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Un’immagine del bassorilievo raffigurante il «Carro del Sole (o d’Apollo)» in stucco realizzato da Giuseppe Franchi su disegno di Giuseppe Piermarini

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Un’immagine del bassorilievo raffigurante il «Carro del Sole (o d’Apollo)» in stucco realizzato da Giuseppe Franchi su disegno di Giuseppe Piermarini

La Scala ora fa volare Apollo in un cielo azzurro

Il restauro della facciata del Teatro milanese è consistito nella pulitura, nel consolidamento e nella protezione delle superfici lapidee e a intonaco, sulla base della documentazione storica e di una campagna di rilievi e di analisi stratigrafiche

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Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

A vent’anni dall’ultimo restauro, coinciso con la costruzione (su progetto di Mario Botta) della torre scenica e della torre ovale poste alle spalle del corpo storico, la facciata del Teatro alla Scala reclamava un nuovo intervento di recupero, che si è concluso alla fine dello scorso novembre. Progettato dagli specialisti della Direzione tecnica e arredo urbano del Comune (Area edilizia culturale) insieme alla Soprintendenza, il restauro, che è durato 240 giorni, ha provveduto alla pulitura, al consolidamento e alla protezione delle superfici lapidee e a intonaco, basandosi sulla documentazione storica e su una campagna di rilievi e di analisi stratigrafiche. 

L’esito più evidente, frutto della rilettura di frammenti d’intonaco ritrovati, è il colore del timpano che corona la facciata, con il bassorilievo in stucco realizzato da Giuseppe Franchi su disegno di Giuseppe Piermarini, raffigurante il «Carro del Sole (o d’Apollo)», che oggi vola, sulle nubi, in un cielo azzurro. Ma è l’intera facciata ad aver cambiato volto, ritrovando la tonalità chiara voluta nel 1778 da Piermarini (l’architetto scelto da Maria Teresa d’Austria per tutti i suoi più importanti cantieri milanesi), che era stata alterata dall’inquinamento e dalle particelle di ferro sollevate dal passaggio dei tram che, ossidandosi, avevano prodotto una patina rosso arancio. 

Dopo le facciate di Palazzo Marino, sede del Comune, e dell’edificio di via Marino in cui è inglobata una fronte della Galleria Vittorio Emanuele II, la piazza della Scala (aperta solo nel secondo Ottocento abbattendo le costruzioni che dividevano il teatro da Palazzo Marino: questa la ragione dell’altezza ridotta della facciata, che affacciava in origine su una stretta via) ha recuperato le cromie originarie. Il prossimo passo riguarderà le facciate laterali del teatro

Intanto, è stato annunciato il vincitore del concorso per l’opera d’arte che troverà posto all’ingresso della nuova torre di via Verdi 3, anch’essa di Botta. La commissione, presieduta da Paolo Besana, direttore Comunicazione del Teatro alla Scala, e formata dallo stesso Mario Botta con Maurizio Cattelan e Marzia Migliora e con Sara Gnagnetti della Soprintendenza milanese, ha scelto il progetto di Daniele Milvio, assegnando due menzioni speciali a quelli di Arcangelo Sassolino e Nico Vascellari. Il progetto vincitore, un bassorilievo in bronzo a cera persa (102x319x18 cm, nella foto in basso a destra), s’intitola «Sipario» e rappresenta, appunto, il sipario della Scala nella sua porzione centrale, con i due lembi socchiusi, cogliendo, spiega l’artista, «il momento esatto in cui il sipario, ancora chiuso, si intitola la funzione di separazione tra due mondi, che [...] finiranno col coincidere, ma che ancora hanno in quel momento una conoscenza mediata l’uno dell’altro».

«Sipario» di Daniele Milvio

Ada Masoero, 23 dicembre 2024 | © Riproduzione riservata

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La Scala ora fa volare Apollo in un cielo azzurro | Ada Masoero

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