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Matteo Bergamini
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La galleria Martins&Montero (M&M) é una grande casa degli anni '50, nella zona di Jardins, a São Paulo. Poche settimane fa ha compiuto un anno di vita, e non sarebbe un gran traguardo se non fosse che Jacqueline Martins e Maria Montero sono state le rispettive ideatrici della galleria Martins, fondata nel 2011, e di galleria Sé, aperta nel 2014 sull'eredità dell'esperienza di Phosphorus, che dal 2011 aveva operato come spazio d'arte sperimentale e di residenza, in uno spazio del centro storico della metropoli brasiliana. Due galleriste, insomma, che hanno marcato il panorama dell'arte del Paese degli ultimi tempi e non solo, visto che nel 2020 Jacqueline Martins ha aperto anche una seconda sede a Bruxelles, in rue aux Laines, nel cuore della capitale belga, a due passi da un'altra galleria-ammiraglia che dai tropici si è espansa a nord: Mendes Wood DM.
Questo primo compleanno è anche l'occasione per tracciare un panorama non solo del presente, ma anche delle condizioni del recente passato che hanno portato a questa unione, come dalle mutazioni del mercato internazionale e brasiliano: «Siamo amiche da molti anni e le nostre conversazioni sono sempre state focalizzate sul nostro lavoro, sulle sfide dell'essere galleriste, degli incontri dell'arte, e così via. Jacqueline è sempre stata la gallerista che più ho ammirato a São Paulo e già avevamo fatto qualche progetto insieme, ai tempi di Phosphorus, rafforzando un rapporto di fiducia e confidenza», attacca Maria Montero.
Gli ultimi tempi complessi, poi, hanno giocato un ruolo fondamentale nella costruzione della nuova impresa, che ha unito sotto lo stesso tetto, chiaramente, anche il proprio roaster di artisti, da Dalton Paula (con la ex Sé di Maria Montero fin dall'inizio e oggi rappresentato anche da Lisson, ndr) a Jota Mombaça, a Lia D Castro, attualmente protagonista della bella mostra personale, «Passantes», negli spazi di rua Jamaica, sede paulistana di M&M.

Martins&Montero, vista della galleria, foto © Estúdio em Obra
«All'inizio è stato piuttosto strano pensare di unire, realmente, le nostre forze e le nostre differenze, ma la verità è che lavorare in team in questo mondo tanto solipsistico, tanto egocentrico e anche tanto maschilista, nonostante tutto, è stata probabilmente la scelta migliore. Ovviamente, prima dell'apertura del 1 aprile 2024 c'è stato un lungo periodo di gestazione, di intenderci non più solo come amiche, ma come socie», afferma Jacqueline Martins, che spiega come la pandemia abbia accelerato numerosi processi di mercato, specialmente in Brasile, Paese immenso e dalle infinite possibilità che, per questo motivo, molto spesso risulta complesso da gestire e da affrontare, sotto tutti i punti di vista.
«Il mercato brasiliano è un mercato potente, ma chiuso. Vive forti problematiche nell'internazionalizzione dei propri artisti in un panorama globale fortemente ostile ma, allo stesso tempo, riesce ad auto-alimentarsi e a sostenersi proprio a causa dell'espansione finanziaria e della cultura di consumo che il proprio Brasile vive quotidianamente. Però, partecipare attivamente al mondo dell'arte internazionale significa molto di più che fare una fiera: è essere presenti, è avere una voce. In questo Paese abbiamo un'economia creativa gigantesca, capitali che nulla hanno a che invidiare a quelli asiatici o nord-americani, ma accade che nemmeno comunichiamo con i nostri vicini, vedi l'Argentina».
Una situazione che, sotto molti punti di vista (ma non è storia di oggi) assomiglia alle nostre questioni italiane, anche rispetto alla tassazione delle opere d'arte: «Come galleristi e operatori del mondo dell'arte non abbiamo nessuna forza politica: è un settore troppo piccolo e nessuno si preoccupa di chi lavora con un'attività culturale: nemmeno compariamo nelle ricerche di mercato o nelle statistiche, mentre compaiono ad esempio i comparti dello show business inerenti ad altre arti, la musica e il cinema», continua Montero, che arriva a un altro tasto dolente che fa il pari con l'Italia: un imposto (ovvero una tassa nazionale sulla circolazione di merci e servizi, ndr) che per le opere d'arte, considerate beni di lusso, può arrivare al 43 per cento, una cifra esorbitante che, sommata alle tasse doganali e i costi di logistica diventa un numero destabilizzante. Ecco allora che il collezionista sceglie di comprare, anche in questo caso, in altre geografie dove la tassazione è decisamente più abbordabile, come ad esempio in Belgio, dove l'IVA è del 6 per cento e dove, appunto, Jacqueline Martins ha aperto cinque anni fa, nel bel mezzo della pandemia.

Lia D Castro, dalla serie Axs Nossxs Filhxs, Natureza Morta, 2021. Olio, acrilico e grafite su tela, 90 X 70 cm, foto © Edouard Fraipont
«Dovevamo inaugurare ad aprile 2020, ma siamo arrivati a ottobre. Abbiamo approfittato di questa opportunità anche per essere più vicini ai nostri collezionisti europei, incontrati in molti anni di partecipazione a Art Basel, Frieze, ARCO Madrid...A Bruxelles abbiamo aperto con Hudinílson Jr., un artista dirompente, queer, scomparso nel 2013 a poco più di 50 anni e ancora non particolarmente conosciuto fuori dal Brasile, ma che scardinava attraverso le sue composizioni pittoriche e un originalissimo lavoro con immagini trovate, fotocopie e collage, tutti i sistemi di censura e tutti i tabù legati al mondo omosessuale. Una figura carismatica, consapevole dell'importanza del proprio lavoro nonostante non avesse mai viaggiato fuori dal Paese, ma che aveva scelto volontariamente di restare ai margini, per poter produrre nella massima libertà», spiega Martins.
Hudinílson Jr., prossimamente, sarà uno dei protagonisti indiscussi della M&M, nelle cui intenzioni c'è anche la volontà di trasferire parte dell'appartamento dell'artista negli spazi al primo piano della galleria, a creare una sorta di archivio-mostra permanente, la cui documentazione è stata affidata al fotografo Mauro Restiffe.
E qui, si apre un'altra questione, quella dell'importanza di avere una galleria che possa, oltre che vendere, porsi come un luogo accogliente, di cultura, e gratuito «Poter scoprire un vasto nucleo di opere, come ad esempio quelle di Hudinílson, e magari conversare per un tempo che sia maggiore di cinque minuti: tutte possibilità che non si applicano a una fiera ma che possono accadere, invece, in una galleria. Noi pensiamo che avere uno spazio fisico che possa porsi come punto di incontro e educativo, almeno in Brasile, sia fondamentale: le gallerie qui, molto spesso, diventano spazi istituzionali e non solo luoghi di vendita», spiegano le galleriste, aggiungendo, «Nutriamo il desiderio, forse utopico, di una galleria frequentata, molto frequentata, al di là degli opening».

Lia D Castro, Passantes, vista della mostra, foto © Edouard Fraipont, Courtesy Martins&Montero
Questo secondo anno di attività, a proposito, si preannuncia ricco anche per una serie di nuove collaborazioni, per esempio con la galleria Lima di Marco Antonio Lima, di São Luis (Maranhão), mentre le fiere, almeno quelle europee, secondo le parole di Jacqueline Martins, almeno nel 2025 saranno messe un poco in stand-by proprio per focalizzarsi e concentrarsi sulle mostre in galleria, anche se oltre alle partecipazioni all'appena passata SP Arte e alla prossima Rotas Brasileiras (la quarta edizione della fiera completamente dedicata al mercato brasiliano che si svolgerà dal 27 al 31 agosto, a cura del neo-direttore del MALBA di Buenos Aires, Rodrigo Moura, ndr) è confermata anche la presenza di M&M a Paris International e, probabilmente, ad Art Basel Miami con uno stand solo show di Lia D Castro.
«Ci piacciono le fiere che ci permettono di osare un poco: stand monografici o dialoghi tra due artisti, per esempio. Io ho sempre avuto molta difficoltà, come galleria Sé, ad allestire fiere in cui era presentato un singolo lavoro per ogni artista della galleria», racconta Maria Montero, che aggiunge: «Certamente le fiere sono piattaforme commerciali, come lo è una galleria del resto, ma è altresì vero che occuparsi di arte visiva non è soltanto questo: viviamo in tempi esausti, tutti siamo completamente attanagliati dalla quotidianità; fare progetti che vadano oltre le comuni caratteristiche istituzionali è una possibilità preziosa per non perdere di vista, anche, i valori e le passioni che ci hanno portato a scegliere questa professione complessa, ma incredibile».
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