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Vittorio Bertello
Leggi i suoi articoliPresso il forte romano di Magnis, nel Northumberland, a ridosso del Vallo di Adriano, una squadra di archeologi ha scoperto otto paia di scarpe che misurano almeno 30 centimetri e che vanno dalla misura 47,5 alla 49,5, secondo quanto riporta un comunicato stampa pubblicato il 2 luglio dai ricercatori del sito.
Il «Progetto Magnis», che si occupa anche di studiare gli effetti del cambiamento climatico sul lavoro archeologico, ha portato alla luce 32 paia di scarpe, tra cui queste insolitamente grandi. Sono state trovate in un fossato difensivo utilizzato anche come discarica. Alcune sono state trovate in una trappola militare romana nota come «spacca caviglie»: un fossato profondo e stretto camuffato con acqua o fango. Proprio il terreno fangoso, umido e povero di ossigeno, che può essere alterato dal riscaldamento globale, è riuscito a mantenere le scarpe in buone condizioni.
Il 25% delle scarpe trovate a Magnis può essere considerato di dimensioni eccessive, ma nel vicino insediamento di Vindolanda, presso la città di Hexham, sono state trovate 5mila paia di scarpe negli ultimi 55 anni e solo quattro o cinque erano di quella misura. «Queste scarpe sono, in media, molto più grandi della maggior parte di quelle di Vindolanda. Questa nuova collezione di Magnis non è ancora stata sottoposta al processo di conservazione e, anche ammettendo un possibile restringimento massimo di un centimetro, ciò significa che queste scarpe sono comunque davvero molto grandi», spiega nel rapporto l'archeologa Elizabeth Greene della University of Western Ontario in Canada.
«Reperti organici come questo sono tra i più preziosi che si possono trovare nei nostri siti, perché catturano l’immaginazione dei visitatori e dei volontari, ma sono anche i più a rischio a causa dei cambiamenti climatici. Siamo grati per il sostegno del National Lottery Heritage Fund, reso possibile dai giocatori della National Lottery, che ha permesso la realizzazione del “Progetto Magnis”. Resta ancora molto da scoprire sulle persone che hanno vissuto a Magnis, e resta da capire l’impatto che il cambiamento climatico sta avendo su questa importantissima risorsa storica», ha spiegato alla Bbc l’archeologa Rachel Frame, direttrice del Progetto Magnis. Il cambiamento climatico, come è evidente in questo sito, influisce anche sul lavoro archeologico, inaridendo il terreno, deteriorando i materiali organici a causa della perdita di umidità e sottraendo informazioni vitali.
«Questi reperti ci ricordano che non tutte le popolazioni erano uguali, che le grandi variazioni tra i reggimenti e gli individui che hanno prestato servizio lungo il Vallo di Adriano potevano essere culturali oltre che fisiche. Senza manufatti come queste meravigliose calzature di Magna e Vindolanda, sarebbe quasi impossibile conoscere informazioni come queste. Possiamo solo gioire e meravigliarci della diversità e delle differenze di queste persone quando possiamo vederle nei dati archeologici che ora raccogliamo», ha concluso il direttore degli scavi Andrew Birley nella dichiarazione.
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