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Giorgia Aprosio
Leggi i suoi articoliCon l’edizione 2025, Artissima conferma il suo carattere autonomo e complementare rispetto alle altre fiere italiane, distinguendosi per l’attenzione alla ricerca e per la scelta, da parte delle gallerie, di presentare pratiche spesso sperimentali. In fiera si è visto un gran numero di installazioni, video e sculture, con una presenza particolarmente alta di artisti giovani - italiani e internazionali - e numerose scelte coraggiose, non solo per la tipologia dei lavori ma anche per l’età degli autori, spesso agli inizi del proprio percorso.
Molte gallerie hanno deciso di scommettere su una nuova generazione di artisti, direzione che contribuisce a mantenere la fiera accessibile anche sul piano economico, con opere dai prezzi generalmente sostenibili.
Un orientamento che trova eco nel tema di quest’anno, Manuale operativo per Nave Spaziale Terra, ispirato alla figura di Richard Buckminster Fuller e al suo libro del 1969: un invito a guardare al futuro non come estetica, ma come responsabilità condivisa. Accanto alle italiane, un numero crescente di giovani gallerie straniere — alcune alla loro prima partecipazione — ha portato in fiera artisti in rapida crescita, segno di un dialogo sempre più aperto e vitale con la scena internazionale.
Questa selezione riunisce alcuni degli under 35 (o quasi) emersi in fiera, il cui percorso si è già distinto per presenze istituzionali e internazionali, e da cui possiamo aspettarci nei prossimi mesi nuovi progetti e mostre da non perdere. L’età, più che un criterio di valore, è qui un dato di contesto: tra il flusso degli stand, questi artisti si sono imposti per coerenza, consapevolezza e maturità del linguaggio.
Come sempre, la selezione non vuole essere una classifica, ma una lettura critica delle ultime tendenze del contemporaneo, nel tentativo di far emergere alcune traiettorie e pratiche che meritano attenzione.
Valentina Furian, Sentinelle #1, 2025. Incisione su plexiglass, luci led, supporti in acciaio inox, 150x200x60 cm. Courtesy l’artista e UNA. Foto: Nicola Morittu
Valentina Furian (1989)
Galleria: UNA
Con Sentinelle, Valentina Furian trasforma lo stand di UNA in un ambiente notturno attraversato da luce rossa e tensione animale. L’artista veneziana, che lavora principalmente con il video e l’installazione, continua la sua ricerca sul rapporto tra umano e non umano, tra controllo e vulnerabilità. L’installazione riunisce video, opere su carta e una nuova serie di incisioni su lastre di plexiglass trasparente montate su piedistalli metallici e illuminate da LED rossi, prodotte appositamente per Artissima a partire dalla personale alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, dove questa tipologia di opere è apparsa per la prima volta. In dialogo con queste, il video Eclissi mostra due occhi pietrificati che fissano lo spettatore senza mai sbattere le palpebre, amplificando la tensione tra veglia e riposo, predatore e preda.
Bio
Nata a Venezia nel 1989, vive e lavora tra Venezia e Milano. Nel 2025 espone alla Triennale di Milano, al Museo Ettore Fico di Torino e ad Art City Bologna per il MAMbo, oltre a essere in mostra alla Quadriennale di Roma e a presentare il suo lavoro a Lo Schermo dell’Arte (Firenze) e a Bienalsur (Milano e Roma). Nel 2024 ha esposto a XNL Arte (Piacenza) e alla Biennale Gherdëina (Ortisei); ha inoltre vinto il New York Prize con l’ISCP di New York e presentato un video al Teatrino di Palazzo Grassi (Pinault Collection, Venezia). Le sue opere fanno parte delle collezioni di MAMbo (Bologna), GAMeC (Bergamo), Fondazione Bevilacqua La Masa (Venezia) e Triennale Milano.
Shafei Xia, A dream, 2025, ceramica dipinta e smaltata, cm.22x62x37. Courtesy l’artista e p420
Shafei Xia (1989)
Galleria: p420
Shafei Xia ci ha abituati alla sua figurazione irresistibilmente raffinata e provocatoria. Allo stand di p420 torna con una doppia presenza: da un lato i suoi inconfondibili acquerelli su carta di sandalo intelata, dall’altro un gruppo di ceramiche che ricrea un piccolo salotto domestico. Le figure tipiche del suo immaginario - animali antropomorfi e corpi immersi in gesti di desiderio - animano la scena con un erotismo sospeso tra ironia e sogno. Un maiale dorme sul divano mentre, alla TV, scorre una sequenza di sesso tra umani che sembra contagiare gli altri abitanti del salotto, avvinghiati in un abbraccio sul tavolino. Ma silenzio: che nessuno svegli il maiale…
Bio
Nata a Shaoxing (Cina) nel 1989, vive e lavora a Bologna. Dopo la laurea in scenografia alla Chongqing University, si trasferisce a Shanghai e poi in Italia, dove si diploma all’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 2020. Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche tra cui GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, Museum of Sex (New York), Women’s Art Collection (University of Cambridge) e ILHAM (Kuala Lumpur). Attualmente è tra i protagonisti della 18ª Quadriennale d’Arte al Palazzo delle Esposizioni di Roma (2025).
Ilaria Vinci, Starry Night (Mercury), 2025. Jesmonite, candela di compleanno, 26 × 24 × 16 cm. Courtesy dell’artista e Alice Amati, Londra. © Ilaria Vinci
Ilaria Vinci (1991)
Galleria: Alice Amati
Allo stand di Alice Amati, Ilaria Vinci presenta una nuova serie di torte di compleanno dedicate ai pianeti. Con un sottile velo di ironia, l’artista umanizza i corpi celesti fino a immaginarne il compleanno, trasformando l’astrologia in un dispositivo visivo che riflette su come le narrazioni collettive diventino personali. Le torte, decorate con polaroid di ricordi inventati, meme e manga stampati su ostie, intrecciano riferimenti astrologici, scientifici e pop, costruendo un universo dove realtà e finzione convivono senza gerarchie. La pratica di Vinci si distingue per la capacità di muoversi tra diversi media, sempre con la naturalezza di chi padroneggia criticamente il linguaggio della propria generazione.
Bio
Nata a Cisternino (Italia) nel 1991, vive e lavora a Zurigo. Dopo il diploma all’Accademia di Belle Arti di Brera (Milano), ha conseguito un MFA presso ÉCAL, Losanna, nel 2017. Il suo lavoro è stato esposto al Kunsthaus Zürich, Museion (Bolzano), Le Commun (Ginevra) e Bechtler Foundation (Uster). È finalista del Prix Mobilière 2026, il cui vincitore sarà annunciato a gennaio durante Art Genève. Nel 2025 presenterà la sua opera in uno stand dedicato ad Arte Fiera Bologna sempre con Alice Amati, nella sezione curata da Michele D’Aurizio. Le sue opere fanno parte delle collezioni di Kunstsammlung Kanton Zürich, Kunstsammlung der Stadt Zürich e MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma.
Margherita Raso, Auto Body, 2022. Alluminio, 127 x 120 x 64 cm. Courtesy dell’artista e Fanta-MLN, Milano. Foto: Tommaso Sacconi
Margherita Raso (1991)
Galleria: Fanta-MLN
Allo stand di Fanta-MLN, Margherita Raso presenta una figura antropomorfa in alluminio avvolta in un tessuto la cui treccia si adagia sulla schiena. La scultura, sospesa tra presenza e assenza, appare congelata in una postura che ne rivela l’interno cavo: quella che sembrava una figura femminile è in realtà solo un indumento, privo di corpo. L’artista prosegue la sua indagine sul rapporto tra materia, gesto e superficie, trasformando il tessuto in un’estensione del corpo, un involucro che ne trattiene tracce e tensioni.
Bio
Nata nel 1991, vive e lavora a Basilea. Ha esposto in spazi e istituzioni tra cui Murata (Tokyo, 2025), Fanta-MLN (Milano, 2024), Milieu (Berna, 2023), Magazzino Italian Art (New York, 2022) e Abbazia di Lucedio (Vercelli, 2021). Le sue opere sono state incluse in collettive presso Gianni Manhattan (Vienna), Kunsthalle Basel, Kunsthaus Baselland, Kaufmann Repetto (New York), Fondazione Arnaldo Pomodoro (Milano), MACRO (Roma), WPN-NYC (New York), WallRiss (Friburgo), MAMbo (Bologna), Armada (Milano) e Komplot (Bruxelles).
Monia Ben Hamouda, Blindness, Blossom and Desertification XXIV, 2025. Tecnica mista su lino (ibisco, carbone, argilla rossa, argilla nera, terra, olio e pastelli a cera), 200 × 150 × 4 cm. Courtesy dell’artista e ChertLüdde
Monia Ben Hamouda (1991)
Galleria: ChertLüdde
Ad Artissima, Monia Ben Hamouda presenta un’opera della serie Blindness, Blossom and Desertification (2025), realizzata con spezie, polveri e terre raccolte nei luoghi in cui l’artista ha lavorato. Applicati su lino, questi materiali danno vita a superfici dense e porose, che evocano la ruvidità della pietra o delle pareti rupestri, luoghi delle prime espressioni artistiche umane. Il gesto pittorico, rapido e istintivo, si intreccia a echi della calligrafia araba che Ben Hamouda pratica fin da bambina: una scrittura di polveri e pigmenti che trasforma la pittura in rito e la materia in linguaggio. La serie si pone in dialogo con il ciclo scultoreo Aniconism as Figurative Urgency (2021–in corso), come sua controparte pittorica.
Bio
Nata a Milano nel 1991, vive e lavora tra al-Qayrawan e Milano. Attualmente artista in residenza presso l’American Academy in Rome, nel 2025 ha vinto il MAXXI BVLGARI Prize IV e partecipa alla Taipei Biennial. Ha esposto in istituzioni come il MAXXI e il MACRO (Roma), lo Swiss Institute e il MUDEC (Milano), il Museo Casa Rusca (Locarno) e La Ferme du Buisson (Parigi). Nel 2024 ha ricevuto il Vordemberge-Gildewart Foundation Prize, il più importante riconoscimento europeo per artisti under 35. Le sue opere fanno parte delle collezioni di Kunsthaus Zürich, MAXXI (Roma), TBA21 (Madrid), Museion (Bolzano), FRAC Corsica, FRAC Bretagne e Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Torino).
Chalisée Naamani, From Iran, 2025. Stampa su carta blue back, abiti riciclati, bottoni, perline, ricami, costume Varzesh-e Pahleva. Dimensioni varie. Courtesy dell’artista e Ciaccia Levi, Parigi–Milano. Foto: Aurelien Mole. Veduta dell’installazione al Palais de Tokyo, Parigi, 2025
Chalisée Naamani (1995)
Galleria: Ciaccia Levi
Tra le presenze più forti di Artissima 2025, Chalisée Naamani torna alla galleria Ciaccia Levi con un’opera dedicata alla memoria di Mahsa Amini, la giovane iraniana morta nel 2022 dopo il suo arresto da parte della polizia morale di Teheran. L’artista sceglie come sfondo un’immagine tratta dall’account Instagram @fromiran, su cui compare la frase, più volte cancellata e riscritta sui muri di una città iraniana: “Vivere è resistere”. Attraverso questo gesto di riscrittura, Naamani trasforma un atto di protesta in un’immagine di resilienza collettiva. La sua pratica, che combina video, pittura e installazione, indaga i legami tra memoria, corpo e identità politica, costruendo narrazioni che oscillano tra intimità e rivolta.
Bio
Nata nel 1995, vive e lavora a Parigi. Dopo la laurea all’École Nationale Supérieure des Beaux-Arts de Paris (2020), nel 2024 è stata protagonista di una mostra alla Pinacoteca Agnelli di Torino. Nel 2025 presenta personali a Parigi (Ciaccia Levi e Palais de Tokyo) e nel 2026 sarà protagonista di una mostra alla Kunsthalle Wien. Ha esposto in istituzioni come MUDAM (Lussemburgo), FRAC Champagne-Ardenne, BOZAR (Bruxelles) e Fondation Reiffers Art Initiatives (Parigi).
Adelisa Selimbašić, Scent of lavander, 2025. Olio su tela, 38 x 40.6 cm. Foto: Dario Lasagni, Courtesy the artist and Sara Zanin Gallery
Adelisa Selimbašić (1996)
Galleria: z2o Sara Zanin Gallery
Nei dipinti di Adelisa Selimbašić, il corpo diventa un linguaggio per raccontare vulnerabilità, contatto e identità senza idealizzazioni. L’artista, che vive e lavora a New York, costruisce immagini intime e dirette, con tagli ravvicinati e inquadrature quasi cinematografiche ispirate alla grammatica visiva dei social media. La sua pittura, concentrata sul corpo femminile, la sorellanza e la tensione del tocco, restituisce figure dalle espressioni sospese - più archetipi generazionali che ritratti individuali. I colori, tenui e stratificati direttamente sulla tela, creano superfici morbide e sensoriali dove il confine tra pelle e sfondo si dissolve.
Bio
Nata nel 1996, vive e lavora a New York. Dopo aver conseguito un Master in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia (2021) ha presentato la sua opera in numerose mostre in Italia e all’estero. Nel 2026 tornerà con una mostra personale alla Galleria Sara Zanin di Roma. Tra le residenze recenti: Kates Ferri Project (New York, 2024), Fountainhead Residency (Miami, 2023) e Fridman Gallery (Beacon, NY, 2023).
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