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«Dinamica Circolare 6b» (1967), di Marina Apollonio (particolare)

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«Dinamica Circolare 6b» (1967), di Marina Apollonio (particolare)

Lo Spazialismo alla Imago Art Gallery

Indagata la relazione tra due importanti correnti della storia dell’arte occidentale, il movimento Spazialista italiano e l’americano Light & Space

Mariella Rossi

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La mostra «Light and space beyond borders» alla Imago Art Gallery di Lugano pone in relazione due importanti momenti della storia dell’arte occidentale, il movimento Spazialista italiano e il movimento americano Light & Space, due ricerche che hanno oltrepassato i limiti della tela e dello spazio fisico, i cui esponenti appartengono a varie Nazioni e generazioni.

Nel saggio che accompagna la mostra, Viola Emaldi e Valentina Rossi parlano di «giustapposizioni di luce, spazio e monocromia nelle ricerche artistiche dagli anni Settanta a oggi tra Italia e Stati Uniti», identificando Lucio Fontana come caposaldo di queste esperienze: sue oltre un quarto delle opere esposte, tra queste tre «Concetti Spaziali», uno bianco e uno blu del 1964 e uno rosso dell’anno successivo, e due «Teatrini» su fondo rosso e nero, datati rispettivamente 1965 e 1966. Poi un salto generazionale ci porta a Piero Manzoni, del quale sono esposte due «Achrome» del 1958 e del 1959, e alle estroflessioni su tela di Agostino Bonalumi ed Enrico Castellani. Il percorso espositivo prosegue con artisti delle Americhe, come il californiano Peter Alexander, scomparso ottuagenario nel 2020, presente in mostra con quattro opere realizzate negli ultimi anni, due nel 2015 e due nel 2016. 

«I risvolti più contemporanei, spiegano le curatrici, sono rappresentati da Gisela Colón e Marina Apollonio, le quali, sebbene generazionalmente distanti tra loro, dimostrano che l’integrazione spaziale continua a essere un fertile terreno di esplorazione per gli artisti contemporanei, offrendo nuove prospettive e connessioni con le avanguardie artistiche passate». Di Marina Apollonio (Trieste, 1940) è presente quella che può essere definita una «experience room».

«La base di queste creazioni, scrivono della pratica di Apollonio, ricordando la sua recente apparizione all’ultima Biennale di Venezia, risiede nel rapporto con l’osservatore, che all’interno di tali ambienti è coinvolto in un’esperienza quasi destabilizzante, provocata dall’osservazione delle distorsioni spaziali intrinseche al lavoro». Di Gisela Colón (Vancouver, 1966) è stata scelta l’opera di grandi dimensioni «Hyper Ellipsoid (Silver)» del 2017, una scultura che parte da un nucleo monocromatico centrale e si sviluppa attraverso una varietà di tonalità complementari e un effetto cangiante, capace di reagire alla luce. «L’artista portoricana e americana, aggiungono ancora Emaldi e Rossi, emerge quale rappresentante della generazione più giovane di questa selezione espositiva, incarnando gli sviluppi artistici più attuali che si connotano per l’incisiva enfasi rivolta verso le dimensioni dello spazio, della luce e della cromia».

«Dinamica Circolare 6b» (1967), di Marina Apollonio (particolare)

Mariella Rossi, 10 novembre 2023 | © Riproduzione riservata

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