© Francesca Gemmino. Courtesy Artlab Eyeland

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© Francesca Gemmino. Courtesy Artlab Eyeland

Dalle finestre ci guardano i volti dei tarantini grazie al collettivo Mentalgassi

Nella cornice di Artlab Eyeland, Il collettivo tedesco si è riappropriato della Città Vecchia grazie alla collaborazione con gli abitanti della Città Vecchia.

Attivo dai primi anni Duemila, Mentalgassi è un collettivo berlinese che usa la fotografia e la street art per creare installazioni urbane. Fino al 31 luglio, la loro opera più recente è a Taranto, in occasione dell’Artlab Eyeland, un’iniziativa di PhEST (Festival internazionale di fotografia e arte di Monopoli) e del Comune di Taranto che mira a utilizzare l’arte per favorire lo sviluppo artistico e creativo della città. La missione sociale dell’evento si sposa bene con l’approccio di Mentalgassi, i cui progetti sono il risultato di un dialogo continuo con la comunità locale. A Taranto, due workshops con i cittadini hanno dato origine a quattro installazioni en plein air, in cui i ritratti dei tarantini occupano le facciate di edifici storici abbandonati.

Abbiamo approfittato dell’occasione per chiacchierare con i tre artisti del collettivo, che preferiscono rimanere anonimi, e con Rica Cerbarano, curatrice per la fotografia dell’evento, insieme ad Arianna Rinaldo.

Rica, come mai avete deciso di invitare Mentalgassi a Taranto?
[Rica Cerbarano] Seguivo il lavoro di Mentalgassi da tempo e mi sembravano gli artisti adatti per svolgere una residenza, un laboratorio con i cittadini. Anche per loro era davvero cruciale che quello che venisse fuori fosse un progetto costruito ad hoc, sia per quanto riguarda il coinvolgimento della popolazione e dei residenti, sia per quanto riguarda la progettazione dell'installazione sulla base della morfologia del territorio urbano. È importante, nell'ottica della filosofia del progetto di Artlab Eyeland, che siano anche gli abitanti stessi della Città vecchia a riconoscere e riscoprire le potenzialità del luogo in cui vivono, in cui sono nati e che fino ad oggi non sono riusciti a vedere in una prospettiva diversa.
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L’incontro con la comunità è una parte essenziale del lavoro di Mentalgassi. Come mai?
[Mentalgassi] Per noi è davvero importante incontrare le persone che vivono dove stiamo lavorando perché ogni progetto inizia con un luogo. Arriviamo senza un’idea precisa in testa, vediamo il posto , iniziamo a incontrare le persone e a parlarci, a fotografarle. Ed è così che l’idea inizia a formarsi.

Come hanno reagito i tarantini quando li avete incontrati per creare il progetto?
[R.C.] Abbiamo avuto una risposta quasi commovente dalla comunità di Taranto. È stato bello constatare il desiderio di coinvolgere il collettivo all'interno della dinamica della città, della sua narrativa, della sua storia. I partecipanti al workshop, che avevano dai 15 ai 60 anni, erano tutti veramente desiderosi di far scoprire la città agli artisti e allo stesso tempo curiosi di imparare qualcosa di nuovo da loro.
[M.] I partecipanti ai workshop ci hanno raccontato molto della loro città. Da un lato, ci hanno parlato dell’Ilva e dell’inquinamento che provoca. Ma ci hanno anche parlato della storia della Città Vecchia, in cui molti edifici sono abbandonati. Ne abbiamo discusso a lungo e abbiamo notato che molti bellissimi edifici erano in realtà disabitati, con le finestre murate. Ed è così che è nata l'idea dell’installazione.
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Mi parlereste dell’approccio del vostro collettivo, che definite «urban entertainment» (intrattenimento urbano)?
[M.]La definizione è nata un po’ per scherzo: negli anni Duemila non sapevamo come chiamare ciò che facevamo. Street art? Non ci sembrava che l’etichetta si applicasse. E quindi, visto che ci stavamo divertendo e volevamo far divertire, abbiamo deciso di cambiare paradigma, di rimuovere il termine «arte» e affermare che quello che facciamo è intrattenimento. Anche se spesso il nostro lavoro ha un approccio politico, vogliamo portare della leggerezza, dello humour, nello spazio pubblico. Usiamo spesso la metafora del parco giochi… ci sono così tanti luoghi da esplorare, siamo sempre alla ricerca di nuove superfici e oggetti che possiamo trasformare. La nostra arte è frutto dalle conversazioni con le persone e, se parlando con la gente, sentiamo che c’è un tema particolarmente cruciale per loro, ci rendiamo conto che è importante lavorare per creare un segnale verso la direzione che crediamo sia giusta. Ma l’elemento più importante del nostro lavoro è la libertà artistica: a volte facciamo qualcosa che ha un impatto per tutti, a volte qualcosa che ci appassiona individualmente. L’essenziale è che abbia sempre luogo nello spazio pubblico.

© Courtesy Mentalgassi

© Courtesy Mentalgassi

Anna Aglietta, 04 luglio 2023 | © Riproduzione riservata

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