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A sinistra, «Banana and Orange» di Joe Morford; a destra, «Comedian» di Maurizio Cattelan. Documentazione del tribunale

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A sinistra, «Banana and Orange» di Joe Morford; a destra, «Comedian» di Maurizio Cattelan. Documentazione del tribunale

La «banana» di Cattelan non ha violato il copyright

Un giudice della Florida ha respinto la causa intentata dall’artista statunitense Joe Morford, che sosteneva di aver realizzato l’opera originale con due frutti attaccati con nastro adesivo nel 2001

Benjamin Sutton

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Un giudice della Florida ha respinto la causa per violazione del diritto d’autore intentata dall’artista statunitense Joe Morford contro Maurizio Cattelan. Morford sosteneva di aver avuto l’idea di un’opera d’arte raffigurante una banana appiccicata con il nastro adesivo quasi vent’anni prima del debutto del fenomeno virale «Comedian» (2019) dell'artista padovano ad Art Basel Miami Beach. Il 9 giugno il giudice Robert N. Scola jr del distretto meridionale della Florida ha accolto la mozione di giudizio sommario di Cattelan, chiudendo il caso.

La causa si fondava sulle somiglianze tra «Comedian» di Cattelan e «Banana and Orange», l’opera realizzata da  Morford nel 2001, costituita da riproduzioni in plastica dei frutti indicati nel titolo attaccate con nastro adesivo a due pannelli verdi. Il giudice Scola ha però stabilito che le somiglianze tra le opere non erano sufficienti e l’affermazione di Morford secondo cui Cattelan avrebbe potuto vedere il suo lavoro ed esserne influenzato non era convincente per portare avanti le accuse di violazione del copyright.

«“Comedian” contiene semplicemente due (sic) molte differenze rispetto a “Banana and Orange”: la banana utilizzata, l’angolazione in cui è posizionata, il metodo con cui è attaccata allo sfondo, lo sfondo stesso e i minuziosi standard che Cattelan ha messo a punto per l’esposizione di “Comedian”, conclude la sentenza del giudice Scola. Se si decidesse altrimenti, si limiterebbe ulteriormente il numero già limitato di modi in cui una banana può essere legalmente attaccata a un muro senza violare il lavoro di Morford».

Oltre a sottolineare le somiglianze tra le opere, Morford aveva sostenuto che Cattelan avrebbe potuto imbattersi in «Banana and Orange» online:  su Facebook, YouTube e su un post in un blog. Cattelan, da parte sua, ha affermato di non aver mai sentito parlare di Morford prima di essere citato in giudizio da lui, e di aver elaborato una prima versione dell’opera in modo indipendente nel 2018 come commissione di copertina per il «New York Magazine». In una dichiarazione uno dei dipendenti dello studio Cattelan, Jacopo Zotti, ha confermato quanto sopra.

«Cattelan è l’unica parte ad aver presentato prove a sostegno della tesi della creazione indipendente, scrive Scola nella sentenza. Il tribunale può, e lo fa, dare credito alla sua dichiarazione e a quella del suo dipendente».

La sentenza del giudice si sofferma in modo molto dettagliato su due somiglianze formali su cui si basava la richiesta di Morford: l’angolo in cui la banana di ciascuna opera è fissata alla superficie verticale e l’angolo in cui il nastro adesivo attraversa la banana. Con straordinaria ricchezza di particolari, il giudice spiega perché tali accuse non sono convincenti: «Ci sono solo tanti angoli in cui una banana può essere posizionata su un muro (360, per essere precisi, a meno che non si scompongano le misure oltre i gradi, ma fare una distinzione così minuta sarebbe raggiungere un punto di assurdità che è meglio lasciare fuori dai tribunali e nelle mani degli artisti), scrive Scola. Reputare che le selezioni di Morford e Cattelan di angoli diversi fossero “abbastanza vicine” da raggiungere una somiglianza sostanziale porrebbe necessariamente un significativo limite legale al numero di modi in cui una banana può essere attaccata al muro senza copiare il lavoro di un altro artista».

Per quanto riguarda il posizionamento del nastro, ecco quanto scrive il giudice: «È, per dirla senza mezzi termini, la scelta più ovvia. Posizionare il nastro adesivo in parallelo alla banana la coprirebbe. Posizionare più di un pezzo di nastro sopra la banana, a qualsiasi angolo, per forza di cose la metterebbe in ombra. Un artista che voglia attaccare una banana (o in realtà qualsiasi frutto oblungo o altro oggetto domestico) a una parete ha quindi a disposizione “solo pochi modi per presentare visivamente l’idea”: tutti prevedono che un pezzo di nastro attraversi la banana con un’angolazione non parallela".

Nel 2019, al suo debutto nello stand di Perrotin ad Art Basel Miami Beach, «Comedian» di Cattelan ha subito fatto scalpore. Alla fine tutte e tre le edizioni dell’opera sono state vendute, ognuna al prezzo di 120mila dollari, e una è stata in seguito donata al Solomon R. Guggenheim  Museum.

La popolarità tra collezionisti e visitatori dell’irriverente installazione di Cattelan l’ha resa da subito anche un bersaglio per controversie e interazioni non autorizzate. Durante Art Basel Miami Beach l’artista performativo David Datuna ha staccato «Comedian» dal muro e ha mangiato la banana in un’opera che ha battezzato «Hungry Artist» (2019): la performance ha costituito la base di una mostra personale tenutasi l'anno dopo a New York .

Questa primavera, uno studente d‘arte di Seul in visita alla mostra di Cattelan al Leeum Museum of Art ha preso la banana, l’ha mangiata e ha riattaccato la buccia al muro. L’aspirante artista, Noh Huyn-soo, avrebbe dichiarato: «Non è stata attaccata lì per essere mangiata?».

A sinistra, «Banana and Orange» di Joe Morford; a destra, «Comedian» di Maurizio Cattelan. Documentazione del tribunale

Benjamin Sutton, 14 giugno 2023 | © Riproduzione riservata

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La «banana» di Cattelan non ha violato il copyright | Benjamin Sutton

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