Elena Franzoia
Leggi i suoi articoliGrazie al sostegno dei Friends of Florence Angela Lo Re, Francis O’Neill, Denise Monteleone, Jim Martin Fullerton, David Swensen e Ted e Sandra Guarielloi, dopo ben 58 anni è stata restituita alla chiesa romanica dei SS. Apostoli e Biagio a Firenze la Pala della Madonna della Neve dipinta da Jacopo di Cione, fratello minore di Andrea l’Orcagna e Nardo di Cione. Eseguita dopo il 1360, l’opera fu voluta da Stoldo Altoviti in memoria del padre Bindo, che aveva fatto erigere una cappella a destra dell’altare maggiore dell’antichissima chiesa, plausibilmente fondata nell’XI secolo anche se tradizionalmente attribuita a Carlo Magno e alla sua discesa in Italia nell’800.
L’intervento di restauro della pala, iniziato nel 2020 sotto l’alta sorveglianza prima di Jennifer Celani e poi di Daniela Parenti della Soprintendenza Abap fiorentina, è stato eseguito da Lisa Venerosi Pesciolini con la collaborazione per il supporto ligneo di Roberto Buda. L’opera ha subìto nel corso dei secoli significative vicissitudini e numerosi episodi di restauro. Si suppone che lo smembramento del polittico, inizialmente completo di predella, sia stato determinato da un imponente attacco di tarli, che ha portato all’arbitraria suddivisione in tre scomparti. Sono invece quasi sicuramente settecentesche la centinatura con resecatura delle parti sommitali, la ridoratura del pannello centrale e le campiture di quelli laterali, che prima dell’alluvione del 1966 apparivano peraltro incorniciati singolarmente.
In seguito all’alluvione la pala venne portata nei laboratori della Fortezza da Basso, dove nel 1968 il restauro restituì, seppure lacunosamente, le parti originali dipinte da Jacopo di Cione. Nel 2008 uno studio ricostruì forma, dimensioni e struttura originali del polittico, ma solo grazie al finanziamento dell’associazione non profit statunitense Friends of Florence è stato possibile realizzare il progetto di restauro e riassemblaggio. L’intervento di pulitura e smacchiatura della pittura, insieme alla levigatura delle vaste aree stuccate, ha rilevato importanti frammenti di colore originale che hanno permesso di ricongiungere pittoricamente campiture interrotte dalle lacune e di restituire leggibilità alle scene, grazie alla ricostruzione della continuità degli sfondi architettonici. Quanto alla Madonna col Bambino, è stato possibile il recupero degli elementi bulinati e dorati di contorno che rendono più maestosa e leggibile l’antica figura devozionale, così come di grande importanza per la lettura dell’opera appare la restituzione degli originari rapporti dimensionali tra i tre attuali scomparti.
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