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Nicoletta Biglietti
Leggi i suoi articoliIl mercato dell’arte fantasy prosegue nella sua ascesa. Frank Frazetta, il più influente illustratore del genere, ha appena infranto un nuovo primato: «Man-Ape», dipinto del 1966 con protagonista Conan il Barbaro, è stato venduto da Heritage Auctions a Dallas per 13,5 milioni di dollari, il prezzo più alto mai raggiunto da un’opera di fumetti o fantasy. Un risultato che spazza via il precedente record, detenuto dallo stesso Frazetta, e conferma la centralità del suo lavoro in un settore a lungo considerato marginale.
Il quadro, un olio su tela, cupo e teatrale, mostra Conan – l’eroe creato da Robert E. Howard nel 1931 e simbolo dell’heroic fantasy – impegnato in uno scontro violento: muscoli tesi, arma in pugno, un avversario travolto dal suo corpo possente e un mantello rosso che incendia la scena. Un'immagine che nel 1967 finì sulla copertina della raccolta «Conan», edizione tascabile Lancer/Ace che raccoglieva sette racconti dell’eroe. L’impatto fu enorme.
Ma dietro quel «colpo di pennello» c’è una carriera nata a Brooklyn, dove Frazetta cresce tra matite e disegni. A otto anni entra alla Brooklyn Academy of Fine Arts, dove studia per otto anni sotto Michael Falanga, artista italiano pluripremiato che ne riconosce subito il talento. La morte improvvisa di Falanga nel 1944 gli strappa il mentore e lo costringe a guadagnarsi da vivere. A sedici anni comincia a disegnare fumetti, spaziando tra western, fantasy, gialli e storici. Firma «Fritz» per fumetti di animali parlanti, rifiuta Walt Disney e collabora con EC Comics, DC Comics, Avon e con gli amici Al Williamson e Roy Krenkel. Le copertine di Buck Rogers lo portano a lavorare con Al Capp (pseudonimo di Alfred Gerald Caplin, un fumettista statunitense) su Li’l Abner, mentre produce Johnny Comet e assiste Dan Barry su Flash Gordon. Nel 1961, dopo anni a emulare Capp, il suo tratto esplode finalmente in uno stile pronto a definire un’epoca.
Ed è questo stile, intenso e teatrale, a trovare la sua massima espressione poco dopo, quando Frazetta inizia a dare vita a Conan. Raffigura così una scena tratta da Rogues in the House, dove Conan affronta Thank, un mostruoso ibrido uomo-animale. L’immagine sintetizza perfettamente il suo stile: forza bruta, atmosfera cupa e un tocco di colore che cattura lo sguardo. Le sue copertine riportano Conan in auge negli anni Sessanta e Settanta, aprendo la strada alla Marvel e al grande schermo con Arnold Schwarzenegger nel 1982.
Il successo commerciale non tarda. Nel 1964 i ritratti di Ringo Starr per Mad Magazine attirano l’attenzione di United Artists: Frazetta guadagna in un pomeriggio quanto in un anno con i poster di Ciao Pussycat. Seguono altri poster cinematografici e copertine per libri come Conan, Tarzan e John Carter di Marte, tutti caratterizzati dalla sua padronanza assoluta del chiaroscuro e dalla capacità di fondere anatomia classica e fantasia estrema. Le sue illustrazioni approdano anche sulla musica, da Molly Hatchet a Nazareth, dai Dead Elvi ai Wolfmother.
Negli anni Settanta e Ottanta il suo stile invade la cultura popolare: murales, bus decorati, immagini di maghi, streghe e guerrieri. Hollywood prova a coinvolgerlo nei film d’animazione, ma Frazetta vuole il controllo creativo: accetta solo «Fire and Ice» con Ralph Bakshi, dove gran parte della storia e dei personaggi nascono dalla sua mano. Il film delude al botteghino, incapace di rendere pienamente la potenza visiva del suo immaginario.

Frank Frazetta, «Egyptian Queen», 1969. © Frank Frazetta.
Tornato alla pittura e all’illustrazione, continua a creare copertine e poster iconici. E anche il mercato lo conferma. Nel 2019 il dipinto «Egyptian Queen» aveva fissato il record del settore a 5,4 milioni di dollari. Nel 2023 «Dark Kingdom» lo aveva superato, arrivando a 6 milioni. E ancora, a giugno di quest’anno, un disegno a china per la copertina di Buck Rogers del 1954 ha superato il milione. A settembre, nello stesso evento in cui è stato offerto «Man-Ape», anche «Queen Kong» (1977), realizzato per la rivista Eerie, ha trovato un acquirente per 1,09 milioni. Una crescita costante, che ha trasformato le opere dell’artista in beni contesi.
Il dipinto appena venduto ha anche però un valore simbolico per la famiglia dell’artista. «Siamo entusiasti di questo risultato. La cosa più gratificante è sapere quanto ne sarebbe stato orgoglioso nostro padre», ha dichiarato la figlia Holly. Da anni infatti gli eredi lavorano per conservare e diffondere il patrimonio di Frazetta, tra mostre, ristampe e nuove aste.
Un traguardo che si intreccia con una verità conclamata: l’arte fantasy ha sempre faticato a imporsi nel sistema delle belle arti. Troppo vicina al fumetto, troppo legata alla cultura popolare, troppo spesso bollata come kitsch o ridotta a cliché di «guerrieri muscolosi e donne poco vestite». Ma Frazetta ha cambiato le regole. Le sue tele hanno un peso diverso: composizioni potenti, padronanza assoluta del chiaroscuro ed energia che si avvicina alla pittura storica. Perché ciò che distingue Frazetta è proprio il connubio tra anatomia classica e fantasia tecnologica. Le figure sono scolpite «alla Michelangelo», muscolose e realistiche nel movimento, ma inserite in mondi fantastici e popolati da armi impossibili, creature inventate e scenari surreali. Ogni elemento – dall’eroe all’armamento, dai veicoli alle architetture – combina una logica visiva credibile con l’immaginazione più sfrenata, creando scene coerenti e al contempo «stra-ordinarie». Ed è questo equilibrio tra realtà anatomica e invenzione fantastica che rende le sue opere dinamiche, eleganti e convincenti.
A questo si aggiunge poi il riconoscimento istituzionale. Alcuni dei lavori di Frazetta entreranno nel Lucas Museum of Narrative Art di Los Angeles, il progetto voluto da George Lucas per celebrare l’arte narrativa, dal fumetto al cinema. Un passaggio che segna l’ingresso definitivo di Frazetta in uno spazio museale di alto profilo.
Per contestualizzare la portata del fenomeno, nel 2020 Taschen ha pubblicato «Masterpieces of Fantasy Art», volume illustrato di 532 pagine curato da Dian Hanson. Il libro racconta l’evoluzione dell’arte fantasy dalle origini fino ai contemporanei, includendo opere di Hieronymus Bosch, Gustave Moreau, Frank Frazetta, H.R. Giger e Boris Vallejo. Una testimonianza che l’arte fantasy non è un fenomeno recente, ma un linguaggio visivo antico, diffuso e capace di plasmare l’immaginario collettivo.
Ed è proprio il successo di Frazetta a dimostrare quanto quel linguaggio sia diventato mainstream, annullando il confine tra «arte alta» e cultura popolare. Perché in un mercato globale in cerca di nuovi linguaggi, le sue tele non sono più «semplici» illustrazioni: sono icone. E «Man-Ape» lo conferma. Con un prezzo da record e un impatto che va oltre l’asta, segna un nuovo capitolo nella storia dell’arte fantasy e del collezionismo contemporaneo.
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