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Giorgia Aprosio
Leggi i suoi articoliÈ il 1898. Una giovane donna tedesca attraversa l’America con una Kodak Bulls-Eye n. 2 e una valigia. Si chiama Gabriele Münter, ha ventun anni e viaggia con la sorella tra Texas, Arkansas e Missouri. Sono terre aspre, bruciate dal sole, lontane anni luce dai salotti di Berlino in cui è cresciuta. Non è una fotografa, né un’etnografa. Di Gabriele si potrebbe dire che è “solo” una donna curiosa del mondo, in visita ai parenti d’oltreoceano. Eppure, quella scena - due ragazze sole in viaggio alla fine dell’Ottocento - è tutt’altro che ordinaria.
Dopo la morte dei genitori, avvenuta a poca distanza l’una dall’altra, le sorelle Münter avevano ereditato abbastanza da poter vivere libere, senza bisogno di lavorare. Dopo un anno trascorso senza un impiego stabile nella società borghese di Berlino, partirono. E Gabriele scelse di usare quel privilegio, la libertà, per guardare. “Prive di incoraggiamenti, opportunità formative e riconoscimenti,” scriverà Linda Nochlin nel suo celebre saggio Perché non ci sono state grandi artiste donne? (1971), “la cosa davvero incredibile è che una certa seppur ristretta percentuale di donne cercasse comunque di lavorare in ambito artistico.” Quella riflessione, però, vale solo in parte per Münter - o meglio, per quella ragazza che fotografa il mondo senza ancora sapere di essere un’artista. Di lì a pochi anni, diventerà una delle protagoniste dell’avanguardia europea.
Le prime fotografie scattate tra il 1898 e il 1900 negli Stati Uniti, oggi esposte per la prima volta in un museo americano, segnano l’inizio del suo sguardo artistico. Con una macchina semplice, Münter ritrae familiari e sconosciuti, studia la luce, la distanza, la composizione. Le sue immagini non hanno nulla di dilettantistico: sono già costruite per piani, essenziali, attente all’equilibrio tra figure e spazio.
Tra le fotografie di quel viaggio figurano Three Women (Marshall, Texas, ca. 1900), Girl with Braids Seated on the Porch e Garden with Hammock and Chicken (Moorefield, Arkansas, 1900), Young Girl Standing on the Side of the Street (St. Louis, Missouri, 1900).
In queste immagini la realtà si organizza per blocchi di luce e ombra; lo spazio si riduce a geometrie essenziali, le figure diventano volumi, linee, equilibrio. Tre donne di colore vestite di bianco, una bambina con le trecce, una giovane ferma sul ciglio di una strada: Münter guarda con la calma, e il distacco, di chi osserva senza appartenere. Il suo sguardo è distante ma partecipe, non cerca l’aneddoto ma studia la forma.
Piccole stampe quadrate, appena 8,9 centimetri per lato, anticipano già la compostezza e la misura della pittura che verrà. È quello che racconta Gabriele Münter: Contours of a World, la grande retrospettiva a cura di Megan Fontanella, al Guggenheim Museum di New York fino al 26 aprile 2026. È la prima volta che un museo americano dedica a Münter un’ampia mostra retrospettiva, riconoscendole un ruolo centrale nella nascita della modernità europea. Per l’occasione, le immagini scattate durante il suo viaggio negli Stati Uniti a fine Ottocento sono presentate accanto ai dipinti dell’artista, rivelando il passaggio da un linguaggio all’altro come un processo naturale, quasi inevitabile.
La mostra propone due letture intrecciate: da un lato la fotografia come fondamento del suo modo di guardare, dall’altro l’evoluzione di quello sguardo negli anni dell’esilio in Scandinavia durante la Prima guerra mondiale, un periodo di isolamento ma anche di straordinaria fertilità creativa.
Negli anni precedenti, Münter aveva conosciuto Wassily Kandinsky, suo insegnante d’arte a Monaco, con cui intrecciò un rapporto lungo dodici anni. Furono anni di viaggi, in Italia, Francia e Nord Africa, e di incontri con artisti come Matisse, Rousseau e Franz Marc, con cui nel 1911 fondò il gruppo del Der Blaue Reiter, movimento cardine dell’avanguardia espressionista tedesca.
Quel contesto, seppur dominato da uomini, le offrì la possibilità di sperimentare e contribuire a ridefinire la pittura moderna, elaborando un linguaggio più concreto e immediato rispetto all’astrazione spirituale del compagno.
Kandinsky le riconobbe presto un’indole autonoma: “Puoi fare solo ciò che è maturato in te. Tu hai tutto della natura. Quello che io posso fare per te è proteggere il tuo talento e fare in modo che non si falsi,” le scriveva.
Lo scoppio della Prima guerra mondiale segnò la loro separazione. Kandinsky tornò in Russia, mentre Münter si rifugiò in Scandinavia, dove la sua pittura cambiò radicalmente.
Fu un periodo di solitudine ma anche di grande concentrazione, in cui la sua pittura si fece più essenziale e introspettiva. Qui realizzò Future (Woman in Stockholm) (1917): una donna ritratta davanti a una finestra, lo sguardo diretto verso chi la osserva, come se restituisse l’attenzione ricevuta.
L’opera, oggi esposta in mostra, appare come il contrappunto visivo alle sue prime fotografie americane: allora le donne erano fuori - sedute su un portico, ferme sul ciglio della strada, chiuse in una compostezza silenziosa - ora sono dentro, e guardano. La figura di Future fissa l’artista, e con lei il pubblico, con la stessa fermezza di chi impara a vedere e a essere vista. È il punto d’incontro tra la Münter prima e dopo Kandinsky.
Un ultimo rimando visivo emerge in mostra con Breakfast of the Birds (1934): una donna di spalle, in abito rosso, che osserva dalla finestra un paesaggio innevato. È un’immagine di intimità e resistenza, dipinta mentre il regime nazista bandiva l’arte moderna. In quegli anni Münter viveva isolata a Murnau, il villaggio bavarese dove aveva acquistato una casa anni prima e dove trascorse gran parte della vita.
Nello stesso luogo nascose più di ottanta opere di Kandinsky e degli altri artisti del Blaue Reiter, salvandole dalla distruzione. Quel gesto, silenzioso e coraggioso, finì per preservare un intero capitolo della modernità - e, al tempo stesso, per cristallizzare la sua immagine nell’ombra di Kandinsky.
Oggi, superata anche la fase di riscoperta ‘in opposizione, resta la sua lezione più grande: guardare il mondo è un atto di libertà, restituirlo in immagini per i secoli a venire un privilegio raro.
“Agli occhi di molti, sono stata solo un’appendice insignificante di Kandinsky. Che una donna possa avere un talento autonomo e sia un essere creativo, lo si dimentica volentieri.”
Gabriele Münter, Girl with Braids Seated on the Porch, Moorefield, Arkansas, luglio 1900. Stampa alla gelatina d’argento, 8,9 × 8,9 cm. The Gabriele Münter and Johannes Eichner Foundation, Monaco, n. 3691. © 2025 Artists Rights Society (ARS), New York / VG Bild-Kunst, Bonn.
Gabriele Münter, Future (Woman in Stockholm) (Zukunft [Dame in Stockholm]), 1917, olio su tela, 97,5 × 63,8 cm. The Cleveland Museum of Art, dono del signor e della signora Frank E. Taplin Jr. © 2025 Artists Rights Society (ARS), New York / VG Bild-Kunst, Bonn. Foto: per gentile concessione del Cleveland Museum of Art.
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