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Davide Landoni
Leggi i suoi articoliOgni storia ha bisogno di un simbolo, che si tratti di un romanzo o di una fiera d'arte contemporanea. Così anche ad Art Basel ogni anno la prima ricerca di ogni giornalista, più che d'ogni collezionista, è volta a scoprire qual sia l'opera simbolo dell'edizione, il perno attorno a cui far ruotare ambizioni e considerazioni. Come se dal tipo di opera, e soprattutto dalla sua vendita, si potesse trarre una temperatura inequivocabile dello stato attuale dell'arte. E se ovviamente si tratta di una suggestione iperbolica e semplificatrice, è altrettanto seducente l'idea di poter condensare su una sola superficie il carico emotivo ed economico che la fiera più importante del mondo porta con sé. L'anno scorso fu un paesaggio di Kandinsky da Landau, prima un color field di Rothko da Acquavella e prima ancora un ragno di Louise Bourgeois da Hauser & Wirth. E quest'anno?
E quest'anno ritroviamo proprio quel Kandinsky, che Landau proponeva nel 2024 a 50-60 milioni e che ora, consumato da mesi in giro per fiere, dove a quanto pare ancora invenduto, ci appare come imbolsito e meno potente. Una storia già letta, insomma, e che non è finita bene. Tanto che si vocifera che forse non sia nemmeno in vendita, ma che presenzi per attirare attenzioni sullo stand. Allora procediamo oltre, dove - ironia della sorte, o espressione del solco profondo del gusto collezionistico - troviamo un'altra grande opera di Mark Rothko, presentata a sorpresa da Hauser & Wirth. Diciamo a sorpresa perché il dipinto del 1962 non compariva in nessuna preview che la galleria aveva fornito del suo stand. Un colpo di teatro che lascia intuire il valore importante del quadro.
Intitolato «No. 6/Sienna, Orange on Wine», il dipinto si sviluppa in un formato orizzontale ed è impregnato della poesia ipnotica e malinconica del pittore. Curioso il fatto che sia stato esposto per la prima volta nel 1964 proprio in Svizzera, a Basilea, nella mostra che ha introdotto l'Espressionismo Astratto nel Paese, «Bilanz Internationale Malerei seit 1950», alla Kunsthalle Basel, situata appena dall'altra parte del Reno rispetto alla Messeplat, dove è in scena la fiera. Rothko stesso definiva i suoi quadri come «drammi in cui le forme sono attori… organismi dotati di volontà e passione per l'affermazione di sé». È proprio questo dramma silenzioso, privo di narrazione ma denso di tensione, che ci avvolge di fronte a quest’opera. Le fasce di colore - un Terra di Siena intenso, un vinaccia cupo, un arancione ardente - non sono semplici campiture cromatiche, ma presenze vive che respirano nello spazio. L’arancione pare avanzare verso l’osservatore, mentre i toni più scuri si ritirano in un abisso senza fine, creando un movimento ottico sottile ma inesorabile.
Ma veniamo alla questione prezzo, che insieme alla qualità dell'opera concorre a rendere il quadro quel simbolo di Art Basel 2025 che andiamo cercando. Dal momento che Hauser & Wirth non ha rilasciato alcuna informazione sul suo valore economico, non ci rimane che ipotizzare una possibile stima. I punti di riferimento principali sono due. Il primo è la vendita recente di un lavoro per certi aspetti analogo, «Untitled (Shades of Red)», aggiudicato a 58 milioni di dollari nel 2022, da Christie's, nell'ambito della leggendaria asta della Bass Collection, poi salito a 66,8 milioni di dollari con i premi. E il secondo è l'aggiudicazione proprio di «No. 6/Sienna, Orange on Wine», che nel 2015 Sotheby's ha battuto a 15,5 milioni di dollari, saliti poi a 17,6 milioni con i premi. Anche allargando il campo di ricerca, opere di simili dimensioni e periodo (primi anni '60, 175.9 x 167.6 cm circa), non sono state vendute negli ultimi anni per meno di 30-50 milioni di dollari a seconda dei casi. E questo è il caso di un'opera rilevante, soprattutto per la Svizzera, dove fece il suo debutto in mostra e dove ora ritorna senza preavviso, forse per diventare il dipinto simbolo di questa edizione di Art Basel. Dunque, lanciamoci in una stima per il suo cartellino: 35-45 milioni di dollari.
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