Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

©Rocco Carnevale, Senza titolo , polaroid, 2025

©Rocco Carnevale, Senza titolo , polaroid, 2025

Il Nuovo Umanesimo parte da Matera l’Arte che Unisce 2.0

Per la nona edizione della Rassegna Internazionale di Arte Visuale MIP – Matera International Photography APS, 24 appuntamenti cui la città fa da palcoscenico con tre importanti mostre, a giugno, nello storico Palazzo Ducale Malvinni – Malvezzi nel cuore degli antichi Rioni Sassi di Matera 

Rosalba Cignetti

Leggi i suoi articoli

In un mondo sempre più dominato da robotica e intelligenza artificiale, crisi climatica e diseguaglianze, dove l’uomo agisce spesso da remoto in condizioni di isolamento e solitudine, la volontà di ripensare l’umanità all’interno di un nuovo umanesimo diventa fondamentale. Un mondo complesso e una società iperconnessa come lo è quella globalizzata, richiedono una visione integrata del sapere che promuova il dialogo tra scienze, filosofia, arte, spiritualità e tecnologia, una conoscenza condivisa e plurale che produca soluzioni sostenibili e giuste. Una riflessione fondamentale su cui si interroga il MIP – Matera International Photography APS, con la nona Rassegna Internazionale di Arte Visuale Matera l’Arte che Unisce 2.0 attraverso il tema che muove l’edizione 2025 «Nuovo Umanesimo al tempo della transdisciplinarietà». Realizzato con la direzione artistica di Antonello Di Gennaro, il programma comprende mostre permanenti e temporanee, performance, site-specific, proiezioni, attività didattiche, lectio magistralis e workshop in varie sedi espositive diffuse nella città di Matera – Città dei Sassi, trasformata fino a gennaio 2026 in un palcoscenico culturale aperto e dinamico che ospita in tutto 24 progetti. 
Tra questi tre importanti mostre che da venerdì 6 a domenica 29 giugno occuperanno gli ambienti di Palazzo Ducale Malvinni - Malvezzi Ex Scuderie in via Muro a Matera. 

 

 


 

 

Carla Cantore Presidente MIP - Matera International Photography ©Antonello Di Gennaro

Antonello Di Gennaro_progetto ARTE ARCHITETTURA E DESGIN NEL TERRITORIO © Carla Cantore

«Signum», curata da Graziella Melania Geraci, presenta una selezione di sculture di Pietro De Scisciolo  e di Pier Francesco Mastroberti. Entrambi gli artisti si confrontano con la figura umana e con il suo simbolismo. Gesso, terracotta, tufo e bronzo sono i materiali scelti da Mastroberti per creare opere che spaziano dal figurativo all’astratto, con una predilezione per il «non finito» e per la dinamicità delle forme che riflettono un profondo legame con la tradizione culturale lucana, spesso pervase da una certa aura di spiritualità. De Scisciolo  affronta temi universali come la salvezza e la memoria, utilizzando la pietra della Maiella e il travertino rosso di Persia per creare opere che combinano tradizione e innovazione, dove si combinano elementi di critica sociale e riflessioni contemporanee sulla crisi ambientale, sociale e politica. «La materia e la forma possono assumere caratteri metaforici quando il pensiero e le idee vi si insinuano sviluppando valenze universali della condizione umana. Ma è l’arte a trasformare tale processo in un linguaggio atto alla comunicazione, così il timbro di un sentire rimane impresso nell’opera e assurge a vocabolario segnico che definisce e identifica l’equilibrio tra la dimensione irrazionale e quella di una realtà personale. Il Signum è la traccia sulla materia dell’azione e del pensiero, di una sfera intima, del percorso personale e di un immaginario visivo che si offre al condizionamento del comunicare, abbandonando le ampiezze della mente e, agendo sul tangibile, pone differenti livelli espressivi ognuno per i contenuti portati. La linea estetica delle opere in mostra appare diversificata ma contemporaneamente unita dalla sostanza con la quale gli artisti giocano, la loro traccia attiva l’osservazione visiva e sensoriale per poi condurre alla scelta e all’esperienza individuale», spiega la Geraci.

Dal progetto_UN RAPIMENTO MISTICO E SENSUALE_ Echi delle danze sufi ©Enzo Ferrari

Pietro De Scisciolo, Senza titolo, 2021 © Ivan Losapio

«Polaroid» è la mostra dell’artista Rocco Carnevale a cura di Fiorella Fiore. Qui la fotografia diventa una lente attraverso cui esplorare il modo interiore, un universo dove i ricordi danno luogo a visioni indefinite e sovrapposte. Un approccio evocativo e simbolico dove la luce, la composizione e il movimento diventano linguaggi attraverso cui esprimere emozioni, ricordi e stati d’animo. Attraverso il bianco e nero l’artista evoca ricordi, emozioni e sogni, immagini sospese nel tempo che invitano l’osservatore a un’esperienza contemplativa e introspettiva. Figure umane spesso immerse in ambienti nebbiosi o indefiniti, sembrano fluttuare tra luce e ombra, tra realtà e sogno. La luce non illumina, ma modella lo spazio emotivo, ponendo l’osservatore in sintonia con le emozioni trasmesse dall’immagine. «Il percorso narrativo in mostra è un racconto in terza persona, elaborato nel corso di circa un decennio in cui Rocco Carnevale ha fotografato per sé e per ammaestrare quelli che lui definisce i suoi demoni, attraverso un utilizzo quasi terapeutico della pratica fotografica. Lo strumento scelto per questo racconto è la Polaroid, supporto “intimista” per eccellenza nel suo essere “istantaneo” e che, date le dimensioni, invita lo spettatore ad avvicinarsi all’immagine e a soffermarsi su di essa in una visione “uno a uno” che connette fotografo, spettatore, contenuto. La cornice si trasforma quasi in una soglia sulla quale sostare per osservare, come da una finestra, la fotografia su cui lo spettatore è invitato a riflettere e riflettersi, utilizzando l’accezione del termine intesa sia come riverbero ma anche come momento di pensiero», spiega Fiorella Fiore.

Pier Francesco Mastroberti, Il Grido Cristo, 1999 © Antonello Di Gennaro

«Un rapimento mistico e sensuale» è invece l’omaggio delle fotografie di Enzo Ferrari ispirate ai brani di Franco Battiato, presentate nella mostra a cura di Raimondo Musolino. L’universo musicale di Franco Battiato, in particolare il brano omonimo, diventa il simbolo di un viaggio interiore e spirituale. Giornalista e fotografo, Ferrari ha realizzato una serie di fotografie nelle quali cerca di tradurre in immagini le emozioni e le suggestioni evocate dalla musica del cantautore siciliano. Le immagini, pur basate sulla realtà, sono caratterizzate da un forte contenuto simbolico e astratto, senza alcuna elaborazione digitale, si avvalgono dell’uso sapiente della luce e della composizione fotografica. La luce non è solo un elemento tecnico, ma un linguaggio emotivo. Le opere presentano filamenti luminosi colorati che guizzano da fondi bianchi o dal buio, creando una sensazione di movimento circolare e oscillatorio che suggerisce l’idea del tempo, creando un ponte tra fotografia e spiritualità. Temi come la luce, il movimento e la percezione del tempo sono elementi centrali anche nella musica di Battiato. «La fotografia totalmente astratta non consente di risalire con chiarezza al soggetto fotografato, così l’osservatore potrà scoprire contenuti estetici e immaginari. La fotografia di Ferrari, parzialmente astratta, in questo ambito invece lascia trasparire elementi utili a coglierne il significato surreale e metafisico e, perché no, esoterico. Le trame materiche e i colori, i contrasti e i mossi, sono accostamenti tipici dell’arte astratta e della fotografia surreale. I soggetti all’interno di queste immagini sono sapientemente composti, tanto da evocare altro rispetto alle loro geometrie. Anche in quella dove sembra di scorgere una figura umana, essa viene trasfigurata da movimenti che sviano l’osservatore e lo conducono altrove. Può succedere quindi, che l’immagine stimoli la ricerca di un significato alternativo all’evidenza, svelando così una realtà nascosta, oltre a quella rivelata. Ed è ciò che troverete in queste immagini. Non esiste più la realtà, ma una visione fantastica che confonde la razionalità», scrive il curatore Raimondo Musolino.

 

La nona rassegna internazionale di arte visuale Matera l’Arte che Unisce 2.0 attualmente in corso con la mostra «ARTE, ARCHITETTURA E DESIGN NEL TERRITORIO» di Antonello Di Gennaro a cura di Carla Cantore continuerà nei prossimi mesi con i seguenti progetti:
«L’UOMO DELLA CARTAPESTA SACRA» di Ottavio Gurrado e Antonello Di Gennaro a cura di Carla Cantore
«IL SEGRETO DEI TAROCCHI» di Pino Settanni, Giuseppe Miriello, Licia Santospirito a cura di Milena Ferrandina, 
«MUM’S SAD ANGRY CLOCK», la mostra dell’artista gallese Eli Acheson Elmassry, a cura di Graziella Melania Geraci
«ARCHIVI APERTI | ARCHIVI RITROVATI» di Franco Fontana a cura di Antonello Di Gennaro. 
«BUNKER» di Michele Giangrande a cura di Giuliana Schiavone 
 

Rosalba Cignetti, 27 maggio 2025 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

Fino al 30 giugno i fotografi under 35 possono presentare le proprie application per la terza edizione del premio: quest’anno s’intitola «Contrasti» ed è dedicato alle diseguaglianze e agli attriti che esse generano

Dopo oltre dieci anni la Società Editrice Allemandi partecipa di nuovo al grande appuntamento dedicato all’editoria con uno stand disegnato da Andrea Isola, una selezione di titoli dal suo corposo catalogo, le novità di «Il Giornale dell’Arte» e un programma di presentazioni. Il benvenuto ieri sera alle Gallerie d’Italia

Da Sotheby’s, nella Modern Day Auction del 14 maggio, un carboncino firmato dall’artista italiano nel 1896: era tra le opere sequestrate dal regime nazista, fu restituito nel 2004 agli eredi di Max Steinthal

La personale dell’artista trentino con 50 opere in 4 piani è la prima mostra del MAC che, attraverso le nuove e luminosissime vetrate, dialoga direttamente con lo spazio esterno

Il Nuovo Umanesimo parte da Matera l’Arte che Unisce 2.0 | Rosalba Cignetti

Il Nuovo Umanesimo parte da Matera l’Arte che Unisce 2.0 | Rosalba Cignetti