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Alessandro Martini
Leggi i suoi articoliDove si aprono oggi l’ingresso e la biglietteria (piano -2) fino a marzo 2021 c’erano caveau e un parcheggio interrato della sede di Intesa Sanpaolo. Le nuove Gallerie d’Italia di Torino (inaugurate oggi dal direttore Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo, alla presenza dei massimi rappresentanti del gruppo bancario, della Città e della Regione, delle istituzioni culturali ed economiche cittadine e non solo) offrono diecimila metri quadrati di percorso espositivo su cinque piani, di cui tre ipogei, in spazi completamente trasformati e di grandissimo effetto scenografico: eleganti, tecnologici, funzionali alle molteplici attività previste.
«Un radicale e audace intervento dell’architetto Michele De Lucchi, dichiara soddisfatto il presidente emerito Giovanni Bazoli, e uno dei più grandi investimenti culturali in Italia, insieme al quasi contemporaneo progetto per la nuova sede napoletana delle Gallerie d'Italia (una delle quattro, insieme a Vicenza, Milano e Torino, Ndr) che si inaugura il 21 maggio».
Le Gallerie d'Italia di Torino occupano un edificio che è quanto di più prestigioso e identitario, per la città e per la banca: il barocco Palazzo Turinetti, già sede direzionale dell’Istituto bancario Sanpaolo sin dal 1963 e sede legale del gruppo, con un affaccio straordinario su Piazza San Carlo che si può ammirare da ogni sala del piano nobile.
Qui, nell’infilata di sale affrescate e decorate, a cura di Fernando Mazzocca, Alessandro Morandotti e Gelsomina Spione è allestita parte della collezione storica della banca (non al livello di quelle delle altre sedi di Vicenza, Napoli e Milano) con dipinti, sculture, arazzi, arredi in particolare del Sei e Settecento, con nomi come Giovanni Paolo Panini, l’Orbetto, Francesco De Mura, l'olandese Isaac de Moucheron e il torinese Vittorio Amedeo Rapous, oltre a Pietro Piffetti con un grandioso tavolo da muro.
Uno spazio è riservato a tavole del Medioevo e Rinascimento locale (con due opere di Gandolfino da Roreto e una di Gerolamo Giovenone) e un’intera sala è dedicata alla collezione dell’Oratorio della Compagnia di San Paolo, oggi distrutto: nove grandi tele, cinque delle quali di Giovanni Bartolomeo Caravoglia, accanto ad altre di Alessandro Ardente, Charles Dauphin, Giovanni Francesco Scacchetti e Pietro Paolo Raggi.
Ma il vero cuore del museo, dedicato alla fotografia e alla cultura dell’immagine, è negli spazi sotterranei ricavati da Michele De Lucchi-ADML Circle nella corte interna. Uno spazio complesso, articolato e multiforme, adatto a ospitare mostre, progetti ed eventi anche in compresenza. Dalla corte interna, in cui è stato raddoppiato simmetricamente (ma in legno) il porticato antico, in pietra, si scende attraverso una monumentale «gradonata» con tanto di cuscini per sedersi e chiacchierare, accessibile anche ai frequentatori del caffè ristorante (il sontuoso Caffè San Carlo) che si aprirà in autunno con i fratelli Costardi in cucina.
Solo nello spazio interrato, con la grande biglietteria, prende il via il percorso a pagamento in cui si alternano spazi espositivi per le più varie attività a spazi per la didattica. L’Accumulatore mette in contatto il museo e la comunità dei social (con la sua continua produzione di immagini e contenuti) su tutti i temi cari alla banca e al museo: fragilità e povertà, cambiamento climatico, impegno sociale. Lo spazio sotto la gradonata è una grande Arena luccicante di metallo cromato, luogo di comunicazione e di incontro per i visitatori.
Al Piano -3, dove prima c’era il secondo caveau, si apre la «Sala immersiva» frutto di ingenti opere di demolizioni (che rappresentano il 50% dei lavori complessivi): una sala multimediale (40x14 metri), «un vero gioiello di tecnologia e di innovazione, dotata di 17 proiettori 4K in grado di offrire al visitatore la sensazione di essere letteralmente immersi nelle immagini e nei video», sottolineano dal museo.
Accanto, gli spazi riservati all’Archivio Publifoto, acquisito da Intesa Sanpaolo e ricco di oltre 7 milioni di immagini scattate dagli anni Trenta ai Novanta da una delle principali agenzie italiane di fotogiornalismo. Da una parte, l'ambiente climatizzato per la conservazione dei documenti originali, accessibile agli studiosi e visibile da tutti attraverso una parete vetrata. Dall'altro, la parete touchscreen dell’«Archivio Vivo» che mette in comunicazione digitale il pubblico attraverso l’app delle Gallerie d'Italia, «parte essenziale dell’esperienza di visita del museo e ricca di contenuti», spiega Antonio Carloni, vicedirettore della sede torinese. Sullo stesso piano, la Manica Lunga per le mostre temporanee è oggi mostrata vuota, suggestiva nelle sue grandi dimensioni, e destinata a prossime attività.
Ancora una svolta, e prende il via la grande mostra con cui si inaugurano le Gallerie d'Italia di Torino. «La fragile meraviglia. Un viaggio nella natura che cambia» (fino al 4 settembre, a cura di Walter Guadagnini, direttore di Camera-Centro Italiano per la Fotografia, con il contributo di Mario Calabresi) raccoglie un centinaio di scatti di Paolo Pellegrin (Roma, 1958), membro dell’agenzia Magnum Photos. Il percorso di apre con immagini del Parco naturale della Namibia, seguite da altre del Messico, della Costa Rica… Si prosegue con Messico, Congo, Giappone, Islanda, con immagini di vulcani, ghiacciai, iceberg, foreste pluviali, animali...
«A parte quelle scattate in Australia e in Trentino, precedenti, tutte le fotografie in mostra sono parte della committenza nata due anni fa, poco prima del Covid-19, spiega Guadagnini, in cui la banca ha chiesto a Pellegrin di raccontare il mondo e la natura in assenza di eventi e fatti drammatici, di cui è grande specialista come fotoreporter noto nel mondo. Non l’attualità dei fatti, quindi, ma l’attualità del tema: la natura fragile, sofferente e sempre in pericolo. Da qui il titolo. Non si tratta dell'ormai consueta, per quanto meritoria, fotografia "di denuncia". Ma la fragilità è implicita, sottesa a ogni immagine. Anche in quelle in cui sono protagonisti l'acqua, l'aria, la terra e il fuoco: i quattro elementi artefici di ogni azione e stravolgimento, strettamente correlati alla natura».
In due grandi ambienti e su due livelli, sono esposte fotografie su diversi supporti e in diversi formati, ma anche video e proiezioni: dalla luce alla penombra, fino a un buio suggestivo capace di valorizzare lo spazio e le opere.
Si prosegue, quindi, nella mostra «Dalla Guerra alla luna» (fino al 4 settembre, a cura di Giovanna Calvenzi e Aldo Grasso) e dedicata a una selezione di opere dall'Archivio Publifoto, introdotta da un vivace colore giallo che interrompe i toni neutri di pavimenti e solai in cemento, il grigio delle pareti, gli elementi metallici e le superfici specchianti, la diffusa penombra. Espone una prima selezione di immagini di un archivio di sette milioni di immagini, acquisito nel 2015 (lo stesso anno in cui si è inaugurato il grattacielo di corso Inghilterra progettato da Renzo Piano, «oggi parte integrante della città», sottolinea Giovanni Bazoli) e qui traferito (da Milano) come cuore storico ma vivo per il nuovo museo e la sua identità.
Le Gallerie d'Italia di Torino sono salutate come l'ulteriore tassello di un sistema culturale ed espositivo sempre più votato alla fotografia. in questi giorni la città ospita le nostre di Vivian Maier (Musei Reali), «World Press Photo» (Gam), ma altre mostre sono da Camera e a Venaria Reale. E a fine mese si apre la terza edizione della fiera di fotografia contemporanea The Phair (27-29 maggio a Torino Esposizioni). All'interno di questo «sistema della fotografia», sottolinea Bazoli, il nuovo museo «intende divenire uno spazio di creatività di rilievo europeo».
GALLERIE D’ITALIA - TORINO
I contributi speciali pubblicati nei mesi scorsi per approfondire alcune questioni cruciali del dibattito contemporaneo sulla fotografia in vista dell’apertura della nuova sede di Gallerie d’Italia

Una veduta della mostra «Dalla Guerra alla luna», Gallerie d'Italia, Torino. Foto Michele D’Ottavio © Gallerie d’Italia - Intesa Sanpaolo

Una veduta della mostra personale di Paolo Pellegrin «La fragile meraviglia. Un viaggio nella natura che cambia», Gallerie d'Italia, Torino. Foto Michele D’Ottavio © Gallerie d’Italia - Intesa Sanpaolo

Una veduta della «Sala immersiva», Gallerie d'Italia, Torino. Foto Michele D’Ottavio © Gallerie d’Italia - Intesa Sanpaolo

Una veduta del cortile interno di Palazzo Turinetti. Foto Michele D’Ottavio © Gallerie d’Italia - Intesa Sanpaolo

Una veduta delle sale storiche di Palazzo Turinetti. Foto Michele D’Ottavio © Gallerie d’Italia - Intesa Sanpaolo
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