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Una veduta del Museo della Moda e delle Arti Applicate di Gorizia

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Una veduta del Museo della Moda e delle Arti Applicate di Gorizia

A Gorizia un viaggio nella storia del costume

Annunciata la prossima riapertura del Museo della Moda e delle Arti Applicate: tra le grandi novità un’inedita collezione di abiti dal Settecento alla Belle Époque e strumenti innovativi per imparare a conoscerla

Mariella Rossi

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Dopo una completa ristrutturazione della sede di Borgo Castello, si prepara a riaprire il Museo della Moda e delle Arti Applicate di Gorizia. Nato nel 1999 all’interno dei Musei Provinciali di Gorizia e ora parte dell’Ente regionale per il patrimonio culturale del Friuli Venezia Giulia, è una delle poche realtà museali italiane dedicate organicamente alla storia del tessile e del costume. Il restauro ha migliorato l’accessibilità agli spazi espositivi, che si snodano tra le Case Dornberg, Tasso e Formentini, quest’ultima finalmente collegata alle altre due. Un grande rinnovamento riguarda poi l’allestimento delle esposizioni permanenti, «anche se, vista la delicatezza che contraddistingue gli oggetti di moda, chiarisce Raffaella Sgubin, direttrice del Servizio ricerca, musei e archivi storici di Erpac, rimarrà frequente la necessità di ruotare i materiali esposti, offrendo, al tempo stesso, la possibilità di far conoscere piano piano quello che abbiamo acquistato: una nuova collezione di abiti dal Settecento alla Belle Époque».

Si parte con la sezione tessile dedicata alla produzione, alla lavorazione e alla tessitura della seta, attività che nel Goriziano ebbero grande importanza fin dal Settecento, grazie all’impulso dell’imperatrice Maria Teresa e di Giuseppe II. «Il fulcro, ci spiega Sgubin accompagnandoci lungo il percorso espositivo, è il prezioso torcitoio circolare da seta a trazione umana settecentesco, la cui unicità consiste nel venire azionato non dalla ruota idraulica, ma da una persona che, dall’interno, lo spingeva, camminando all’indietro». 

I tessuti prodotti nel Goriziano erano soprattutto damaschi e gros de Tours, alcuni esemplari sono esposti nelle prime sale, affiancati da produzioni di altre manifatture europee. Essendo quasi tutti i tessuti dei campioncini di piccolo formato, il nuovo progetto espositivo, firmato da Chiara Lamonarca e curato da Thessy Schoenholzer Nichols e Raffaella Sgubin, ricostruirà digitalmente e quindi in 3D i pattern, aprendo a una riproduzione dei tessuti e a una loro fruizione tattile. Esposte anche campionature dei variegati possibili ornamenti d’abito, quali nastri, cordoni, frange, passamanerie, fiori di stoffa, fili da ricamo. Questa esposizione acquista ulteriore significato grazie alla presenza della macchina coprifilo, tra le rarità tecnologiche del museo, destinata alla realizzazione di filati metallici preziosi per ricamo e passamanerie. Lasciata la sezione tessile, il visitatore entra attraverso un percorso cronologico nella storia del costume. Una costante è l’abbinamento di abiti e gioielli, dipinti e figurini di moda. La presenza dell’iconografia è di grande importanza come strumento per contestualizzare abiti, accessori e gioielli sotto il profilo cronologico e delle situazioni d’uso. 

Tra i dipinti inseriti nell’allestimento, le opere di Giuseppe Tominz sono sicuramente fonti rilevanti, grazie alla virtuosistica abilità del pittore nella resa dei tessuti, dei metalli e delle pietre preziose. Opere come «I fidanzati» e «La famiglia Senigaglia» faranno parte del percorso espositivo illustrando modi e mode del vestire e dell’abitare. L’attenzione nel nuovo allestimento è attirata dalla nuova collezione di abiti e accessori europei recentemente acquisita con fondi Pnrr. Si tratta di abiti femminili del tipo andrienne, a cui si affiancano splendide marsine ricamate. Queste vanno ad aggiungersi ad analoghi esemplari provenienti da una famiglia aristocratica veneta. Ci sono poi due abiti femminili in tulle ricamato del periodo Direttorio e Impero e un’incredibile serie di stivaletti in seta Biedermeier, periodo storico che riceve, grazie al nuovo acquisto, particolare impulso, consentendo di illustrare la moda delle voluminose maniche «a prosciutto». Anche nell’ambito della moda maschile figurano pezzi significativi, con completi rari, statisticamente poco numerosi nelle collezioni di moda. Tornando all’abbigliamento femminile, ben rappresentate anche le mode della crinolina, della «tournure» e del «cul de Paris». 

La «linea a S» apre il Novecento e qui la collezione del museo si dispiega nella sua ricchezza a raccontare vari contesti d’uso: dalla mattina al pomeriggio, dalla sera alla cerimonia. La Grande Guerra costituisce la cerniera tra l’Ottocento e il mondo moderno, portando un’autentica rivoluzione nell’abbigliamento e negli stili di vita e con la moda degli anni Venti e una ricca serie di accessori allestiti in forma di Wunderkammer finisce il percorso cronologico. Come una sorta di bonus track, a questo si aggiunge una sala che immerge nel mondo delle operose madri Orsoline, con paramenti sacri virtuosisticamente ricamati risalenti al Settecento. 

Una veduta del Museo della Moda e delle Arti Applicate di Gorizia

Mariella Rossi, 27 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

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