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Alessia De Michelis
Leggi i suoi articoliSi è conclusa la seconda edizione dell’Ipaf-International Performance Art Festival, tenutosi dal 24 al 26 giugno tra l’Accademia Albertina di Belle Arti e il Mao-Museo d’Arte Orientale di Torino. Il festival, nato da una collaborazione tra l’accademia torinese e la Facoltà di Belle Arti di Cetinje (Montenegro), conferma la propria vocazione alla ricerca e sperimentazione nelle arti performative, con un programma che ha coinvolto oltre 40 video performance e numerose azioni dal vivo.
Artisti da Italia, Grecia, Corea del Sud e India (paese ospite d’onore), hanno presentato lavori provenienti da prestigiose istituzioni, tra cui l’Asfa-Athens School of Fine Arts di Atene, il Seoul Institute of Arts, la Flu di Cetinje e la Sister Nivedita University di Kolkata. Proprio dall’India sono arrivate alcune delle performance più acclamate, dedicate alla tradizione coreutica classica (Bharata Natyam, Kathak, Odissi, Kuchipudi e Sattriya) e culminate nella cerimonia d’apertura con «An Essence from Classical India», accolta da una standing ovation.
Al Mao si è dato spazio anche alle contaminazioni con il linguaggio bollywoodiano e a opere dal forte impatto sociale. Tra queste, spicca la videoperformance «Un metro bajo tierra» dell’artista guatemalteca Regina José Galindo.
Ideato e curato dal direttore dell’Accademia Albertina Salvo Bitonti, Marko Markovic, Luigi Moio e Maja Šofranac, l’Ipaf si conferma come un festival inclusivo, multidisciplinare e transnazionale, che pone la performance art al centro del dialogo tra culture, generazioni e linguaggi del presente.
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