Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image

«Vera fotografia» (1979) di Mimmo Jodice

Image

«Vera fotografia» (1979) di Mimmo Jodice

Fotografia: a che punto siamo?

A novembre, tre appuntamenti d’arte ci aiutano a fare il punto sulla situazione del mercato della fotografia in Italia

Chiara Massimello

Leggi i suoi articoli

Dal 10 al 13 novembre aprirà i battenti, al Grand Palais Éphémère,  la XXV edizione di Paris Photo, la fiera di riferimento per collezionisti, appassionati ed esperti di fotografia. Pochi giorni prima, dal 4 al 6, a Torino, nell’Oval del Lingotto, si svolgerà Artissima, che dal 1994 è l’esposizione italiana di arte contemporanea più nota e stimata anche a livello internazionale. Negli stessi giorni, a Parigi, le principali case d’asta internazionali organizzeranno vendite dedicate unicamente alla fotografia.

A Paris Photo parteciperanno 180 espositori. Dei 134 presenti nella main section, 4 saranno le gallerie italiane presenti: Alberto Damian di Treviso, Valeria Bella di Milano, Die Mauer di Prato e Spazio Nuovo di Roma. Altre due sono state ammesse nella sezione «Curiosa», dedicata agli artisti emergenti, curata quest’anno da Holly Russell (delll’UCCA Centre for Contemporary Art di Pechino): MLZ Art Dep di Trieste e Ncontemporary di Milano.

Quanto ad Artissima, invece, i fotografi italiani annunciati sono Mimmo Jodice da Vistamare, Elisa Sighicelli da Rossi&Rossi, Laura Pugno da Peola Simondi e Antonio Rovaldi da Michela Rizzo. Delle 174 gallerie presenti in fiera, solo 6 hanno anticipato all’organizzazione che esporranno opere fotografiche (Gallleriapiù di Bologna, Cosar di Dusseldorf, Prometeo di Milano e Lucca, Raffaella Cortese di Milano, The Gallery Apart di Roma e Zilberman di Istanbul), anche se certamente altre la alterneranno a dipinti, video e sculture.

Il mercato delle aste mostra una realtà ancora differente. Se le vendite delle case d’asta italiane sono in gran parte dedicate ai nostri fotografi (con stime spesso troppo basse e stampe non sempre di qualità, o non firmate), all’estero, difficilmente compare un nostro artista, e comunque mai in modo continuativo. I nomi più presenti sono Mario Giacomelli, Luigi Veronesi, Nino Migliori (con il suo «Tuffatore»), Mimmo Jodice e pochi altri, quasi mai contemporanei.

Le ragioni della fragilità del mercato della fotografia italiana sono molteplici, ma alcune sembrano più rilevanti. Per cominciare, esiste un problema reale della diversa aliquota IVA applicata alle gallerie e agli artisti: 22% per le prime e 10% per i secondi. È facile comprendere come questa disparità crei una competizione tra due soggetti che dovrebbero invece collaborare con reciproca fiducia.

In secondo luogo, il mercato internazionale oggi richiede agli artisti chiarezza, serietà e precisione nella dichiarazione delle edizioni e nei dettagli di stampa. Quando una fotografia raggiunge i record di vendita, se è una foto storica deve essere vintage (stampata dall’autore a poca distanza della sua realizzazione, e non più tardi), se ne conosce perfettamente la storia, la provenienza e l’unicità. Così è accaduto per la foto «Le Violon d’Ingres» (1924) di Man Ray che è stata battuta, quest’anno da Christie’s, per 12,4 milioni di dollari (da una stima di partenza tra i 5 e i 7 milioni): un record storico. Se l’opera è contemporanea, l’artista deve essere rigorosissimo sul numero di edizione, che possibilmente non deve essere troppo alto, e, una volta dichiarata la tiratura, non dovrebbe ripetere la numerazione in diversi formati (40x50cm – 50x60cm – 80x100cm).

Esiste un problema, mai superato, di una concezione della fotografia debole rispetto all’arte contemporanea. Quello che è successo nel passato, con la poca trasparenza di alcuni maestri, sta ancora impattando sul mercato di artisti giovani che sono invece molto rigorosi. E così, accade ancora che molti collezionisti d’arte rimproverano alla fotografia la mancanza di unicità e la sua possibilità di duplicazione, mentre nessuno oserebbe avanzare la stessa obiezione per la scultura (che resta unica fino a 9 esemplari).

A questi due fattori si unisce l’esiguità delle istituzioni dedicate alla fotografia e del supporto ai giovani artisti, ma anche a quelli meno giovani. A Torino Camera, Centro Italiano per la Fotografia e le Gallerie D’Italia (con una sede interamente dedicata all’immagine) svolgono un lavoro di promozione e divulgazione enorme, ma già Milano, la nostra metropoli più internazionale, non è riuscita a realizzare un progetto congiunto con il Mufoco, che ha riaperto i suoi spazi espositivi a Cinisello Balsamo (non lontano da Milano, ma certamente difficilmente raggiungibile da chi viene dall’estero), mentre la programmazione fotografica della Triennale si alterna alle altre discipline.. Certamente ci sono realtà anche a Firenze, Roma e nel resto d’Italia, ma se pensiamo all’investimento di Losanna nel Photo Elysée, o a quello di Londra nella Photographers’ Gallery non possiamo reggere il confronto.

In ambito internazionale, ci indebolisce anche il fatto che non sia mai esistito un vero movimento di riferimento per i nostri artisti. La nostra storia è della fotografia è scritta dai circoli fotografici sparsi per lo stivale, o da piccoli gruppi e singoli talenti, ma nessuna scuola che, come quella di Düsseldorf, ha cresciuto e promosso dietro a Bernd e Hilla Becker una serie di artisti straordinari come Thomas Ruff, Andreas Gursky e Candida Hofer.

Alle gallerie e alle fiere sul territorio è affidato il compito di scoprire, selezionare, promuovere, diffondere, esportare e finanziare gli artisti. Ed è uno di quei miracoli italiani. Appassionati visionari, o esperti coraggiosi, decidono di aprire piccoli o grandi spazi che parlano di fotografia, oppure gallerie di arte contemporanea estendono la loro programmazione ampliandone il panorama e la visione. Purtroppo però, questa moltitudine di sentieri fatica a superare i confini regionali e nazionali. Grandi talenti restano spesso relegati in secondo piano nel panorama internazionale più strutturato e supportato. Il mercato dell’arte in Italia è attivo e reattivo, ma i primi a crederci dovremmo essere noi.
 

«Bildraum S 1» (2002) di Walter Niedermayer

«Senza Titolo» di Fabrizio Bellomo, dalla serie «Ksamil» (2010). Cortesia di Galleria Indice

«Genre Painting #03» (2021) di Alessandro Calabrese. Cortesia di Galleria Indice

Chiara Massimello, 27 ottobre 2022 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

Sono ancora pochi nella Penisola i luoghi dedicati esclusivamente all’ottava arte, ma cresce il numero di musei che hanno deciso di includerla tra i loro linguaggi prediletti

Alla 14ma edizione di MIA Photo Fair Bnp Parisbas (oltre 100 espositori) un maggior numero di partecipanti dall’estero e alcune importanti «matricole» italiane

Da Wolfgang Tillmans a Richard Mosse, da Londra a Milano, ecco il calendario di tutti i più importanti eventi che nei prossimi mesi tornano per celebrare l’ottava arte

Il fotografo statunitense racconta i retroscena del suo lavoro e della mostra allestita alle Gallerie d’Italia-Torino

Fotografia: a che punto siamo? | Chiara Massimello

Fotografia: a che punto siamo? | Chiara Massimello