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«Proiezioni» (1965), di Hsiao Chin (particolare)

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«Proiezioni» (1965), di Hsiao Chin (particolare)

Hsiao Chin torna dove ha iniziato

La galleria Il Ponte presenta 16 opere che ripercorrono una buona parte della carriera dell’artista cinese

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Laura Lombardi

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Nella biografia di Hsiao Chin (Shanghai 1935), artista di fama internazionale scomparso nel 2023 cui la galleria Il Ponte dedica dal primo marzo al 3 maggio una mostra con 16 opere su tela e su carta (dal 1960 al 1998), Firenze è presente già al tempo del suo primo viaggio in Italia.

Nel capoluogo fiorentino espone infatti nel ’59 alla storica Galleria Numero di Fiamma Vigo, prima di trasferirsi a Milano, dove incontrerà gli spazialisti, il gruppo Azimuth e Fontana, Crippa, Manzoni, Castellani, legandosi poi in amicizia con il gallerista Giorgio Marconi, col quale avvia un lungo rapporto di collaborazione. Le esperienze italiane si sommano a quelle già maturate in Spagna subito dopo l’arrivo dalla Cina, nell’ambito dell’Informale di TàpiesSauraMillares ecc, cui si aggiungono la conoscenza del linguaggio dell’Espressionismo astratto della nascente New York School.

Nel 1961, insieme ad Antonio Calderara, fonda il movimento «Punto», al quale aderiscono membri dell’avanguardia internazionale, interessati a tradurre in pittura il trascendere della vita terrena verso quella spirituale.

Nei lavori di Hsiao Chin il gesto, rapido e mai ripreso, mai ripetuto, è un evento che definisce lo spazio e a esso conferisce senso. A ciò contribuisce la scelta dei colori, puri e decisi, stesi sulla tela senza incertezze, cromie capaci di generare forte energia.

La mostra (la seconda dedicatagli da Il Ponte dopo quella di opere su carta del 1998) è accompagnata da un testo di Michele D’Aurizio, che già nel 2023 aveva presentato Hsiao Chin in occasione della mostra «Sub» al Macte di Termoli, insieme ad artisti anch’essi provenienti da altre geografie, per sottolineare il significato differente che assumono certe forme del vocabolario dell’arte moderna e contemporanea quando ad appropriarsene sono soggetti che hanno alle spalle contesti culturali, storie e geografie politico identitarie diversi.

La superficie delle opere esposte, popolata spesso di segni sottili, quasi ideogrammi, insieme a forme geometriche, è il luogo in cui si compie un atto unico e totale, irripetibile, frutto di una profonda meditazione nutrita dalla tradizione orientale, da cui l’artista proviene, e rielaborata attraverso le sperimentazioni stilistiche occidentali che ne modificano e ampliano le possibilità di lettura nel mondo globalizzato.

«Proiezioni» (1965), di Hsiao Chin (particolare)

Laura Lombardi, 28 febbraio 2024 | © Riproduzione riservata

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Hsiao Chin torna dove ha iniziato | Laura Lombardi

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