le oreficerie, i paramenti sacri. Il museo ha anche una nuova biglietteria e un nuovo bookshop, prima sacrificato». Il colore delle pareti? In precedenza prevalevano il blu e il grigio chiaro. La direttrice vuole salvare la sorpresa, tuttavia il logo divulgato sui social forse fornisce un indizio: ha un fondo verde oliva.

«Questa nuova apertura è la testimonianza che, nonostante le ferite e le difficoltà, Camerino ha sempre scelto di rialzarsi e di non arrendersi», dice in una nota monsignor Francesco Massara. «Apriamo un varco di vita e di futuro. Il mio augurio è che chi entra in queste sale possa sentirsi accolto e accompagnato a riscoprire le radici della propria storia, ma anche a guardare avanti con fiducia».

Camerte d’adozione dove ha studiato e dove lavora da 25 anni, responsabile a San Severino anche del Marec-Museo dell’arte recuperata dell’Arcidiocesi di Camerino e San Severino Marche, Barbara Mastrocola sottolinea che «dopo il terremoto del 1997 questa è una seconda rinascita. Fa pensare a come sia fragile il territorio. Torna un pezzo importante del centro storico, la piazza ne era il cuore pulsante anche commerciale e non solo culturale». Ma il centro è tutt’oggi disabitato: «La ricostruzione doveva essere più veloce, commenta. Qui la popolazione è poca, elettoralmente non contiamo. Si spera che questa riapertura dia un impulso per la crescita». L’auspicio è fondato: queste opere potranno richiamare appassionati, gli abitanti e gli studenti della città universitaria.

Giovan Battista Tiepolo, «Apparizione della Madonna con il Bambino a san Filippo Neri», 1739-40, Museo diocesano di Camerino, proveniente dalla chiesa di San Filippo (particolare). Archivio fotografico del Museo

Stefano Miliani, 14 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

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Il Museo Diocesano di Camerino nel Palazzo arcivescovile restaurato | Stefano Miliani

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