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«Li avevo smascherati, li hanno arrestati»

Giacomo Wannenes aveva già rivelato, nel suo romanzo del 2000, le falsificazioni che ora hanno scosso il mercato antiquario francese

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Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Antiquario, figlio e nipote di antiquari, attivo nella Parigi degli «anni d’oro» del mercato (1956-68), e poi basato nel cuore di Milano, in via Manzoni, Giacomo Wannenes, dopo aver scritto sei volumi didattici sul mobile italiano e francese dalle origini al Liberty, uno sui bronzi ornamentali, e uno sulle pendole antiche, nel 2000 ha dato alle stampe, a Parigi, il fortunato thriller «Vanity Art», ambientato nel mondo del mercato antiquario (lo stesso avrebbe fatto nel 2012 in Russia all’incanto, vincitore di un «Premio Firenze», perché, spiega, «si deve scrivere solo di ciò che si conosce bene»). Tra sangue e delitti, legati a torbidi interessi, nelle pagine di Vanity Art Wannenes denuncia l’abitudine, cara a molte delle star parigine dell’antiquariato, di vendere mobili falsi: le stesse persone che ora sono state incriminate per i falsi venduti nientemeno che alla reggia di Versailles (cfr. n. 366, lug.-ago. ’16, p. 4). Il volume è appena uscito in italiano, con lo stesso titolo, edito da Allemandi. Ne parliamo con l’autore.

Giacomo Wannenes, perché nel 2000 scrisse questo «j’accuse» contro il mondo cui appartiene?
Ho sempre pensato che la vendetta sia il miglior perdono. Ero stato oggetto di attacchi molto pesanti da parte del gruppo di antiquari parigini conosciuti nell’ambiente come «le cinque streghe», che, stizziti per la qualità di ciò che avevo esposto nell’edizione precedente, mi esclusero dalla Biennale des Antiquaires del 2000. Fra loro c’erano Laurent Kraemer, dell’omonima galleria, e Bill Pallot della galleria Aaron, entrambi arrestati per lo scandalo di Versailles. Nel libro racconto, con 16 anni di anticipo, le truffe perpetrate da costoro, seppure attribuendo loro nomi di fantasia. Allora tutti gli editori italiani lo rifiutarono, perché questi personaggi erano potentissimi: lo pubblicai a Parigi con un editore coraggioso e il libro ebbe un grande successo. A dispetto dell’alto prezzo di copertina, ne vendemmo tra le 60 e le 70mila copie. Il libro piacque molto, sebbene la stampa compiacente lo avesse stroncato e Kraemer avesse poi costretto l’editore a ritirarlo, anche perché in esso c’è sì l’intrigo del thriller, ma c’è anche la parte culturale, dal momento che spiego molti segreti del mestiere.

Per esempio?
Per esempio spiego come distinguere nei disegni gli inchiostri antichi da quelli recenti. O come riconoscere la laccatura veneta del Settecento da una posteriore, o come individuare i bronzi ornamentali originali, dorati al mercurio e poi lucidati a mano con le pietre dure, da quelli dorati con la doratura galvanica (a immersione), che si adottò dal 1830-40. Nell’Ottocento a Parigi c’erano oltre cinquanta botteghe che realizzavano mobili in perfetto stile Settecento, che tuttavia un occhio esperto può riconoscere.

Com’è potuto accadere, allora, che costoro abbiano venduto per decenni mobili falsi e abbiano osato farlo anche con Versailles?
Perché per 40-50 anni una lobby molto ristretta di antiquari ha dominato il mercato: chi voleva accedere al mercato internazionale doveva necessariamente passare attraverso le forche caudine dei loro «esperti». Grazie alla loro potenza, proprio questi mercanti, con l’aiuto di tali «esperti» e di ottimi artigiani, hanno realizzato e venduto mobili falsi: fatti con tutti crismi ma fasulli. Sono certo che tutto ciò, insieme alla crisi economica e al cambiamento del gusto, abbia contribuito alla crisi attuale dell’antiquariato (la terza che io vivo): a mio parere anche da questa si uscirà, così com’è accaduto in passato, ma questa volta occorreranno tempi più lunghi.

Ada Masoero, 20 novembre 2016 | © Riproduzione riservata

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