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Jacopo della Quercia, particolare della «Vergine annunciata» del Museo civico-diocesano della Castellina di Norcia, nella mostra «Segni di speranza dai luoghi del sisma», Spoleto 2025

Photo: Stefano Miliani

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Jacopo della Quercia, particolare della «Vergine annunciata» del Museo civico-diocesano della Castellina di Norcia, nella mostra «Segni di speranza dai luoghi del sisma», Spoleto 2025

Photo: Stefano Miliani

Norcia riavrà La Castellina nel 2027

Il direttore illustra in anteprima il restauro della possente rocca del Vignola e il progetto del nuovo Museo Diocesano

A inizio novembre 2016 in piazza San Benedetto a Norcia (Pg) i vigili del fuoco estraevano con cautela dipinti, sculture e reperti dal Museo Civico Diocesano La Castellina ascoltando le indicazioni dell’allora direttrice, l’archeologa Maria Angela Turchetti. Nonostante avesse retto alle scosse del 26 e 30 ottobre, la possente rocca con bastioni che dà il nome al museo era inagibile e da allora è chiusa. Costruito nel 1554 su progetto di Jacopo Barozzi detto il Vignola, l’edificio presentava varie lesioni ed erano caduti un campanile a vela sul lato destro della facciata e alcune volte per cui le opere vennero impacchettate in materiali protettivi e portate al sicuro.

«Sono partiti i lavori di restauro. Abbiamo fatto un progetto pubblico-privato con il Pnrr e stabilito il cronoprogramma: nella primavera del 2027 la Castellina sarà riconsegnata», anticipa a «Il Giornale dell’Arte» il sindaco Giuliano Boccanera, che prefigura anche, per marzo 2026, la restituzione al pubblico sia del Palazzo comunale, nel lato opposto di piazza San Benedetto, sia del Teatro Civico: i due interventi dovrebbero terminare entro quest’anno. 

La Castellina appartiene al Comune, mentre il museo è dell’amministrazione e dell’Archidiocesi di Spoleto-Norcia e vanta opere come la ritrosa «Annunciata» del primo ’400 ritenuta di Jacopo della Quercia o la Vergine annunciata e l’Angelo in terracotta dipinta di Luca della Robbia (1510). Descrive in anteprima alla nostra testata il futuro della raccolta il suo direttore Mirko Santanicchia che, professore di Storia dell’arte medievale all’Università di Perugia, firma il progetto museologico, mentre il progetto museografico si deve all’architetto Antonio Cortese e gli aspetti multimediali e digitali alla società Erasmus Innovation di Roma. Gli ingegneri Stefano Podestà e Giulio Malatesta hanno curato la parte strutturale, l’ingegnere Angelo Maiorino gli impianti. «L’appalto è unico e lo ha vinto la Sea-Società edile appalti di Marsciano». Alla spesa, aggiunge lo storico dell’arte, contribuiscono il Commissario straordinario per il sisma 2016 per la parte strutturale, per il resto la Regione Umbria con un cofinanziamento del Comune per un totale di 2,48 milioni di euro.

«Come Università abbiamo riunito un gruppo di ricerca multidisciplinare. Il primo punto è valorizzare il complesso monumentale con la sua stratigrafia storica e raccontare anche un pezzo del centro medioevale che non c’è più, perché nel XIII secolo sul sito della Castellina sorgeva il Palazzo del Podestà, poi in parte inglobato dalla rocca», specifica Santanicchia. Il programma di restauro include gli stemmi sull’antica facciata del Palazzo del Podestà e un affresco con figura femminile che Santanicchia assegna al quattrocentesco Nicola da Siena. «Il Comune ha avuto un’esigenza chiara: Norcia ha bisogno di un luogo di incontro per ritrovare la socialità. Con il via libera della Soprintendenza umbra, il primo livello del chiostro avrà una copertura così la Castellina avrà una piazza coperta tutto l’anno mentre il secondo livello resterà aperto come è attualmente».

Particolare del Crocifisso di Petrus Pictor. Fonte Mirko Santanicchia per il Museo civico-diocesano della Castellina di Norcia

Madonna di Onde. Fonte Mirko Santanicchia per il Museo civico-diocesano della Castellina di Norcia

Nel piano terra ci saranno il bookshop, la biglietteria, sale per conferenze e piccole mostre e una per l’enorme «Incoronazione della Vergine» che Jacopo Siculo dipinse nel 1539-41: l’ultima sede della pala d’altare, alta quasi sette metri, era la vicina ex Chiesa di San Francesco diventata auditorium e distrutta dal sisma.

Il percorso museale si snoderà al primo piano. Inizierà con quattro sale dedicate alla Norcia romana utilizzando vetrine precedenti: «Erano in buone condizioni, non era oculato dismetterle: saranno allestite con l’archeologa della Soprintendenza Gabriella Sabatini ed esporranno anche reperti scoperti più di recente. La quinta sala, immersiva, multimediale, in uno dei torrioni d’angolo, metterà anche a fuoco la figura di san Benedetto». Seguiranno una cappellina con affreschi del secondo ’500 e «dieci sale con una quarantina di sculture, tavole, pale d’altare, oggetti d’arte dal XII al XVIII secolo».

L’ordine di esposizione delle opere? «Tendenzialmente cronologico con pochissime eccezioni. risponde il professore. «Le sale avranno monitor touch screen e useremo strumenti come la realtà aumentata per approfondimenti e spunti. Esporremo il Crocifisso del pittore detto Petrus Pictor all’altezza e con l’inclinazione giuste: se la data del 1241 è corretta sarebbe uno dei primissimi crocifissi “patiens” in Italia». Santanicchia assicura che cercherà «di tenere unita la collezione “Alfredo Massenzi”, donata al Comune dal figlio Evelino nel 2000, evidenziandola con un cambio di colore, un logo e spostando solo un paio di opere». L’«Annunciata» di Jacopo della Quercia avrà una stanza per sé «di poco più di 3,5 metri per 3,5: bisogna vederla in uno spazio isolato e l’unico era questo. Spero sia una scommessa vinta. Ma ho un piano B e la scultura potrà andare nella sala successiva con altre della collezione Massenzi». Una sala esporrà sculture rinascimentali (tra cui il gruppo di Giovanni Dalmata del 1469), una sarà dedicata a Luca della Robbia e alle pale d’altare, un’altra alla bottega degli Sparapane. 

«Si tratta di un restauro conservativo con consolidamento strutturale, miglioramento antisismico (ad esempio con nuove catene) e riqualificazione dell’intero complesso: la Castellina era stata congegnata bene e i consolidamenti parziali dopo il terremoto del 1979 hanno ridotto i danni», osserva l’ingegnere Podestà. Un passaggio obbligato comporta «la ricostruzione delle velette campanarie nella copertura, una delle quali era crollata: verrà inibito il meccanismo che l’ha fatta collassare». Quanto al cortile interno, la copertura che dovrà renderlo utilizzabile in ogni stagione «sarà in acciaio e vetri opachi e trasparenti per avere una sorta di ombreggiamento e proteggerlo dalle intemperie».

Affresco con particolare dalla facciata del Palazzo del Podestà nella Castellina di Norcia attribuito da Mirko Santanicchia a Nicola da Siena (1450-60)

Stefano Miliani, 07 novembre 2025 | © Riproduzione riservata

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