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La simulazione di spostamento di un moai «ricostruito» grazie a un movimento oscillatorio, mantenendo la statua «in piedi»

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La simulazione di spostamento di un moai «ricostruito» grazie a un movimento oscillatorio, mantenendo la statua «in piedi»

Ecco come gli abitanti di Rapa Nui spostavano i colossali Moai

Le enormi sculture in pietra vulcanica dell’Isola di Pasqua venivano mosse lungo strade progettate «ad hoc» e facendole oscillare con l’aiuto di corde e un numero relativamente ridotto di persone

Gaspare Melchiorri

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Da molto tempo un mistero apparentemente irrisolvibile si cela dietro le imponenti statue moai dell’Isola di Pasqua: come riuscirono gli antichi abitanti di Rapa Nui a spostare questi colossi di pietra, alti in media tra i 4 e i 10 metri e pesanti decine di tonnellate, senza ruote né animali da traino?

Queste grandi sculture scolpite tra il XIII e il XVI secolo dagli abitanti dell’Isola di Pasqua, nel Pacifico, rappresentavano antenati o capi tribali divinizzati e avevano lo scopo di proteggere e conferire prestigio alle comunità locali. Alcune superano le 80 tonnellate e la maggior parte presenta teste enormi con tratti stilizzati, scolpite nella cava del vulcano Rano Raraku.

Grazie a una combinazione di fisica, modellazione 3D ed esperimenti sul campo, un gruppo internazionale di ricercatori ha trovato la risposta a quel quesito impossibile: a quanto pare gli isolani li facevano davvero «camminare». L’articolo che annuncia la scoperta, pubblicato sul «Journal of Archaeological Science», è firmato da Carl Lipo, professore di antropologia alla Binghamton University (Stato di New York), e da Terry Hunt, dell’Università dell’Arizona.

Studiando quasi 1.000 moai, i due studiosi hanno ricostruito come gli antichi abitanti di Rapa Nui riuscissero a muovere le statue lungo strade accuratamente progettate «ad hoc», facendole oscillare avanti e indietro con l’aiuto di corde e di un numero sorprendentemente ridotto di persone. «Una volta che la statua si mette in movimento, non è affatto difficile farle continuare il cammino», spiega Lipo. «Le persone tirano con un braccio solo, si risparmia energia e ci si muove velocemente. La parte più complessa è farla oscillare all’inizio».

Il gruppo di ricerca ha costruito una replica di moai da 4,35 tonnellate, dotata della caratteristica forma «inclinata in avanti» e della base «a foggia di D» tipica delle statue originali. Con soltanto 18 persone, il gruppo di lavoro è riuscito a spostare la colossale scultura per 100 metri in appena 40 minuti. Simulazioni in 3D ed esperimenti fisici hanno dimostrato che questa tecnica di «marcia oscillante» «quadra» con le leggi della fisica e con le evidenze archeologiche.

In passato si era ipotizzato che le statue venissero trasportate sdraiate su slitte di legno: qui si è dimostrato che invece esse procedevano erette, dondolando da un lato all’altro lungo percorsi leggermente concavi e larghi circa 4,5 metri. «Ogni volta che spostavano una statua, costruivano anche una parte della strada», afferma Lipo. «Le strade e le statue sono legate a filo doppio: il paesaggio stesso era modellato per il movimento dei moai». 

Il modello proposto da Lipo e colleghi non solo risolve un enigma archeologico di lunga data, ma riconosce anche grande dignità allo straordinario ingegno degli abitanti di Rapa Nui. «Erano incredibilmente intelligenti», afferma Lipo. «Hanno trovato un modo per muovere oggetti enormi utilizzando solo le risorse disponibili sull’isola. È un tributo alla loro creatività e alla loro conoscenza pratica della fisica e del territorio». Per lo studioso, questa ricerca contribuisce a smontare le teorie fantasiose e infondate che spesso circondano Rapa Nui. «Si sono inventate molte storie per spiegare l’impossibile», dice. «Ma la verità è che possiamo comprendere il passato con logica scientifica, testando le ipotesi con esperimenti reali».

Gaspare Melchiorri, 15 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

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