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Stefano Causa
Leggi i suoi articoliC’è una ragione precisa per cui la prima segnalazione di questo nuovo libro a cura di Maria Grazia Gargiulo, tra le maggiori studiose di arti applicate nello scomparto meridionale moderno, non potesse non avvenire su «Il Giornale dell’Arte» (Cronache antiquarie. Collezionismo, curiosità e vicende d’arte 1912-1942, 408 pp., Edizioni Fioranna, Napoli 2025, € 18). Una ragione stringente. Ma la diremo alla fine. Intanto continuiamo a sfogliare queste cronache d’arte e mercato nell’archetto tra le due guerre proposte da un’angolazione liminare ma, per ciò, spesso inedita. Gargiulo, che da vent’anni s’impegna affinché, anche a Napoli, non si viva e si muoia solo di Caravaggio e amici, ha selezionato oltre seicento articoli da «L’Artista Moderno», rivista quindicinale di arti applicate, che nacque a Torino nel 1901.
Gli editoriali, rigorosamente non firmati, sono attribuibili al patron della rivista torinese: il pittore e critico materano Rocco Carlucci, ingegno plurale del sottobosco italico, scomparso nel 1947. Notizie di mostre, di messe all’incanto, segnalazione di artisti, opere sparite o rivelatesi false, musei e fiere; insieme a blandi spunti polemici. Cezanne che al Louvre si innamora di Veronese e Caravaggio, i due Whistler passati in asta nel 1939 a quasi un milione, i Musei Nazionali di Francia che durante la Grande Guerra diventano a pagamento, la Cappella Sistina illuminata a luce elettrica nel 1918, la mostra d’arte italiana a Parigi chiusasi nel 1935 con oltre 200mila visitatori.
Veniamo a sapere, inoltre, che nel 1920 i musei più visitati d’Europa sono quelli inglesi (è ancora così oggi?). Insomma: quelle che nell’italiano del secolo scorso si sarebbero definite spigolature. Né mancano consigli, di schietto tramando familiare, sulla manutenzione degli arredi domestici cui oggi corrisponderebbero altrettanti tutorial in rete (come pulire oro e argento; come preservare gli oggetti di ferro dalla ruggine, come togliere le macchie d’inchiostro dalle stoffe, come bronzare una statuetta di gesso).
«L’Artista Moderno» è un ausilio essenziale per chi voglia raccontare l’arte in Italia di primo ’900, pittura scultura e arti applicate, con riproduzioni anche rarissime. Insomma: un libro miniera, se mai ce ne sia stato uno, questo nuovo di Maria Grazia Gargiulo.
Ma a questo punto il motivo per cui non potevamo passarlo sotto silenzio qui confidiamo qualcuno lo abbia indovinato: «L’Artista Moderno» è, in germe, salvo la grafica di gusto liberty, un vagito, la primissima camera di scoppio proprio de «Il Giornale dell’Arte», fondato da Umberto Allemandi nel 1983. Non ci stupiremmo se, nel chiedere lumi a Umberto stesso, tirasse in ballo Carlucci tra i prodromi della sua creatura e recuperasse qualche fascicolo spaiato di questo quindicinale di arti applicate. Nei canali della divulgazione l’informazione storico artistica in Italia (e in Europa) ha una storia tutta da ristudiare. E per la parte migliore essa si è allocata e continua ad allocarsi in piazza Emanuele Filiberto 13 a Torino.
La copertina del volume
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