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«Ritratto di Maffeo Barberini», di Caravaggio (particolare)

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«Ritratto di Maffeo Barberini», di Caravaggio (particolare)

Intorno ad alcune opere di Caravaggio

La giornata di studi ospitata da Palazzo Barberini si è soffermata soprattutto sul «Ritratto di Maffeo Barberini» (già pubblicato nel 1963 da Roberto Longhi su «Paragone») e sull’«Ecce Homo» riscoperto a Madrid

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Arianna Antoniutti

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«In questo magnifico quadro avvertiamo, tutta intera, una presenza tridimensionale, inquietante perché reale, la presenza di un corpo vivo». Così Tomaso Montanari ha descritto il «Ritratto di Maffeo Barberini» dipinto da Caravaggio, fra le ventiquattro opere in mostra per «Caravaggio 2025», visibile fino al 6 luglio presso Palazzo Barberini. Mentre le porte del museo rimangono aperte fino a mezzanotte, dal giovedì alla domenica, vista la grandissima affluenza di visitatori, ieri la Sala Pietro da Cortona ha invece accolto un nutrito gruppo di specialisti, che si sono confrontati intorno ai temi suscitati dall’esposizione. Curata da Francesca Cappelletti, Maria Cristina Terzaghi e Thomas Clement Salomon, la mostra ha presentato per la prima volta al pubblico il citato «Ritratto di Maffeo Barberini», già noto agli studiosi perché pubblicato, nel 1963, da Roberto Longhi sulla rivista «Paragone». Altra rimarchevole novità riservata dalla mostra, è stata la presentazione della riscoperta tela con l’«Ecce Homo». A quest’opera e al «Ritratto di Maffeo» sono state dedicate due intere sessioni della giornata di studi, curata da Francesca Cappelletti e Maria Cristina Terzaghi.

Moderati da Alessandro Cosma, gli storici dell’arte si sono confrontati su iconografie, datazioni e problematiche attributive. Tomaso Montanari, parlando del «corpo di Maffeo», ha messo in evidenza come la mostra si sia rivelata in grado di parlare al grande pubblico e agli specialisti, offrendo a questi ultimi l’occasione per riconsiderare temi e attivare connessioni. Lo storico dell’arte ha concluso il suo intervento con l’auspicio che l’opera, ora in collezione privata, «non torni nella sua splendida riservatezza, ma possa rimanere in mano pubblica».

Sulla piena autografia del secondo «Ritratto di Maffeo» in mostra, quello di provenienza Corsini, si è espresso Gianni Papi che ha presentato alcuni confronti con dettagli di opere coeve, come gli occhi della perduta «Fillide» e le mani del «Bacco» degli Uffizi. Paola Nicita ha ripercorso la storia critica del «Ritratto di Maffeo» pubblicato da Longhi, seguendo la dispersione delle collezioni Barberini, mentre il restauratore Claudio Falcucci ha illustrato i risultati delle indagini diagnostiche effettuate sull’opera. Radiografie, riprese a ultravioletti, microcampionature, riflettografie, hanno contribuito all’accurato restauro della tela che ha rivelato, per l’esecuzione pittorica, significative somiglianze con la tecnica abitualmente utilizzata da Caravaggio.

Sull’«Ecce Homo» ritrovato a Madrid nel 2021, si è concentrato l’intervento di Keith Christiansen, che ha riletto, anche attraverso i documenti, la storia di Caravaggio dopo la fuga da Roma. La storia della riscoperta della tela, è stato invece il tema affrontato da Maria Cristina Terzaghi. «La presenza del dipinto, ha detto la studiosa, nel catalogo online di un’asta pubblica, sotto gli occhi del mondo intero, ha lasciato tutti di sorpresa. Sono stata l’unica a volare a Madrid per vedere l’opera, ma non ho mai creduto di essere stata la prima e l’unica ad aver identificato il quadro come autografo del Merisi. La qualità della pittura di questo Caravaggio millennial era ottenebrata da vernici ossidate. Il restauro effettuato da Andrea Cipriani ne ha recuperato le originali cromie, in cui sono perfettamente leggibili i “giri di pennello” caravaggeschi e le incisioni, alcune visibili a occhio nudo».

Di mostra «difficilmente replicabile» ha parlato Giuseppe Porzio, che ha offerto una rilettura del Caravaggio napoletano, soffermandosi anche, sempre per quanto concerne l’«Ecce homo», «su qualche dubbio attributivo da alcuni sollevato, dubbio che, per quanto rispettabile, non ha incrinato il consenso unanime degli studiosi». Dall’opera, ha concluso la Terzaghi «il Cristo ci guarda con sguardo mansueto e vero, che ci ha raggiunto dopo secoli di oblio».

Arianna Antoniutti, 17 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

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Intorno ad alcune opere di Caravaggio | Arianna Antoniutti

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