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Elena Franzoia
Leggi i suoi articoliPreceduto da un intenso mese di attività speciali per i visitatori, il 27 aprile il Museo Mayer Van den Bergh di Anversa chiuderà per un ambizioso processo di restauro e riqualificazione la cui fine è prevista nel 2029. Il Consiglio dei Reggenti e la Città di Anversa, che ne sono comproprietari, hanno infatti richiesto una speciale sovvenzione governativa, grazie alla quale la Hof van Arenberg, adiacente edificio oggi di proprietà comunale che fino al 2021 ha ospitato uffici distrettuali, tornerà ad appartenere al museo ospitandone accesso e bookshop.
Acquistato dai giovani coniugi Mayer van den Bergh e ristrutturato dall’architetto Frans Bex, il palazzetto aveva costituito dal 1862 la residenza dell’abbiente famiglia, ma fu pesantemente trasformato nel 1964, quando divenne sede bancaria. Andarono così perduti la corte interna e la Grande Sala Gotica che costituiva l’accesso originario del museo privato voluto da Henriette van der Bergh per commemorare la memoria del figlio Fritz, raffinato collezionista morto 41enne in seguito a una caduta da cavallo. Fu lei infatti a decidere di erigere, accanto alla casa di famiglia, l’edificio dell’attuale museo, costruito tra 1901 e 1904 dall’architetto Joseph Hertogs e ispirato alla cinquecentesca «Adorazione dei Magi» di Jan Brueghel il Vecchio, appartenente alle collezioni di famiglia.
Firmato dagli architetti di Rotterdam Happel Cornelisse Verhoeven in collaborazione con lo studio inglese Julian Harrap, specializzato in restauro, il nuovo progetto mira a restituire il più possibile al museo, oggi diretto da Carl Depaw, il suo aspetto originario anche grazie alla documentazione fotografica d’epoca conservata negli archivi. È prevista inoltre la ridefinizione della corte interna grazie alla costruzione di un terzo edificio, destinato alle mostre temporanee e ai laboratori didattici. Nei prossimi anni, una politica di prestiti nazionali e internazionali garantirà la fruizione delle opere più importanti di una collezione che ne vanta ben 60 appartenenti alla Flemish Masterpieces List, elenco di opere considerate rare e indispensabili protette dallo Stato belga con uno speciale decreto.

Un render della corte interna del Museo Mayer Van den Bergh ad Anversa

Un render dalla rotonda del Museo Mayer Van den Bergh ad Anversa
Entro la fine del 2027 parte della Collezione Micheli di scultura, l’acquisto più complesso e costoso sostenuto da Fritz Mayer Van den Bergh, sarà in mostra a Parigi, mentre dal 20 giugno 2025 la vicina Maagdenhuis (ex orfanotrofio seicentesco per ragazze, oggi museo) ospiterà la mostra temporanea «Preferiti dal pubblico. 43 storie personali dalla collezione Mayer van den Bergh».
Figlio di un ricco uomo di affari di Colonia e della discendente di una influente famiglia di Anversa, Fritz Mayer van den Bergh (1858-1901) raccolse in soli 10 anni circa 6mila opere d’arte in cui compaiono dipinti sacri e profani, sculture, manoscritti e arazzi esposti in una suggestiva sequenza di sale che mantengono parte degli arredi e decori originali. Affascinato fin dall’infanzia da Pieter Bruegel il Vecchio, all’epoca considerato artista «grossolano», il collezionista riuscì ad aggiudicarsi nel 1894 in un’asta a Colonia, per meno di 500 franchi, il capolavoro dai significati tuttora oscuri «Margherita la Pazza (Dulle Griet)», del 1563, cui seguì nel 1899 l’acquisto, questa volta a un’asta parigina, del pannello ligneo con i tondi dei «Dodici Proverbi». Nella sua biografia di Pieter Bruegel del 2016, la storica dell’arte Leen Huet scrisse che «l’acquisto della “Dulle Griet” è stato il segnale di avvio di quegli studi su Bruegel che riempiono oggi un’intera biblioteca».
Oltre a una ventina di stampe del grande maestro, la collezione ospita anche due dipinti di Pieter Bruegel il Giovane, che copiò l'opera del padre: «Paesaggio invernale con trappola per uccelli» e «La Fuga in Egitto». Tra gli highlight del museo compaiono anche i 5 «Ritratti della famiglia Vekemans» di Cornelis de Vos (1625 ca), il «Ritratto di Meyndert Sonck con moglie, figli e bambinaia» di Jan Albertsz Rotius (1662), una straordinaria «Deposizione» quattrocentesca di Vranke van der Stockt e il cinquecentesco «Breviario Mayer van den Bergh», pagato l’allora stratosferica cifra di 35.500 franchi. Tra gli ambienti più prestigiosi figurano la sala e lo studio di Henriette, che accolgono porcellane cinesi, ceramiche di Delft, oggetti giapponesi e splendidi frammenti tessili.

Un render della facciata del Museo Mayer Van den Bergh ad Anversa
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